Ultimo appuntamento della rassegna “Atto Unico”: il debutto di “Adolphe”, risata amara e ritratto impietoso della nostra società

Decimo e ultimo appuntamento della rassegna “Atto Unico. Vite di Scena, Scene di Vita” 2014-2015 di QAProduzioni, in cartellone domenica 22 marzo al Teatro Annibale Maria di Francia, in pomeridiana alle ore 18 e in serale alle ore 21, “Adolphe. The importance of being …”, liberamente tratto da “Le prénom” di Delaporte e de la Patellière, prodotto da QA, per regia e adattamento drammaturgico firmati da Auretta Sterrantino, con musiche originali di Filippo La Marca, porta in scena Livio Bisignano, Loredana Bruno, Oreste De Pasquale, Giada Vadalà. Scene e costumi sono di Valeria Mendolia.

E rappresenta – come racconta Auretta Sterrantino – la “tappa del riso amaro”, “un ritratto efferato che mette a nudo convenzioni e falsità nel ‘fare quotidiano’ della nostra società. Una fotografia di una situazione comune che svela i difetti del nostro modo di intendere i rapporti umani, anche – o forse soprattutto – quelli con amici, parenti e affini”. La regia è tutta giocata sulla contrapposizione tra equivoco e serietà, tra gioco e beffa, tra sincerità e “parvenza”. “E’ uno spettacolo che si muove sul limite e si gioca sull’equilibrio delle parti. Questo equilibrio è totalmente precario. In realtà si tratta di un gioco al massacro, un gioco in cui noi tutti, attori e staff regia, dobbiamo essere in grado di oscillare tra la compostezza del perbenismo e la spietatezza tipica di chi si sente toccato nel profondo e scatta per difendersi. Improvvisamente il salotto de ‘l’allegra famiglia’ diventa il ring di un incontro di wrestling. E non si salva nessuno”.

“Abbiamo l’onore e l’onere di concludere la rassegna – raccontano attori e musicisti – e questo cambio di registro, dalla tragedia alla commedia amara è allo stesso tempo una sfida e un’avventura irrinunciabile. E, come sempre quando si tratta di lavorare con QA, chiuderemo con la voglia di ricominciare subito, insieme, a lavorare”.

Liberamente tratto dalla pièce conosciuta nella versione cinematografica distribuita in Italia con il titolo “Cena tra amici”, grazie a modifiche nate da riflessioni suggerite dal testo stesso della pièce originale, “Adolphe” si caratterizza per significative e originali scelte drammaturgiche.  In scena, appunto, una cena tra amici che vede coinvolti quattro personaggi legati a vario titolo da rapporti di parentela, amicizia, affinità. I sorrisi e le iniziali affettuosità sono messi a dura prova dall’episodio centrale, motore dello sviluppo drammaturgico: il nome del figlio nascituro di Vincent e Anna, che proprio durante la cena dichiara di essere in dolce attesa. Un nome, Adolphe, non gradito e la cui scelta scatena una serie di frizioni e fraintendimenti che finiranno con il tirar fuori il peggio da ciascuno dei commensali, mettendo a nudo, attraverso uno sviluppo dinamico, la cruda natura del loro rapporto, fatto di gelosie, invidie e rancori.

Un affresco che dipinge le dinamiche dei rapporti familiari, svelando falsità e compromessi e , al contempo, mostra la categoria degli intellettuali intrappolata in schemi e pregiudizi che non lasciano spazio ad alcuna elasticità di pensiero né permettono di essere veramente liberi all’interno di un meccanismo che impone sempre una maschera

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