Il tema indecifrabile: Variazioni enigmatiche alla Sala Laudamo

Quando tentiamo di indagare con matura serenità la natura del nostro carattere e delle nostre convinzioni, quando cerchiamo di comprendere l’intensità delle passioni che ci hanno esposti e uniti agli altri, tendiamo spesso non solo a sopravvalutare le nostre doti introspettive (presumiamo di conoscere di noi stessi molto di più di quanto ci è concesso sapere), ma anche a credere di custodire  nel nostro profondo una sorta di “essenza spirituale”, tanto vera quanto indisponibile ai mutamenti, che definisca le nostre disposizioni razionali, emotive e morali in modo definitivo.

Sull’illusorietà pericolosa di questa radicata credenza e sull’imprevedibilità delle trasformazioni sentimentali alle quali il dissolversi di questa stessa credenza può condurre si concentra Variazioni enigmatiche, il dramma di Éric-Emmanuel Schmitt andato in scena ieri sera alla Sala Laudamo. Scritta da uno dei più famosi e celebrati scrittori francesi viventi, la pièce affronta duramente il tema della complessità irriducibile dei sentimenti e della disperante impossibilità di decifrare i loro enigmi, così ben celati sotto le coltri dei facili convincimenti e della noia abituale. Il contenuto narrativo del dramma coincide interamente con il lungo dialogo intrecciato dai due soli personaggi della storia: Abel Znorko – interpretato con sicura maestria da Saverio Marconi, volto antico del teatro e del cinema d’autore italiani e direttore della “Compagnia della Rancia” che si è occupata di questo allestimento teatrale – celeberrimo premio Nobel per la letteratura, indurito misantropo ritiratosi in un’isola artica nella quale ha reciso quasi tutti i contatti con il suo vecchio mondo (tiene soltanto una corrispondenza con una donna, la cui “presenza assente” diverrà il vero punto focale del dramma), ed Erik Larsen – a cui Gian Paolo Valentini dà vita con ammirevole abilità – sedicente giornalista al quale lo scrittore decide di concedere una rara intervista per discutere della sua ultima e più ammirata opera. La conversazione tra i due personaggi aziona inaspettatamente un meccanismo di reciproco riconoscimento che assume una forma paradossale: più essi sembrano trincerarsi nelle loro posizioni, più subiscono l’influenza dell’altro, correndo il rischio di far vacillare le loro – solo illusoriamente – tetragone personalità. Una volta che Znorko mostra sfacciatamente il suo inveterato cinismo emotivo – tanto estremo da sfiorare il gratuito nichilismo del “genealogista della morale” – per scontrarsi (dato che il dialogo diviene presto una sorta di agone dialettico) con il suo interlocutore, portatore di un’apparentemente convenzionale visione dei rapporti umani, egli diviene vittima di una serie inarrestabile di scossoni e trasformazioni interni, simbolicamente espressi dalle “variazioni” (il titolo dell’opera fa esplicito riferimento a quello della composizione musicale di Edward Elgar, Enigma Variations, nella quale ricorrerebbe un tema centrale mai evincibile) che un’unica traccia irriconoscibile  – la nostra individualità impenetrabile ed evanescente – subisce dopo il susseguirsi di poche battute, dopo – fuor di metafora – ogni autentico incontro con l’alterità. (Antonio Fede)

 

Lo spettacolo verrà replicato sabato 19 e domenica 20, alle ore 21.

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