Movida messinese. Fiepet : “Una risorsa ma solo se si rispettano le regole”

La vita notturna che anima la città, specie nei mesi estivi, “è un bene per Messina e il suo prodotto interno lordo senza se e senza ma”, ne è un fermo sostenitore Andrea Ipsaro Passione, coordinatore Fiepet Confesercenti.
“La movida che si accende quanto mai tra fine giugno e settembre rappresenta un benefit e non solo per i gestori di piccoli e medi locali o lidi dislocati sulla litoranea ma per l’intera città. È altresì vero che se a questa, che può essere una grossa chance, non si impongono regole chiare e nette, si trasformerà in una polveriera. Bisogna normare in modo serio l’attività notturna delle realtà esistenti sul territorio: stabilire dei diktat e far sì che vengano rispettati da tutti indistintamente”, prosegue il rappresentante dei commercianti. “Se lasciamo in questo stato selvaggio le cose, tutto andrà perduto, temo”.

Tanti sono, di fatto, i luoghi di aggregazione che nonostante dispongano di alcune autorizzazioni, approfittano dell’assenza di controlli certosini per ampliare l’offerta ai propri clienti senza averne le facoltà. Per intenderci, esistono lidi, ristoranti, discoteche, e si tratta di realtà uniche e a se stanti. Il principio per cui tutti possono fare tutto non è concepibile nella misura in cui non tutti sono organizzati e attrezzati per poter rivestire alcuni ruoli. Capita così che la musica che in alcuni casi non comporta alcun danno ai residenti di certe zone, in altre sia un disagio immenso, al punto da portare a veri e propri scontri tra esercenti, fruitori e proprietari di immobili. “Questo avviene semplicemente perché ci sono locali che rispettano le norme, si attrezzano con gli impianti adeguati, e altri no”, spiega ancora Ipsaro Passione.
“L’amministrazione deve far intervenire chi di competenza per far sanzionare chi non rispetta le regole”, prosegue. “Non penso soltanto a schiamazzi e decibel incontrollati ma anche a chi somministra alcolici ai minori, ad esempio”, una realtà che nella nostra città non è affatto rara.
Ma le emissioni sonore, al centro di numerose lamentele, restano uno dei punti focali. “Il piano di zoonizzazione è fermo da oltre sei anni”, illustra il coordinatore Fiepet.
“Un’amministrazione ha il dovere di prevedere un monitoraggio che consenta di sapere quali attività organizzano eventi di pubblico spettacolo e accertarsi siano autorizzati per farlo. Così come avere contezza del rispetto di orari e uso di impianti acustici a norma.
Soprattutto”, va avanti Ipsaro, “esistono ormai sistemi sonori per non disturbare il sonno e la quiete di nessuno pur non rinunciando alle attività di pubblico spettacolo.
Basta soltanto investire e non infischiarsene della civica convivenza svolgendo attività in barba a tutte le regole”.
Insomma il solito discrimen tra chi pensa al mero lucro personale (legittimo per carità, purché non leda gli altri) e chi unisce al proprio tornaconto individuale anche quello del territorio. Tra chi ragiona l’investimento che passa dall’impegno soggettivo finalizzato certo a fare impresa ma anche a contribuire ad un progetto di sviluppo della città a chi si ferma al primo step. “Del resto se cresce l’insieme, crescerà anche il singolo. È una cosa normale. Ma non siamo qui a far la morale agli imprenditori: da parte mia, l’unica cosa che sento di poter fare è sollecitare Palazzo Zanca affinché non faccia sentire soli quei proprietari che si mettono a regime ma che, quotidianamente, si vedono scavalcare dai soliti furbetti. Questa è gente che va tutelata non bisogna corroborarle la convinzione che onesti significhi fessi”, conclude.

@EleonoraUrziMondo

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