Laudamo in città: primo incontro con Corrado Fortuna e il suo “Un giorno sarai un posto bellissimo”

“Mi sono stancato di sperare, qui bisogna fare”. È il monito di Corrado Fortuna, che ieri ha presentato il suo romanzo d’esordio alla Sala Laudamo, dialogando con il regista Annibale Pavone e Clarissa Comunale di Messinaora.it.

Attraverso le pagine di Un giorno sarai un posto bellissimo (ed. Baldini&Castoldi), dall’amicizia di Lorenzo e Arturo, nascono i dubbi e le domande sulle stragi di mafia fino alla trattativa “stato-mafia”. Avevamo già incrociato questo testo lo scorso settembre, rintracciando una certa speranza “amara”, data dalla consapevolezza di una crisi palermitana che non si è mai fermata, ma rimettendo comunque in gioco scintille di rivoluzione che, come lo stesso Fortuna scrive, si intravedono in Addio Pizzo o nell’occupazione del Teatro Garibaldi di Palermo. “Devo contraddirmi – dichiara Fortuna – mi sono stancato della speranza amara, mi sono stancato di sperare perché della speranza non ce ne facciamo nulla, è solo aria, parola aleatoria, qui bisogna fare e, ad oggi, credo che non sia stato fatto proprio nulla. La sconfitta siciliana perdura ancora. È necessaria, allora, la memoria, ricordare, per ritornare sempre su quello che è stato”.

E se il vero volto del Paese non è mai cambiato, anche se oggi mostra un maschera invecchiata ed ingrigita, un punto di (ri)partenza può essere l’insegnamento e il ruolo dei “buoni” maestri: “La figura di un insegnante è fondamentale. Per me, senza voler far retorica, fu maestro Giovanni Falcone che ho avuto la fortuna di avere come vicino di casa, l’amore, poi, lo imparai dai miei genitori. Mio padre rappresenta la figura dell’uomo di legge che credeva che se non si passano i tre gradi di appello non si può giudicare una persona colpevole, poi imparò anche da me tante altre cose. Vorrei tanto essere padre, perché in un rapporto tra padri e figlio interviene uno scambio importante”.

Rivolto al mondo teatrale e alla formazione culturale, però, dichiara: “Io oggi non voglio dispensare consigli per nessuno e fare l’insegnante di nessuno. Al teatro per prima cosa bisogna imparare a prendersi meno sul serio e a non pretendere di insegnare. Grandi maestri sono anche i libri, la cultura che conta, una cultura siciliana che oggi, ad esempio, non ritrovo nelle pagine di Camilleri, che oltretutto non tratta di mafia”.

Con Un giorno sarai un posto bellissimo si chiude un cerchio, ma se ne aprono sicuramente degli altri: “Questo romanzo, prima di essere pubblicato, è stato da me recitato come monologo. Bene, dopo averne parlato a lungo in giro, soprattutto nelle scuole, tanto da rendere noiosa a me stesso la mia voce, vorrei riportarlo in scena per intero, ma a questo progetto penserò con il dovuto tempo. Purtroppo ho una pessima considerazione della drammaturgia italiana e sono arrivato al punto di annoiarmi in uno spettacolo o di uscirne schifato per aver visto un Amleto che balla la techno. Io sono per lo spettacolo nazional-popolare, finiamola con l’elitarismo, figlio di una sinistra spocchiosa che ha solo rovinato”.

E ai ragazzi che animano i laboratori di “Laudamo in città” ha detto: “Il mestiere dell’attore non è facile: il musicista può provare gli accordi, lo scrittore a scrivere, e l’attore? Che fa? Chi intraprende questa strada oggi è consapevole che non può fare altro, ma è anche consapevole che ci saranno mesi e mesi senza poter fare nulla e, nel frattempo, le bollette si devono pagare. Come fui preso come protagonista del film My name is Tanino di Virzì? Culo! Conoscevo il fratello, Carlo Virzì, che dopo aver letto la sceneggiatura mi disse che in quella storia c’ero io, mi presentai all’ultimo provino e fui preso. In contemporane fui preso da Battiato per PERTUDoAMOR, poi, improvvisamente, dopo 11 mesi sul set, questa fortuna di colpo finì. Non avevo ancora studiato recitazione prima di allora, ho avuto anche il privilegio di cominciare molto tardi, oggi è molto più dura di prima”.

E anche se, come ha ammesso, la sua più grande vocazione è la recitazione, perché “il set e il palco sono sacri”, ha già in progetto di scrivere un secondo romanzo, proprio perché, per Corrado Fortuna, che è anche autore e regista di documentari e videoclip, non può placarsi l’urgenza di scrivere.

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it