Via Accorinti…e dopo?

Mentre noi lavoravamo per migliorare la fruizione del nostro sito (anzi diteci cosa ne pensate) il dibattito cittadino si è spostato sulla concreta possibilità di mandare a casa Accorinti e tornare alle urne. Notizie che giungevano a chi scrive, mentre si trovava in città dove il vivere quotidiano pare essere la cosa più semplice del mondo. Centri urbani pedonalizzati, negozi che fanno orario unico e staccano alle 19, qualsiasi ticket da acquistare direttamente sul mezzo pubblico, autisti che appena sali dicono “buongiorno”, biciclette elettriche comunali, servizi di raccolta dei rifiuti efficientissimi.

Quando i messinesi hanno votato Accorinti, la possibilità, ovvero l’impegno affinchè si raggiungessero modelli virtuosi di vivibilità, è apparsa concreta. E di fatto, ancora lo è.

Va bene, sfiduciamo Accorinti (che di colpe, certo, ne ha), cacciamolo. Ma dopo? Esistono a Messina alternative proponibili? Non crediamo. Ritornare all’antico,  ai sindaci che hanno sgovernato la città per decenni, agli antichi centri di potere, di sottogoverno e di corruzione?

Riorganizzare e far ripartire meccanismi impolverati da decenni di allegre gestioni non è semplice. Chiedere ai cittadini di modificare l’atteggiamento verso l’amministrazione pubblica spesso intesa solo come un’entità a cui chiedere “favori”, facendo scoprire che richiedere documenti, accessi, servizi è semplicemente un diritto di chi paga le tasse, è stata la sfida più importante. Quella che certo ha creato malumori e innescato quel clima di sfiducia a cui oggi si fa grancassa.

Eppure in questi due anni accorintiani, al netto di scivoloni politici e di una cattiva gestione della comunicazione, il cambiamento non appare evidente perchè all’imbelletto è stato preferito il lavoro dietro le quinte.  La riorganizzazione dei trasporti pubblici, la raccolta differenziata, il piano di riequilibrio, l’ente teatro che unico in Sicilia ha approvato il bilancio preventivo 2015, la riorganizzazione degli uffici comunali, il nuovo assessore ai servizi sociali. La volontà di creare ponti con altre amministrazioni, di usare le risorse economiche creando opportunità anche per i più giovani (pensiamo a Young at Work, o la riuscitissima #distrart). Una immagine esportabile fuori da Messina, che in molti in Italia ci invidiano.

Ci sembra che il cambiamento “dal basso” ci sia stato ed è tuttora in corso. Basti pensare che l’attività dell’amministrazione è ormai il primo interesse dei cittadini di ogni ordine sociale, uomini e donne che, seppur nella lamentela che già Vittorini documentava come una caratteristica identitaria del popolo messinese, sono attivi nel documentare ciò che ai propri occhi rende invivibile il territorio.

Buoni a nulla o capaci di tutto? Restano queste le uniche categorie a cui riferirsi? Crediamo di no. Crediamo anche che il meglio possa ancora arrivare, e che non ci siano al momento alternative politiche, se non un effetto “sfiducia” che trova basi su scontri ideologici e non strettamente amministrativi. Un segnale che però Accorinti stavolta non può sottovalutare, perchè è frutto di una richiesta di dialogo con chi, in questi anni, è stato spesso solo coinvolto a parole in quella “partecipazione” sbandierata. E l’esito di alcune esperienze di professionisti che hanno lasciato Palazzo Zanca dopo aver lavorato come esperti (vedi Luciano Marabello), o gli scontri interni ai movimenti che sostengono il sindaco, indicano che serve da parte di questa amministrazione una visione politica “più bassa”, una umiltà che faccia i conti con la realtà. Altrimenti il rischio di restare velleitari sarà il più grande errore commesso. (@Pal.Ma)

 

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