A rischio il lavoro dei Marittimi. Un migliaio sono cittadini dello Stretto

Circa 60 mila persone – un migliaio sono messinesi o residenti in riva allo Stretto- rischiano di rimanere senza lavoro perché il ministero dei Trasporti non ha fatto i compiti. A farne le spese questa volta sono i marittimi italiani, ufficiali e sottufficiali, che non potranno ottenere il rinnovo dei certificati professionali nonostante l’Italia abbia avuto 5 anni per emanare la normativa in merito.

Si tratta degli emendamenti alla Convenzione internazionale sugli standard di addestramento (Stcw ’78, la patente che ogni marittimo deve avere per stare su una nave) implementati nel 2010 e ai quali ogni Paese doveva adeguarsi tra 2012 e gennaio 2017. L’Europa emanò la direttiva in materia quattro anni fa: l’Italia l’ha recepita lo scorso anno, ma ha fatto uscire i 6 decreti attuativi tra febbraio e marzo di quest’anno, mettendo i marittimi in condizione di potersi aggiornare a partire da maggio 2016: otto mesi in cui 60 mila persone dovrebbero seguire a testa da 4 a 7 corsi di aggiornamento, ognuno per un periodo da 7 a 24 giorni. Le scuole di aggiornamento professionale che possono offrire tutti i corsi sono 3 in tutta Italia, così che tra l’incastro delle lezioni, le trasferte, i tempi per l’esame e quelli per il rilascio dei certificati, è necessario un tempo di 4 mesi per ognuno dei 60 mila marittimi coinvolti.

Esame e rilascio dei certificati sono a carico delle Capitanerie, ma essendo i decreti oscuri – perché scritti all’italiana, cioè in tutta fretta e all’ultimo – le stesse Autorità marittime hanno avuto problemi interpretativi, procedendo in ordine sparso.

Dunque, per i marittimi italiani nella migliore delle ipotesi il rischio è di rimanere fermi un giro, nella peggiore molto di più: «Le compagnie, specie quelle straniere dove naviga la maggior parte del personale coinvolto, non possono aspettare – avverte Remo Di Fiore, Cisl nazionale e Federazione europea dei trasporti – Sbarcato il marittimo italiano, questo sarà sostituito da un ufficiale a cui il Paese di provenienza ha dato tempo e modo di prendersi le certificazioni. Se questo è bravo, la compagnia ovviamente lo terrà, richiamandolo agli imbarchi successivi. Un problema enorme – sottolinea Di Fiore – che riguarda un numero ancora più alto di persone rispetto a quello dei marittimi del cabotaggio nazionale: basti pensare che Carnival Cruises imbarca 2.000 ufficiali italiani. Ma lo stesso vale per Msc o per una compagnia battente bandiera italiana come Costa Crociere». Anche le compagnie sono alle prese con le contraddizioni dei regolamenti: «Mandiamo mail su mail alla Divisione 3 del ministero, ma non riceviamo alcuna risposta» dicono da una società che chiede l’anonimato, per non stuzzicare le delicate suscettibilità ministeriali.

La vicenda è arrivata anche in Parlamento: Luigi Gallo, deputato del Movimento 5 Stelle, ha interrogato il ministero dei Trasporti sul destino dei lavoratori del mare, dopo che il ministero ha negato il rinnovo del certificato a un marittimo. (@G.Pensavalli)

 

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