Incidente mortale ai cantieri Palumbo, dopo sette anni tutti assolti

Prosciolti tutti gli imputati per la morte dell’operaio  Salvatore Urzì precipitato da un ponteggio all’interno del cantiere Palumbo nel 2007, facendo un volo di circa 50 metri nel bacino di carenaggio. Stava effettuando riparazioni sulla nave Mega Express, della Corsica Ferries, in rimessaggio nei cantieri  della Zona Falcata.

A distanza di sette anni dal tragico incidente  è arrivata ieri la sentenza di assoluzione per tutti gli imputati del processo. Il giudice ha assolto Giuseppe Costa, Antonio Palumbo, Francesco Manganaro, Elio Coppola e Nunzio Di Bella, accusati di omicidio colposo. L’accusa, sostenuta in aula dal PM Sebastiano Ardita, aveva chiesto per tutti la condanna a 4 anni e mezzo.

Fondamentale un filmato che ricostruisce quanto accaduto. Antonio Palumbo: “ho sempre avuto fiducia nella Giustizia. Oggi più che mai sono vicino alla famiglia”.

Determinante per la decisione del giudice monocratico Fabio Pagana,  che ha valutato come non sussistente il fatto, un video che ha chiarito in modo incontrovertibile la dinamica di quanto accaduto: Urzì, operaio catanese, lavorava per la Delta impianti, ditta che aveva in subappalto i lavori di manutenzione sulla nave Mega Express, della CorsicaFerries, in rimessaggio nei cantieri Palumbo.

“Il filmato registrato dalle telecamere di sorveglianza posizionate nel piazzale del Cantiere- hanno sottolineato gli avvocati  Nino Favazzo e Enrico Ricevuto che hanno curato la difesa di Antonio Palumbo, imputato nel processo in quanto titolare del cantiere- ha dimostrato, in modo incontrovertibile, il rispetto da parte di Palumbo e della ditta che aveva in subappalto la realizzazione dei lavori di tutte le norme di sicurezza, dando prova della tesi sin da subito sostenuta dalla difesa”.

“Ho fiducia nella Giustizia- ha commentato Antonio Palumbo- e sono certo che questa, anche se a volte dopo un percorso lungo e tortuoso, riesca sempre a fare chiarezza arrivando ad esprimere un giudizio sereno. Questa sentenza- pone fine ad un incubo durato sette anni. Oggi più che mai, sono vicino alla famiglia del povero Salvatore Urzì come lo sono stato sin da quel drammatico 6 luglio del 2007”.

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