Cattafi, il capo della mafia di Barcellona ha rischiato di essere ammazzato 2 volte dai sottoposti. Il collaboratore Siracusa irrompe nel processo d’appello. Le incongruenze delle dichiarazioni e il giallo della Smart

di Michele Schinella – Nel 1993 Carmelo D’amico aveva avuto ordine di ammazzarlo perché ritenuto autore della soffiata che aveva portato alla cattura di Nitto Santapaola. Il killer Mimmo Tramontana tra il 2000 e il 2001 lo voleva ammazzare perché lo riteneva un confidente dell’autorità giudiziaria.

Condannato a 14 anni di reclusione con l’accusa di essere il capo della mafia di Barcellona, Saro Cattafi ha rischiato di morire per mano di due degli uomini più spietati dell’organizzazione di cui era ai vertici.

Dopo il collaboratore di giustizia D’amico, che ha raccontato che Cattafi sfuggì alla morte solo perché egli non riuscì a trovare il momento propizio per eseguire l’ordine che gli diede il boss Sam Di Salvo prima che arrivasse il contrordine, è la volta di Nunziato Siracusa, 45 annni, esponente di rilievo della mafia del Longano e scudiero di Tramontana.

L’ultimo dei collaboratori, detto u cuccu, ha svelato la ferma intenzione di Tramontana non avallata, però, dai boss Sam Di Salvo e Giovanni Rao.

Come D’amico, alla vigilia dell’estate del 1993 nel corso di una mangiata in una masseria aveva saputo che Saro Cattafi era “un amico nostro”, così in un contesto analogo Siracusa, 4 anni dopo, in una stalla ha saputo che Cattafi “era un amico nostro”.

I racconti dell’ultimo collaboratore di giustizia, arrivano nel processo d’appello a carico dell’avvocato di Barcellona, arrestato nell’ambito dell’inchiesta Gotha 3 il 24 luglio del 2012.

Quando l’istruzione dibattimentale sembrava chiusa, la pubblica accusa ha chiesto al presidente della Corte d’appello che il collaboratore sia esaminato. E hanno depositato i verbali e gli accertamenti a riscontro delle sue dichiarazioni.

Tre le vicende narrate: la mangiata “illuminante”; l’intenzione di Tramontana di ucciderlo; l’accoglienza dal carcere di Gazzi riservata nel 2012 a Cattafi.

LA MANGIATA E… LA SMART

La Smart, l’auto a due posti prodotta dalla Mercedes Benz, è stata immessa in commercio per la prima volta nell’ ottobre del 1998. Ma il boss di Barcellona Sam Di salvo a bordo di questa auto si è recato in una stalla di Barcellona di contrada Carmine ad un summit di mafia a cui parteciparono i boss Pippo Gullotti, Giovanni Rao e Saro Cattafi: il fatto è avvenuto prima del 12 febbraio del 1998, quando Gullotti fu arrestato come mandante dell’omicidio del giornalista Beppe Alfano e dal carcere non è più uscito.

Chi accompagnava Sam Di Salvo ne è sicuro.

Nunziato Siracusa lo ha detto e lo ha ripetuto più volte nel corso dell’interrogatorio reso ai sostituti della Direzione distrettuale antimafia di Messina, Vito Di Giorgio e Angelo Cavallo.

“Tra il 1997/1998 ci fu una mangiata in una stalla di proprietà di Luigi Crisafulli. Questi era vicino a Sam Di Salvo ma non faceva parte dell’associazione, aveva un fratello che era della Guardia di Finanza. Io ci arrivai con Di Salvo, a bordo di una Smart grigia, l’auto ha due posti. Luigi stava già facendo la carne. Gullotti e Rao arrivarono per conto loro. Poi arrivò una macchina da cui scese Cattafi. L’auto andò via. Di Salvo di Cattafi mi disse: “E’ n’amicu nostru” ”, ha spiegato Siracusa.

