Serie A: psicodramma Napoli, la Lazio vola in Champions. Carletto e la signorina Silvani, funziona così…

Il terzo posto è della Lazio, mentre il Napoli – scivolato addirittura in quinta posizione – prenderà parte alla prossima edizione dell’Europa League. Questo l’ultimo verdetto emesso dalla Serie A 2014-15. Gli azzurri, nello scontro diretto tra le mura amiche, avevano un solo risultato a disposizione, la vittoria, invece si sono imposti i biancocelesti per 4-2.

Raccontata così, in maniera schematica, l’impareggiabile escalation di emozioni non traspare. Sì, perché la notte del San Paolo entra di diritto tra le più palpitanti degli ultimi anni, la speranza è che non si siano registrati arresti cardiaci multipli lungo il tratto dell’A1 che collega il Vesuvio al Cupolone.

Proviamo a sintetizzarla diversamente.

Parolo, Candreva: 2-0 Lazio alla fine del primo tempo. Napoli “tragediata”.

Higuain accorcia le distanze al 55′, poco dopo il già citato Parolo si fa espellere. Mancano 28 minuti più recupero al termine, il pubblico ci crede, salgono i decibel a Fuorigrotta. El Pipita va di nuovo a bersaglio, regalando il pareggio ai campani: bolgia vera, i giocatori in campo non riescono a comunicare, tale è il frastuono.

Rocchi mostra il rosso anche a Ghoulam, sempre per doppia ammonizione. Parità numerica ristabilita: romani che respirano, napoletani di nuovo in sofferenza.

Fino al minuto 76, quando ancora Higuain ha l’opportunità di entrare – una volta per tutte – nella storia del calcio partenopeo.

Sul suo destro il rigore del possibile 3-2, l’uomo simbolo ha l’opportunità più ghiotta per coronare una rimonta epica nel match che vale la stagione. Come nei cartoni animati. Stadio ammutolito, apnea assoluta, secondi interminabili. Andatura caracollante, Gonzalo avvia la rincorsa e calcia, in curva. L’uomo simbolo tradisce sul più bello.

Sprofondo azzurro, De Laurentiis non ci crede, Benitez neppure, tutti strabuzzano gli occhi. Sì, è tutto vero. Manca ancora un quarto d’ora abbondante, ma il segno del destino è inequivocabile, Onazi e Klose lo confermano: psicodramma Napoli, estasi Lazio.

I sentimenti più contrastanti racchiusi nello spazio di 35 minuti più l’extra time di un secondo tempo (non) come tanti, Rafa non riesce a lasciare in dote la Champions, e la consequenziale vagonata di milioni, prima di tornare nella nativa Madrid dalla porta principale. Stefano (Pioli) gode, soprattutto raccoglie i frutti di un lavoro certosino e professionale. Conoscendo la passione con la quale nella città della pizza viene seguita la squadra, serviranno chili di sfogliatelle e diverse settimane per addolcire l’amarezza generata dall’ultima pagina di un’annata, a questo punto, totalmente fallimentare. Giù il sipario.

Insieme a Fiorentina (netto 3-0 al Chievo) e Napoli, in Europa League andrà la Sampdoria, sempre se il ricorso del Genoa avverso la mancata concessione della Licenza Uefa non verrà accolto, ad oggi sembra questo l’orientamento.

I blucerchiati, nell’ultimo impegno, non sono andati oltre il 2-2 a Marassi contro il Parma: quanto basta per chiudere settimi, con una lunghezza di vantaggio sull’Inter del co-capocannoniere Mauro Icardi, che con la doppietta realizzata nel 4-3 rifilato all’Empoli ha raggiunto in vetta alla classifica marcatori, a quota 22 gol, l’eterno Luca Toni, laureatosi con  l’ultimo sigillo apposto al cospetto dello spodestato Carlos Tevez in Verona-Juve, anticipo del sabato pomeriggio conclusosi sul 2-2.

Per quanto riguarda le altre, ininfluenti, partite, il festival del gol casalingo è stato completato da Cagliari (4-3 all’Udinese), Sassuolo (3-1 al Genoa) e Torino (5-0 al Cesena).

Male la Roma, fattasi uccellare dal Palermo a fil di sirena ma già appagata dalla piazza d’onore, conquistata aritmeticamente nel derby.

Rudi Garcia non sta passando ore tranquille: il condottiero transalpino, mostratosi esageratamente tronfio per tutto il girone d’andata, ha progressivamente mutato atteggiamento, toccando l’apice nella conferenza di ieri, nel corso della quale ha parlato di “gap incolmabile, anzi destinato ad aumentare, con la Juve”. Parole che non sono piaciute all’ambiente, tantomeno alla società che infatti per bocca del ds Sabatini stasera lo ha bacchettato pubblicamente…

Chi invece ha finito bene, vincendo a Bergamo sulle ali del grande ex Bonaventura, è Pippo Inzaghi, cui il Milan ha dato fiducia nel periodo di crisi più acuta (sbagliando, anche col senno di prima), consentendogli di completare la sua prima stagione da allenatore vero. Il tecnico rossonero, ufficialmente delegittimato dal lungo blitz madrileno di Adriano Galliani, dovrà far tesoro dell’esperienza accumulata, nella speranza di trovare subito una nuova squadra nella massima serie.

Mercoledì conosceremo la risposta di Carlo Ancelotti, scontata a parer di quelli che bollano il lungo corteggiamento come una mera manovra elettorale berlusconiana. Scenario non condiviso da chi scrive perché c’è un limite a tutto: il Milan sembra realmente intenzionato a rilanciarsi. A proposito, scaricare Carletto per Benitez, caro Florentino da Madrid, è un po’ come preferire – la pur brava – Anna Mazzamauro (celeberrima sig.na Silvani di tutti i “Fantozzi”) a Edwige Fenech, volendo reinterpretare l’avvicendamento sulla Real panchina in chiave cine-amarcord in salsa trash, che tale non è. La storia che annualmente occorre vincere almeno un trofeo per mantenere il posto al Bernabeu, in questo caso, non regge affatto.

Ad ogni modo, è finita: la Serie A va in vacanza e ci saluta con le ben 47 reti messe a segno nel 38° turno, roba da Procura di Cremona.

Tanti gli addii consumatisi sui manti erbosi in questo weekend, ora la parola passa al calciomercato, il valzer delle panchine sta per scatenarsi. E qualcuno, fra una settimana, proverà a riscrivere la storia in quel di Berlino. Compito più che improbo per la Juventus, il Barça ha l’attacco più forte di sempre. Sognare, però, non costa nulla: questo il refrain a tinte bianconere in vista dell’appuntamento più intrigante degli ultimi 12 anni.

@JodyColletti

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