Lo sfogo di un assistente sociale: “Messina madre maligna”

Riceviamo e pubblichiamo il toccante ma lucido sfogo del responsabile del Servizio di Educativa Domiciliare Minori, Claudio Aloisi, che impone una seria riflessione sulle modalità di gestione di servizi di grande responsabilità, che richiedono dedizione oltre ogni orario o stipendio che si possa immaginare. La questione infatti, riguarda lo svilimento di un lavoro che è per vocazione un servizio alla comunità, e paradossalmente occupandosi di emergenze sociali è diventato esso stesso una emergenza amministrativa.

Gent.le Direttore

Chi scrive queste poche righe è uno dei tanti, bistrattatti e, in questi giorni, tristemente noti lavoratori dei servizi sociali di Messina. Scrivo perché noi non abbiamo l’abitudine di far valere le nostre ragioni minacciando ed inveendo, ma la rabbia e frustrazione accumulate in questi giorni devono pur trovare uno sfogo.  Mi scuso, quindi, se questa non è, nelle intenzioni di chi scrive, una lettera aperta, ma una valvola di sfogo delle proprie tensioni.

Chi, come me, bazzica il favoloso mondo dei servizi sociali da tanti anni, sa che il disagio dovuto al ritardo nei pagamenti degli stipendi non è una situazione nuova e, nel tempo, l’abbiamo sempre affrontato e assorbito con grande disinvoltura e dignità, non facendolo mai pesare ai nostri utenti e dimostrando sempre grande spirito di servizio. Ma oggi ci sentiamo di dire che la misura è colma. E non perché alcuni di noi sono arrivati al limite (ricordo che molti di noi sono indietro, con gli stipendi, di parecchie mensilità, arrivando in alcuni casi a superare l’anno) e spesso, per paradosso, non si riescono più a sostenere le spese, come il mantenimento dell’autovettura, per poter andare a svolgere il proprio lavoro. La misura, dicevo, è colma anche e soprattutto perché vediamo quotidianamente svilite e denigrate le nostre istanze e i nostri bisogni. Come quando, da circa un mese a questa parte, ci rechiamo nella Casa del Popolo quasi quotidianamente per “pregare” che ci paghino almeno uno stipendio, che ci facciano respirare, o che ci diano almeno un orizzonte temporale al quale aggrapparci con le unghie. Basterebbe già l’umiliazione di dover elemosinare un diritto sacrosanto, ma a questa si aggiunge la beffa che sistematicamente si  fa del nostro bisogno, adducendo di volta in volta motivazioni e spiegazioni tecniche come l’approvazione del bilancio o la mancanza di liquidità del Comune, salvo poi leggere sui giornali, il giorno dopo, che si è versato un milione e mezzo di euro a Messinambiente per il pagamento degli stipendi.

Ecco, è questo che non è più sopportabile, soprattutto da parte di chi aveva risposto in questa amministrazione alte aspettative, di una rivoluzione dal basso, di una rivoluzione soprattutto culturale. Di basso fino ad ora abbiamo visto solo il baratro nel quale stiamo sprofondando.

Come in “ascesa e caduta della città di Mahagonny”, in cui si racconta di una città in cui tutto è permesso grazie al denaro, anche nel nostro caso si racconta di una città dove tutto è permesso, grazie però alla mancanza del denaro. Se è vero che noi siamo tra i figli più fedeli e laboriosi di questa terra, perché abbiamo deciso di non abbandonarla e di costruire qui il nostro futuro, allora è altrettanto vero che Messina è una madre maligna, che affama e strema i propri figli e che poi li abbandona senza troppa gratitudine.

Ritornando alla metafora di Mahagonny, se nell’opera di Brecht la colpa più grande è rappresentata dal fatto di non pagare un conto, mi auguro che anche qui da noi chi non paga i conti, presto o tardi, sia punito.

Cordialmente.

Claudio Aloisi

Assistente Sociale responsabile del Servizio di Educativa Domiciliare Minori

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it