Calcio Lega Pro, Messina-Lo Monaco: la non notizia e un futuro tutto da decifrare

Sembra che ogni storia d’amore sia destinata, in un modo o nell’altro, a spegnersi. Quella fra l’esperto dirigente Pietro Lo Monaco e l’Acr Messina è stata una storia breve, a tratti intensa, ma che di amore non ne ha conosciuto parecchio. La tiritera lunga una intera stagione è ormai una musica ben nota per le orecchie degli sportivi messinesi eppure sentir dire al patron che a giugno si disimpegnerà dalla guida della società giallorossa, per l’ennesima volta, deve fare ancora un certo effetto in città.

Il tempismo non è la più grande qualità del “presidente a termine”: siamo sinceri, abbiamo in qualche frangente pensato che l’abitudine di annunciare l’addio a fine campionato sempre a ridosso di partite davvero importanti per il cammino giallorosso, vedi la vigilia del derby dello stretto quando Lo Monaco, nel rispondere ad una precisa domanda sulla trattativa di acquisizione del Messina, rincarava la dose dichiarandosi “pentito” e aggiungendo che non rifarebbe tutto da capo, o la più recente settimana della gara da dentro o fuori col Martina Franca, poi pareggiata, in cui il massimo dirigente confermava la sua decisione ad alcune testate nazionali, fosse figlia di una qualche strategia, magari solo frutto della scaramanzia; oggi che la realtà dei fatti lascia ben poco spazio all’immaginazione, regna solo la perplessità sulla scelta di ribadire una non notizia in un momento tuttavia davvero cruciale per la travagliata stagione, appesa ad un filo che queste parole rischiano di spezzare. Come se lo spauracchio dei play out da solo non bastasse a far dormire sonni tutt’altro che tranquilli.

Un amore mai sbocciato quello con la città, accusata di non aver risposto alle aspettative del progetto iniziale, nonostante i quasi 2.000 abbonati (arrivati, ad onor del vero, per la maggior parte dopo la vittoria al Granillo in settembre); tutt’altro che un “volemose bene” i rapporti con l’amministrazione comunale, con la quale l’astio ha toccato la vetta più alta proprio questa estate a causa della gestione del San Filippo per i concerti di Vasco Rossi e Jovanotti, una tragicomica guerra di nervi e reciproche accuse che ha devastato, sportivamente parlando, la preparazione della corrente stagione. Lì, dove e quando iniziarono quasi tutti i mali del Messina. Il rapporto con la tifoseria, anche quello ormai sembra piuttosto inclinato.

Giovanni De Leo
Giovanni De Leo

Il giocattolo “Acr” si è rotto, resta da capire se irrimediabilmente o meno; i fantasmi di Milazzo svolazzano a pochi chilometri di distanza, di certo un’eventuale retrocessione della squadra tra i dilettanti comprometterebbe gravemente il futuro del calcio cittadino, mentre ben diversa sarebbe la situazione qualora la categoria venisse mantenuta sul campo. Un Messina più appetibile non sarebbe certamente un Messina più facile da gestire e di acquirenti pronti a prendere in mano le redini del progetto non sembrano essercene tanti: le difficoltà legate alla gestione degli impianti fatiscenti ed il difficile momento economico vissuto da una delle città più povere del Paese scoraggerebbero qualunque imprenditore; in questi giorni è tornato in voga il nome di Giovanni De Leo, impresario messinese di nascita ma padovano di adozione, già noto al grande pubblico per la sua avventura con il Città Di Messina che di certo non lo colloca nell’olimpo dei ricordi dei supporter bianco-scudati; l’ex numero uno del CDM al momento non si sbottona e prende tempo, augurandosi che intorno al Messina possa farsi gruppo, il pensiero di rilevare la società sembra accarezzarlo ma non più di tanto; le chiacchiere sulle cordate dell’Est Europa preferiamo lasciarle al vento, il caos Parma ci ha già insegnato tanto in questo senso.

Il futuro è tutto da scrivere ma, durante questi tre anni di alti e bassi, più volte Lo Monaco ha garantito: “Il Messina non fallirà mai”. Tenere fede agli impegni presi del resto è un “atto d’amore”, lasciar morire la propria creatura vanificando sforzi, sacrifici e successi sarebbe da idioti.

@RobertoFazio

 

 

 

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