Parte Forte Teatro: “In fondo agli occhi” la malattia è dentro di noi

È la stagione teatrale “necessaria” quella che si è aperta ieri al Forte San Jachiddu e che riapre i battenti dopo quattro anni di silenzio. Un’afasia che, finalmente, si interrompe proponendo al pubblico il grande regista Cesar Brie, con lo spettacolo In fondo agli occhi, di e con Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari.

Nonostante i quasi quaranta minuti di attesa prima dell’inizio, la piece ha ampiamente soddisfatto le aspettative, con una platea che ha goduto a pieno di uno spettacolo ironico e delicato allo stesso tempo. Tiresia, omonimo del celebre indovino cieco della mitologia greca, è socio ed amante di Italia, donna delusa dalla vita e proprietaria di un bar sull’orlo del fallimento. In fondo alla loro relazione esistono rimorsi, affanni e affetto smisurato che parte dalla constatazione non di un deficit, ma di una modalità d’essere: Tiresia è cieco e la sua incapacità di vedere, che è mostrata anche con mordace ironia e senza commiserazione, lo rende un uomo capace di sentire e tradurre sensazioni ed emozioni che spesso sfuggono a chi vede la vita a colori.

E se il problema della cecità affronta in maniera intelligente la frontiera del pregiudizio ed il fatto che tendiamo a confondere la sfera del prendersi cura dell’altro come un atto di pietà, un secondo livello di In fondo agli occhi è rivolto alla cecità nei confronti dei drammi politici e sociali che dilaniano l’Italia. Non a caso la protagonista femminile, interpretata da Gabriella Casolari, porta il nome della nostra nazione: è una donna stanca, arida, rabbiosa, indecisa e fragile, proprietaria di un luogo, il suo bar, ormai deserto, isolato, silenzioso. Personificazione di un territorio assurdo, incompreso e disonesto, Italia, offrendo una carrellata dei suoi precedenti soliti clienti, descrive il fallimento degli italiani: un resa incondizionata, che ci ha portati al fondo, ad un baratro inimmaginabile.

L’Italia lamentosa ed evasiva, che attraversa l’epoca dello stare “in rete col pianeta e da soli col pc” è la terra da cui fuggire, da cui diventa necessario l’allontanamento da una schiavitù di cui a volte neanche ci rendiamo conto.

Di questo sicuramente siamo malati: “In fondo agli occhi” esiste quella malattia che non è nelle cose che ci circondano, ma nel veleno che coviamo dentro e riserviamo come male agli altri.

Un terzo livello di lettura, questa volta più lento, dello spettacolo di Berardi e Casolari, cerca, a tentoni, di trovare una strada maestra, una soluzione, un’alternativa ad un mondo triste e malconcio: mafia, ricchezza, disillusione nella nuova generazione sembrano confermare la negatività del mondo. Eppure una lucciola esiste: l’amore come astro nascente, barlume di vita, indispensabile, necessario, accecante, unico è l’ancora di salvezza, la spiaggia all’orizzonte, la rotta da seguire. Non commiserazione, ma rispetto e dedizione per la persona che abbiamo scelto e che ci lega con il suo corpo, la sua anima, il suo profumo.

 

Prossimo appuntamento lunedì 13 luglio alle 21 con In veste di rosa, regia di Domenico Cucinotta (Teatro dei Naviganti), testi di Domenico Cucinotta e Pippo Venuto (Compagnia della Fortezza).

(Clarissa Comunale)

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