Si fingevano “amici di Santapaola” per tentare di estorcere denaro a imprenditore di Capo D’Orlando. Arrestati in tre

Il nome “Santapaola” come un franchising dell’estorsione. Dicevano infatti di essere emissari della famiglia mafiosa catanese, per “impressionare” le loro vittime, per farsi pagare il “pizzo”. Fino a stamattina, quando  gli agenti del Commissariato P.S. di Capo d’Orlando con la collaborazione dei colleghi della Squadra Mobile di Messina hanno eseguito l’ordinanza di misura cautelare in carcere, emessa dal GIP presso il Tribunale di Messina, dr. Salvatore Mastroeni, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica presso la DDA, dr.ssa Liliana Todaro, nei confronti di tre persone ritenute responsabili di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, ai danni di un imprenditore di Capo d’Orlando.

A finire in manette Armando Calogero Incognito di 66 anni, di Capo d’Orlando, con pregiudizi per furto, truffa e reati di falso; Paolo De Domenico Paolo, incensurato messinese di 45 anni; Vittorio Contiguglia, originario di Ucria e residente a Messina di 50 anni, con pregiudizi per rapina, associazione di tipo mafioso, omicidio, furto, estorsione e porto abusivo e detenzione armi.

A cavallo dei mesi di Settembre ed Ottobre dello scorso anno i tre arrestati si presentavano presso una ditta di Capo d’Orlando e spacciandosi per emissari ed appartenenti alla nota famiglia mafiosa catanese dei “Santapaola” minacciavano il titolare di rimborsare un “inesistente debito” che quest’ultimo avrebbe contratto in passato con altro soggetto appartenente alla predetta famiglia catanese.

Nonostante l’impreditore avesse chiaramente detto di non avere debiti con fornitori del centro etneo, i tre individui, con “atteggiamento intimidatorio e provocatorio” rimandavano la riscossione del denaro dovuto ad un successivo incontro, che effettivamente si riproponeva nei giorni a seguire.

L’attività investigativa immediatamente avviata dai poliziotti del Commissariato P.S. di Capo d’Orlando, espletata anche con l’impiego di telecamere, installate negli uffici della ditta, che ne hanno registrato gli incontri (vedi video) ha permesso in tempi rapidi di accertare la responsabilità dei tre malviventi.

Oggi, gli arrestati si trovano ristretti presso la casa circondariale di Gazzi.

 

 

 

 

 

 

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