 

RISCONTRI BALLERINI

I pm Di Giorgio e Cavallo hanno chiesto ai Ros dei carabinieri i riscontri alle dichiarazioni di Siracusa. La descrizione del casolare fatta da Siracusa è risultata perfettamente attendibile.

Diverso esito, invece, ha avuta un’altra richiesta dei pm: “Di Salvo in quel periodo avesse la disponibilità, anche indiretta, di un’autovettura Smart?”.

I Ros hanno risposto: “Dai controlli di polizia a carico del pregiudicato, non emerge che lo stesso negli anni negli anni 97/98, sia mia stato controllato a bordo di un’autovettura Mercedes Smart”.

Ma che Sam Di Salvo non potesse viaggiare a bordo di una Smart è dato rinvenibile ad esempio su Wikipedia: “ …. La produzione viene allora interrotta e il lancio, previsto per il marzo 1998, viene posticipato ad ottobre dello stesso anno”.

Non solo, incrociando i periodi di reclusione dei partecipanti alla mangiata è emerso che – come scrivono i Ros – “detto incontro si è potuto tenere solo tra il 3 novembre del 1997 e il 9 febbraio del 1998, periodo in cui  Nunziato Siracusa era agli arresti domiciliari”.

Dunque, quest’ultimo ha potuto incontrare Gullotti, Rao, Di Salvo e Caffafi, solo violando la misura cautelare: circostanza questa a cui non ha fatto alcun cenno nel corso dell’interrogatorio.

CATTAFI CAPO MAFIA E CONFIDENTE

“Intorno al 2000, ero imputato insieme a Tramontano nel processo per l’estorsione a Palano. Tramontano andava spesso in escandescenza. Il processo fu caratterizzato da molte tensioni. Il pm era Olindo Canali. Tramontano vide più volte Cattafi parlare con Canali durante le pause. Era convinto fosse un confidente. “L’amu mazzari a chistu cà, l’amu mazzari”, mi ripetè più volte. Tramontano era uno che poteva decidere di ammazzare una persona, però io ci dicia: “Ciù dicisti a Barcellona?”.

Tramontano un giorno mi disse: “Ciu vo’ dire pi favuri a Rao chi l’avi a mazzari?”. Io lo chiesi prima a Sam di Salvo che osservò: “E’ n’amicu…. e poi sunnu cumpari cu Pippu (Gullotti, ndr)”. Ma mi disse parlane con mio fratello Rao. Rao rispose: “Lassa stari, levici manu, cià diri mi ci leva mani”. “.

Siracusa ha spiegato che in genere quando Tramontano e lui decidevano di fare un omicidio Rao e Di Salvo rispondevano: “Se lo ritenete opportuno … se è necessario …”. Mentre in questo caso le cose erano andate diversamente. “Ah, ndamu a teniri u cunfidenti intra”, commentò Tramontana (ammazzato a giugno del 2011, ndr). Tramontana era convinto fosse un confidente e basta, non mi disse mai che era un componente dell’organizzazione”, ha precisato U Cuccu.

L’ACCOGLIENZA… AL FRESCO

“Quando Cattafi entrò in carcere a luglio 2012 fu messo nella stanza al primo piano nella sezione camerotti con Gaetano Chiofalo: poiché quest’ultimo aveva avuto sempre problemi di convivenza, era nella sezione destinata ai palermitani. Gli associati Mariano Foti e Nicola Cannone, esponente quest’ultimo della mafia degli anni 90, erano in una cella al piano di sopra, riservata ai barcellonesi. Quando io arrivai dal carcere di Larino chiesi a Cannone: “Comu mai non vu nchianastivu supra?”. Cannone mi rispose: “Si è voluto stare sotto così non dà nell’occhio. Essendo che poi lo mettono associato a noi a tutti i barcellonesi, perché i barcellonesi eravamo tutti su”, ha narrato Siracusa.

Su richiesta dei due sostituti, i Ros hanno riscontrato positivamente l’ubicazione di cella e i vari spostamenti all’interno del carcere di Gazzi e tra le carceri descritti da Siracusa. (www.micheleschinella.it)

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