Cannabis sui Nebrodi, la coltivava anche l’ assessore di San Teodoro

Dalle prime luci dell’alba, nell’area nebroidea, è in corso una vasta operazione di controllo del territorio da parte dei Carabinieri del Comando Provinciale di Messina e dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria” che ha – finora – permesso di individuare una vasta coltivazione di canapa indiana, composta da più di 300 piante dell’altezza di circa due metri e di arrestare un 27enne, assessore comunale di un centro della provincia di Messina, che, insieme al fratello 21enne, stava irrigando i numerosi arbusti.

I due, alla vista dei Carabinieri, hanno cercato di fuggire dalla piantagione, realizzata a ridosso di un torrente e mimetizzata nella fitta vegetazione circostante, ma sono stati inseguiti e bloccati dai militari che avevano circondato l’area.

Quest’attività che anche nei giorni precedenti ha interessato diverse zone impervie del comprensorio Nebroideo, rientra nella serie dei controlli straordinari a seguito dell’agguato perpetrato in danno del Presidente del “Parco dei Nebrodi”.

Sono finiti in carcere a Catania i fratelli Filippo e Salvatore Gusmano, originari di Bronte, ma bloccati dai carabinieri della Compagnia di S.Stefano di Camastra e dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria” di Vibo Valentia  mentre erano intenti ad irrigare le numerose piante, circa trecento, di canapa indiana che avevano messo a dimora in un terreno di contrada Scaletta del comune di Cesarò. Filippo è un personaggio politico noto è l’attuale assessore del comune di San Teodoro.

Il fratello Salvatore è un dinamico allevatore. I due, alla vista dei carabinieri, hanno cercato di fuggire dalla piantagione che, composta da arbusti dell’altezza di circa due metri, era stata realizzata a ridosso di un torrente e mimetizzata nella fitta vegetazione circostante ma sono stati inseguiti e bloccati dai militari che avevano circondato l’area. L’area tra Cesarò e San Teodoro è di competenza della Procura di Catania e l’indagine è coordinata dal pm etneo Alessia Miniò. (@G.Pensavalli)

 

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