Truffa all’Inps di Pisa, è messinese il funzionario accusato

Una cresta sulla cassa integrazione con un meccanismo capace di accontentare le due parti private in ballo a scapito della collettività. Finché la filiera del raggiro ha marciato senza intoppi un funzionario pubblico e più di trenta lavoratori hanno attinto a quel rivolo sommerso in uscita dalle casse pubbliche. Loro lucravano, l’Inps pagava il conto.

Lo stop a quello che per la Procura della Repubblica era una sistema truffaldino è arrivato con l’arresto per peculato di un funzionario della sede di Pisa dell’Inps e la denuncia per truffa a carico di oltre trenta lavoratori, anche extra provincia pisana, accusati di essersi prestati – con un tornaconto – al giochetto che ha alleggerito l’istituto di previdenza sociale per più di un milione di euro. Indagini anche sul conto di alcune società compiacenti.

Patrimonio sequestrato. Antonino Finocchiaro, 58 anni, nato a Messina, vedovo, è agli arresti domiciliari nella sua abitazione a Pontasserchio dove vive con la figlia. Il sostituto procuratore Giovanni Porpora ha chiesto e ottenuto il sequestro preventivo di due immobili intestati al funzionario Inps nel comune di San Giuliano Terme e un terzo fuori regione. Non solo. Nell’elenco figurano anche la sua auto, conti correnti bancari e fondi di investimento. Un sequestro che per la Procura si traduce nella tutela a livello di risarcimento, sotto forma di confisca, nel caso in cui il dipendente pubblico dovesse essere condannato.

Il sistema. Sono stati i carabinieri del nucleo investigativo a seguire le indagini concluse con l’operazione di ieri e che hanno visto eseguite sequestri e perquisizioni in aggiunta all’arresto. Parte dei denunciati, residenti in varie parti d’Italia, ha sfilato nella caserma del comando provinciale per la formalizzazione delle contestazioni alla base dell’inchiesta. Per l’accusa senza la disponibilità dei beneficiari, in cassa integrazione, il funzionario pubblico non avrebbe potuto architettare e mettere in pratica il sistematico prelievo dai fondi Inps che nella vicenda è parte offesa.

Nella ricostruzione degli investigatori, Finocchiaro avrebbe gonfiato gli importi delle erogazioni destinate ai lavoratori momentaneamente senza lavoro per crisi aziendali. I beneficiari degli assegni mensili si sarebbero trattenuti una parte minima del surplus e avrebbero poi girato al funzionario la quota più sostanziosa.

Un metodo che, tra movimenti bancari e di pagamento fonte Inps messi in fila dagli inquirenti, andava avanti da molto mesi. I tre immobili sequestrati a Finocchiaro, oltre ai conti e ai fondi di investimento, sono per la Procura uno di quegli elementi opachi su cui fare chiarezza. E il quesito a cui l’arrestato dovrà rispondere è quello su come abbia potuto collezionare quel patrimonio solo con il suo stipendio di funzionario.

Il “buco”. L’inchiesta dei carabinieri ha un prologo. Da tempo la gestione delle prestazioni Inps a Pisa aveva fatto scattare più di un campanello d’allarme. Una lenta, ma visibile, emorragia i cui effetti avevano messo in guardia e preoccupato i vertici provinciali che ieri non hanno voluto rilasciare dichiarazioni. Le mosse del dipendente infedele si sono tradotte in materia di indagine per i carabinieri con l’epilogo nella mattina di lunedì 16.

Lo choc della figlia. «Guardi, non so che dirle. Sono arrivati alle 6,30  con il mandato di arresto – prosegue la giovane –. È una cosa che ci coglie completamente impreparati. Si parla di movimenti sospetti per oltre un milione. Spero e mi auguro che sappia spiegare le sue ragioni». (@G.Pensavalli)

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