Prefettura: dietro il sorriso della Ferrandino… la censura

di Gianfranco Pensavalli – Sì, il prefetto di Messina Francesca Ferrandino ha un sorriso affabile, come motto ha “presente ma non invadente”, come disse a Bergamo quando s’ insediò. Ma da Agrigento, suo primo incarico da prefetto, avvertono: occhio, colleghi, reagisce come un crotalo se viene attaccata. Fino alla censura. E’ storia e così ve la raccontiamo. Perché nella Città dei Templi fece scalpore. L’ ex consigliere comunale di Agrigento, Giuseppe Arnone, infatti, intervenne a seguito del mancato invito all’emittente  Teleacras a partecipare  alla presentazione di un Protocollo di intesa in Prefettura “a causa –  come spiegò il prefetto Francesca Ferrandino – delle dichiarazioni false profferite da un  tizio”.

Ecco il testo integrale della lettera di Arnone al Prefetto :

“Sono “il tizio”, caro Prefetto Francesca Ferrandino. Ancora una volta le regole della libertà e dell’ informazione ad Agrigento vengono violentate.

Da parte di alcune Istituzioni si vuol calpestare la libertà di opinione, di azione politica e di azione a favore della legalità.

Signor Prefetto, io non sono “tizio”, sono l’avv. Giuseppe Arnone, una personalità che, secondo i racconti dei pentiti, da oltre vent’anni, quasi venticinque, suscita timori, odi, preoccupazioni, anche all’interno della cupola provinciale di Cosa Nostra. Si faccia consegnare i verbali dei pentiti Di Gati e Sardino.

Da oltre vent’anni mi scontro ad esempio con magistrati o poliziotti che non mi pare che onorino la memoria di Paolo Borsellino o di Boris Giuliano. Tribunali e Cassazioni mi hanno dato ragione. E mi ha dato ragione il grande affetto che nutre per me la gente di questa terra.

No, non sono “tizio”, signor Prefetto. Sono l’avvocato Arnone.

Lei, Prefetto, ha dichiarato che non venivano più mandati dal suo Ufficio i comunicati stampa a Teleacras né si rilasciavano interviste all’emittente, perché Teleacras non è “gradita”, perché consente al “tizio” di criticare la Prefettura con dichiarazioni pubbliche e interviste, che riguardano anche le “informative antimafia” che magari altri giornalisti, pavidi e ruffiani, ritengono di censurare. Il virgolettato è testuale.

Signor Prefetto io ho il diritto di inviarle lettere formali, per posta raccomandata, ove contesto i gravissimi errori del suo ufficio in danno di imprese agrigentine in materia di informative antimafia.

E la mia gente ha il diritto di essere da me difesa con prese di posizione pubbliche anche contro il Prefetto e il Procuratore, quando sbagliano, quando sono inefficienti. Quando si consente, come ha fatto la Prefettura, che l’intera Provincia venga resa invivibile per lo sciopero di netturbini che non si ha il coraggio di precettare.

Signor Prefetto, disonorano la lotta antimafia quelle informative ove sta scritto, per errore, l’esatto opposto della verità processuale. Della verità documentale. Lo sa bene sig. Prefetto, l’imprenditore “tal dei tali” è stato assolto da reati e aggravanti di mafia e nell’informativa si dice il contrario ! E sulla falsità lo Stato, mediante la Prefettura, colpisce l’impresa e i suoi lavoratori.

Io che ho lottato e lotto la mafia nelle Aule Giudiziarie e nelle piazze, con i libri ed in consiglio comunale, e convivo con le minacce, mi indigno per quanto sta accadendo a Favara o in altri paesi.

E in democrazia ho diritto di esprimere la mia indignazione, anche nei confronti della Prefettura o della Procura. Sono indignato per le tante vicende di Favara e ho partecipato alla manifestazione di protesta con la bandiera italiana per la incredibile decisione prefettizia di far cessare il lavoro alle venticinque donne, maestre e inservienti, che da più di vent’anni gestivano l’asilo.

Io credo che l’attuale gestione delle informative, da parte del suo Ufficio – profondamente diversa dai criteri di gestione di grande Prefetti come Postiglione, Lo Mastro, Marino, per citarne solo alcuni – informative che colpiscono indiscriminatamente per fatti marginali o inessenziali centinaia, forse migliaia di lavoratori di aziende private, sono un enorme regalo culturale a Cosa Nostra. Così non si lotta la mafia. Così si favorisce la mafia, si alimenta nel mondo del lavoro la distanza e l’ostilità verso le Istituzioni e lo Stato.

Signor Prefetto si associ con il sig. Procuratore della Repubblica e faccia ammenda. Si scusi con l’opinione pubblica agrigentina per aver offeso il diritto degli agrigentini ad essere informati. Qui non si ferisce né Arnone né Teleacras. Qui la ferita è inferta alla gente di Agrigento che non dovrebbe più sentire la voce scomoda di Giuseppe Arnone. Si vuole una informazione dello stile “tutto va bene madama la marchesa”.

E’ proprio sfortunata la terra agrigentina, almeno secondo la mia cultura democratica. Sia il Procuratore della Repubblica che il Prefetto, a nome dello Stato italiano (!?!?) ritengono di non rilasciare interviste a Teleacras perché, per usare le vostre parole, consente al “tizio”, ovvero ad un politico e ad un professionista cui danno ampio spazio costantemente, da vent’anni, anche quotidiani nazionali, di potere esprimere e argomentare critiche nei confronti del malfunzionamento dello Stato ovvero di “sparlare” i rappresentanti delle Istituzioni.

Infine la invito a leggere l’ultimo libro di Attilio Bolzoni, “Uomini Soli”, dedicato anche alla biografia di Paolo Borsellino. Leggerà del più incredibile episodio di censura in terra agrigentina, da parte di giornalisti ruffiani. Il censurato era Paolo Borsellino che prendeva le difese di Giovanni Falcone. A rompere la censura, come racconta il libro, fu un giovane uomo. Giuseppe Arnone, il “tizio”.

Ovviamente nei prossimi giorni dell’intera vicenda investirò, mediante una circostanziata lettera, gli organi di Governo nazionali.

Avv. Giuseppe Arnone”

Post Scriptum. I giornalisti ruffiani, quelli che ogni mattina sputano sulla tomba di Pippo Fava e Mario Francese, quelli che odiano uomini come Falcone e Borsellino, non perdano l’occasione per censurare anche questa vicenda.

Dài, a Messinaora non si censura niente, si pubblica e si drizzano le antenne.

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