Messinesità #adminchiam – Messin….tuta, Golf 2.0 e Craxi

di Simone Bertuccio – Che sia un’amministrazione, quest’ultima, a cui piaccia molto il tenersi in forma lo possiamo dedurre dallo stesso Sindaco. Renato Accorinti insieme alla sua bicicletta è stato il simbolo di tutto ciò e non c’è assolutamente bisogno di meravigliarsi. Dovremmo eventualmente stupirci se da un momento all’altro girasse con una Golf duemila Turbo prodotta con la centralina truccata per mentire sulle emissioni di CO2. Centralina truccata appositamente, s’intende. Io mi stupirei in questo caso. Oppure mi stupirei se girasse per la città indossando Hogan o Nero Giardini. Suvvia, ma che ce ne frega di queste cose? Stiamo ancora qui a sindacare sul giudizio di una persona, rappresentante il primo cittadino, da ciò che indossa? Sì. Purtroppo stiamo ancora qui a sindacare.

Vi ricordate i Sanculotti? Erano coloro che non portavano le culottes, pantaloni che indossavano invece gli alti borghesi e i nobili. Venivano definiti così perché loro stessi amavano diversificarsi, rompere un po’ con gli schemi e con i dogmi dell’Ancien Régime. Tuttavia è inutile dire che nella politica, ancor più che in tantissime altre situazioni, l’abito fa il monaco.

Come sempre azzardo a fare un giro un po’ largo per arrivare all’argomento di oggi.

“Messin….tuta”.

Se n’è parlato in lungo e in largo. Giusto che se ne sia parlato. Divertente il come se ne sia parlato. A mio avviso seccante è stato il fatto che, per alcuni giorni, sia stato l’unico argomento di cui si sia parlato.

Il neo assessore Pino su stadi, approdi e treniSi sta parlando di una circolare, quella firmata dall’Assessore alle Politiche dello Sport, Sebastiano Pino, con cui veniva semplicemente convocata tutta la giunta comunale per una riunione in cui si sarebbe affrontato il progetto riguardante una Messina fatta di tute e scarpe (scarpette, così viene riportato sulla circolare) da ginnastica. È un’iniziativa. Nulla di più. Fatta per un buon fine, per carità. Lo stesso Assessore, rispondendo a quanti si siano lanciati verso giudizi e battute circa questo foglietto fotografato che riprendeva l’invito nella circolare, ha affermato che «L’idea nasce da un profondo dibattito che investe da anni il mondo sportivo e scientifico sulla necessità, ormai non più rinviabile, di intervenire nella prevenzione per combattere i tassi di obesità in fortissima crescita sia nei nostri bambini che negli adulti. Combattere la sedentarietà e convincere a praticare attività sportive rappresenta un cambio culturale ed una scommessa che questo assessorato vuole intraprendere». Cioè, è una cosa nobile e non credo che su questo ci sia nulla da dire. È ovvio che, per qualunque amministrazione, ogni elemento può essere utile per far iniziare una discussione che poi, mai come questi tempi, rimbalza velocemente sui social. Io dico sempre che per tutto bisogna contestualizzare, prendere tutto con le pinze. Ci sta che, a differenza di quanto abbia sostenuto l’Assessore Pino, si esprimano giudizi senza conoscere a pieno la natura di tali iniziative, per quanto nobili.

«È il Football», avrebbe detto Al Pacino durante il discorso fatto ai suoi giocatori nel film “Ogni maledetta domenica”. È così. È il sacrificio a cui bisogna prestarsi se si vuol fare parte della partita. Che vi piaccia o no. Queste sono le regole e non meravigliamoci se si parlerà di un qualcosa che probabilmente vale meno della partecipazione de “Il Volo” al Festival di Sanremo nell’ultima puntata di ieri sera. Ogni occasione è buona per far partire un mood che ormai sui social riecheggia meglio di un “Ehi” urlato all’interno delle Orecchio di Dionisio.

Però. C’è un però. Perché siamo tutti liberi di dire quello che pensiamo, sempre ed è anche vero che, parafrasando un pezzo di un brano della band “Lo Stato Sociale”, morirei affinché ognuno possa dire la sua cavolata. Il Però non si trova nella libertà di espressione e di pensiero ma nella coerenza.

Perché accetto tutto. Accetto la disinformazione – fino a che punto devo capirlo –, accetto la superficialità, accetto la ripetitività, anche la negligenza nell’affrontare determinati argomenti – aspetti che un tempo credevo venissero presumibilmente messi in atto in politica consapevolmente ma rispetto cui mi sono accorto non essere così – ma l’incoerenza a me proprio non va giù.

Io capisco che un qualunque essere umano possa cambiare idea, anche a distanza di anni. L’ha fatto Lindo Ferretti perché non può farlo un esponente politico.

Vi ricordate lo scandalo dei gettoni di presenza? L’assenteismo alle commissioni? Bene. So per certo che lo ricordate, poco. Ci furono molti inquisiti, anche tra quelli più “famosi” a Messina. Bene.

In questi giorni, dicevo, se ne son dette di cotte e di crude su “Messin….tuta”. E ci sta. Ci sta che siano cotte e che siano crude ma non che siano avariate. Perché conseguentemente a questa faccenda – e all’eco che ha suscitato – è capitato che uno di questi inquisiti si facesse riprendere in tuta e scarpe da tennis, appunto, a criticare e sbeffeggiare tale circolare e relativa convocazione, tacciandola come ridicola, inusuale. Ora, ripeto, ci sta tutto. «È il Football», ricordo, ed è normale prendere la palla al balzo per criticare un’amministrazione. Quello che non è normale è il Chi questa palla la prende. Perché se questa scenetta viene così organizzata come legge del contrappasso per sbeffeggiare un’amministrazione e il suo progetto sul benessere, allora, se uno dovesse fare il pignolo, relativamente alla faccenda dei gettoni, cosa avrebbe dovuto fare? Appostarsi fuori dal Comune in attesa che suddette persone inquisite escano per poi lanciare monetine stile Craxi quando uscì dall’Hotel Raphael il 30 aprile del 1993? Suvvia, diventerebbe un gioco da bambini.

Si dice sempre che questo paese non conosce la Storia. Lo ricordava anche Indro Montanelli.

Io credo che in questo paese non si conosce la storia anche perché ci si scorda chi si è stati. Singolarmente. Troppa poca auto-critica e troppo auto-compiacimento. In fondo, se non ricordo chi sono, come posso ricordarmi di ciò che è accaduto attorno a me.

A volte tutto questo panorama assomiglia a “Sei personaggi in cerca d’autore” di Pirandello, con il suo continuo tentativo di raccontare il meccanismo e la magia della creazione artistica e il passaggio dalla persona al personaggio, dall’avere forma all’essere forma.

In pratica dovrebbe spingere tutti a porsi la domanda che si poneva Zoolander nel film del 2001: “Chi sono io mai?”.

 

 

 

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