Serie A. Roma e Napoli, che disastro: ora la Champions è a forte rischio. Super Lazio, mini Pippo

Spettacolo puro. Bastano 14 lettere per esternare la sensazione provata nell’analizzare la graduatoria di Serie A al termine della ventisettesima giornata.

Il campionato a parte disputato dalla Juve ormai non interessa più, dal prossimo appuntamento ne parleremo il minimo indispensabile: i 14 punti di vantaggio (15, considerati gli scontri diretti) sulla Roma hanno già azionato il countdown, si aspetta solo il conforto della matematica per sancire ufficialmente la vittoria del quarto scudetto consecutivo da parte dei bianconeri. La capolista, con il minimo sforzo, ha fatto bottino pieno a Palermo capitalizzando una prodezza di Alvaro Morata. Un buon viatico in vista della decisiva trasferta da dentro o fuori sul campo del Borussia Dortmund, da affrontare senza l’infortunato Andrea Pirlo.

L’incipit di questa analisi si riferisce all’altro campionato, quello per le due posizioni successive che valgono la partecipazione all’edizione 2015-16 della Champions League. Le avvisaglie c’erano già state, ne avevamo parlato a lungo anche in questa sede, ma sinceramente mettere in dubbio la qualificazione di Roma e Napoli fino a poco tempo fa appariva complicato. Invece oggi troviamo la Lazio terza, a un misero punticino dagli odiati cugini, i partenopei quarti a meno 3 e persino incalzati da Fiorentina e Samp, distanti solo una lunghezza dagli uomini di Benitez.

Un vero e proprio terremoto, originato dai risultati dei tre posticipi di lunedì 16 marzo.

Totti e compagni sono stati piegati a domicilio dalla Doria, che ha sbancato l’Olimpico per effetto delle reti realizzate nella ripresa da De Silvestri e Muriel.

L’involuzione della Lupa ha dello spaventoso, 11 punti nelle ultime 10 partite: fossimo in Garcia non rilasceremmo più interviste fino a data da destinarsi. Aveva parlato di tricolore con toni altezzosi e i fatti lo hanno ben presto sconfessato; si immagina alla guida della squadra che debutterà nel nuovo stadio fra un paio di stagioni… ma con un trend simile neanche come ospite in incognito potrebbe ammirare l’impianto. Rudi, il silenzio è d’oro, al cospetto di cotanto nulla è inutile snocciolare frasi fatte relative ad assenze e sfortuna sotto porta. Specie perché il saldo passivo degli ultimi 12 mesi di mercato – eventuali riscatti compresi – sfonda il muro dei 100 milioni di euro. Una cifra spaventosa per gli attuali standard del nostro calcio.

Capitolo Napoli. Al di là della nuova situazione di classifica, cui abbiamo già accennato, la debacle di Verona, figlia non solo dell’epico Luca Toni ma anche delle cervellotiche scelte del partente Rafa, apre scenari inquietanti alle falde del Vesuvio. Ove gli azzurri restassero fuori dalle prime tre, potrebbe scatenarsi un effetto domino devastante. Ad esempio, per dirne una, non è facile ipotizzare che un atleta del calibro di Gonzalo Higuain possa rinunciare alla Champions a cuor leggero.

La Fiorentina, dal suo canto, ha somministrato in coda l’ultimo veleno al povero Inzaghi. Dopo aver espresso il proprio malumore per le voci autorevoli che hanno accostato Sarri al Milan in vista della prossima stagione, il tecnico rossonero pregustava già l’intervista del riscatto a petto in fuori: fino all’83’ stava espugnando l’Artemio Franchi, ma non aveva ancora fatto i conti con gli osti latineggianti. Le zuccate di Gonzalo Rodriguez e Joaquin hanno assestato un altro colpo ferale alle ambizioni dell’ex Super Pippo dall’entusiasmo travolgente, oggi versione mini, mestissimo allenatore bruciatosi troppo precocemente.

Fondamentale il successo esterno conseguito dalla Lazio ai danni di un Torino in formazione ampiamente rimaneggiata, evidentemente Ventura crede nell’impresa contro lo Zenit San Pietroburgo, tenendo presente che per centrare la qualificazione ai quarti di Europa League occorrerà ribaltare il 2-0 subito in Russia.

Gli splendidi biancocelesti si sono imposti con il più classico dei risultati: mattatore – neanche a dirlo – quel Felipe Anderson che quest’anno si sta consacrando nell’Olimpo dei top player. E il secondo posto, ormai ad un tiro di schioppo, sarebbe il giusto premio al lavoro di Stefano Pioli.

Pesantissimo il blitz salvezza del Chievo, la doppietta di Alberto Paloschi a Marassi contro il Genoa ha scavato un solco profondissimo: il margine di 8 punti consente adesso ai clivensi di dormire tra due guanciali, la lotta per non retrocedere sembra definitivamente limitata ad Atalanta, Cagliari e Cesena. Due di queste faranno compagnia al derelitto Parma, tramortito dal Sassuolo dell’ex Nicola Sansone.

Gli orobici, opposti all’Udinese, non sono andati oltre un noiosissimo 0-0 tra le mura amiche. Reja procede a piccoli passi, vedremo se questa politica pagherà. Generalmente un avvicendamento in panchina comporta un cambio di marcia, quanto meno dal punto di vista dell’intensità delle prestazioni, a Bergamo finora nessuna traccia in tal senso. Non ha fatto meglio il Cagliari, l’atto II di Zdenek Zeman è iniziato con una beffa. I sardi hanno accarezzato a lungo l’idea della vittoria, sarebbero stati 3 punti fondamentali, ma al minuto 93 un guizzo di Vecino ha frantumato le speranze dei rossoblu, raggiunti adesso a quota 21 dal gagliardo Cesena, e contestualmente fortificato ulteriormente le chance di permanenza del brillante Empoli.

Ecco, se oggi dovessimo investire un cippino sulla vincitrice della corsa a tre, punteremmo proprio sulla compagine romagnola. Non era facile uscire da San Siro con un pareggio prezioso, dopo che l’Inter aveva riequilibrato la contesa grazie a Palacio, la cui ritrovata vena realizzativa (3 gol in 6 giorni dopo mesi di stitichezza) ha rappresentato per i nerazzurri l’unica nota lieta dell’ennesima notte da incompiuta. Il Cesena ci è riuscito, senza rubare alcunché: le quotazioni dei ragazzi di Mimmo Di Carlo nel borsino salvezza sono in deciso rialzo.

@JodyColletti 

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