Roghi misteriosi a Caronia: arrestato un 26enne, indagato il padre

Pezzino Giuseppe
Giuseppe Pezzino

Un arresto e un avviso di garanzia sono stati eseguiti a Caronia (Messina) per i misteriosi incendi che si sono verificati nei mesi scorsi nella frazione costiera di Canneto. All’alba i carabinieri hanno arrestato Giuseppe Pezzino,un giovane di 26 anni e notificato un avviso di garanzia al padre  Antonino Pezzino, 55 anni.
Secondo i militari  gli incendi inspiegabili che dal 2004 colpiscono la località del Messinese sarebbero opera del giovane, che avrebbe agito con la complicità del padre. Entrambi sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di incendi avvenuti nei mesi scorsi a Canneto di Caronia. Eseguite anche varie perquisizioni.

I due dovranno rispondere di diversi reati fra cui incendio, danneggiamento seguito da incendio, concorso in truffa e procurato allarme. L’arrestato nella stessa mattinata è stato condotto dalla propria abitazione ad altra fuori dal comune di Caronia, in regime di arresti domiciliari.

Con l’operazione si chiude una lunga indagine dei carabinieri che, sotto il coordinamento della Procura di Patti, hanno tentato di rivolvere il giallo degli incendi, in apparenza spontanei, ripresi di recente a Canneto di Caronia, dove gia’ a partire dal gennaio del 2004 si era assistito a inspiegabili casi di combustione.
La vicenda era stata a lungo sotto i riflettori, attirando l’interesse dei media e degli studiosi. Tra le ipotesi avanzate, c’erano anche quella di misteriosi campi magnetici e quella degli Ufo.

E proprio riportare l’attenzione mediatica sarebbe stata la volontà di Pezzino, che è stato immortalato in diversi episodi dalle telecamere nascoste dei Carabinieri che hanno deciso di perimetrare l’area con una serie di telecamere occultate in grado di fornire spunti per individuare come si sviluppassero i fenomeni.

In particolare i servizi di osservazione – integrati  da altre indagini tecniche e tradizionali – sono stati pianificati in modo da garantire l’osservazione sulle cinque abitazioni attinte dagli eventi incendiari che, dal 14 luglio del 2014 fino all’ 8 ottobre, si sono  sviluppati in abitazioni a schiera in via del Mare.

Secondo quanto verificato dalla task force dei carabinieri, sono stati  circa quaranta gli episodi episodi censiti, per i quali Pizzino, a volte da solo, altre insieme con il padre, dovrà rispondere dei reati di incendio, danneggiamento seguito da incendio, concorso in procurato allarme e concorso in tentata truffa aggravata.

Fra i casi elencati i carabinieri hanno fornito un elenco di quelli più rilevanti:

–         20.07.2014, nella cui data si registra un incendio aggravato alla mansarda dell’abitazione dei Pezzino, in cui era stato lo stesso  Giuseppe ad appiccare il fuoco a cartoni, stracci ed abbigliamento vario posti su due scrivanie in legno. Le fiamme si propagavano all’autoclave, al serbatoio in pvc ed alle travi in legno e l’incendio creavano pericolo per la pubblica incolumità (per la vicinanza della ferrovia e la presenza di altre abitazioni attigue). Nella circostanza i Carabinieri verificano che pochi attimi prima del fatto il giovane era stata l’unica persona che si era affacciata dalla finestra, guardandosi intorno con fare sospetto;

–          22.09.2014, allorquando prendeva fuoco un ombrellone da spiaggia in un garage. Nella circostanza i Carabinieri verificano che anche qui, pochi attimi prima del fatto, il giovane era l’unica persona presente;

–         24.09.2014, per il quale sia il padre che il figlio dovranno rispondere di danneggiamento seguito da incendio, avendo danneggiato un pick-up dell’Unione dei Nebrodi. In questa vicenda emerge con chiarezza che il padre ha dichiarato di aver per primo constatato l’evento insieme al cognato che, invece, non era presente; quest’ultimo, nonostante ciò, successivamente ha reso ai Carabinieri dichiarazioni che servivano verosimilmente a depistare le indagini e non far loro percepire la presenza nei luoghi dell’arrestato;

–         25.09.2014, con l’incendio ad alcuni vestiti accatastati nel sottoscala dell’abitazione di Pezzino, del quale si sarebbe reso autore solo il figlio;

–          30.09.2014, con il primo degli incendi alla Fiat Bravo dello zio di Pezzino, cui segue un ulteriore episodio il giorno 01.10.2014, di cui si sarebbe reso partecipe solo Giuseppe;

–         30.09.2014, in cui prende fuoco un sacco in plastica contenente abiti, posto sotto il capanno adiacente al gazebo di fronte all’abitazione della famiglia Pezzino, e di cui si sarebbe reso partecipe ancora il giovane;

–          30.09.2014, con l’incendio all’Alfa Romeo 147 dei cugini di PEZZINO, sempre ad opera del PEZZINO Giuseppe;

–         07.10.2014, con le fiamme che interessavano alcuni oggetti posti nella cantina della famiglia PEZZINO, in un locale sotto il livello della strada, raggiungibile attraverso una piccola stradina, episodio di cui si sarebbe reso responsabile nuovamente il PEZZINO Giuseppe.

Mimetizzato fra le vittime,  Giuseppe Pezzino aveva una copertura agevolata agli occhi degli abitanti della frazione. Una mimetizzazione che solo l’attenta attività intrapresa dai Carabinieri ha potuto smascherare. Padre e figlio, infatti, avevano un cliché ben sperimentato: ogni persona nuova che entrava nei luoghi incendiati, era accolta quasi sempre dall’altro indagato, il padre Antonio, che poi invitata a fare un giro guidato dei luoghi interessati dagli episodi. Il tutto spesso mentre il figlio si rendeva abile esecutore di eventuali azioni che, così, agli occhi degli inconsapevoli visitatori apparivano come eventi di autocombustione.

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