Violenze a scuola: incidente probatorio per le “cattive” maestre di Reitano

Si è aperto a Patti il procedimento “tecnico” relativo alla scuola degli orrori di Reitano. Ci sono quattro maestre indagate, ovvero tutte quelle che operavano nella pluriclasse. Sono accusate di vessazioni e soprusi ai danni di bambini che frequentano la locale scuola elementare. Sono stati  ascoltati tre alunni , ovviamente in audizione protetta con l’ausilio di una psicologa.

Il Gip è Ugo Molina e il pm Giorgia Orlando è il  titolare del fascicolo. Si proseguirà  domani per l’escussione di altri tre bambini. La difesa è rappresentata dagli avvocati Benedetto Ricciardi per le maestre di S.Stefano di Camastra e  Marina di Caronia  e la collaboratrice scolastica, Santino Trovato per l’insegnante di Castell’Umberto, Lucio Di Salvo, Santina Franco e Marianna La Valva per le parti offese già costituite e l’avvocato Carmelo Occhiuto per un’altra maestra, inclusa nelle indagini a seguito della revoca della sospensione per l’insegnante stefanese, vittima di un clamoroso scambio di persona in uno dei 32 frame registrati e raggiunta da provvedimento di sospensione per sette mesi. E’ la moglie di un carabiniere in forza alla Compagnia di Mistretta.

maestraMessinaora si occupò della vicenda e mise a nudo i fatti, inizialmente compressi da un’omertà istituzionale senza eguali.

Tre insegnanti in forza presso una delle pluriclassi di Reitano vennero sospese a maggio, su disposizione del Gip del tribunale di Patti Ugo Domenico Molina e le indagini vennero coordinate dal sostituto procuratore di Patti Giorgia Orlando. Le tre docenti sono accusate di vessazioni e soprusi. La prima, 57 anni, di Caronia, è stata sospesa dall’insegnamento per la massima estensione temporale prevista, ovvero un anno, le altre due, rispettivamente di 47 e 40 anni, una di S.Stefano di Camastra e l’altra di Castell’Umberto, erano state sospese per sei mesi nella fase iniziale delle indagini, poi il Riesame annullò il procedimento nei confronti della moglie del sottufficiale dell’Arma.

Le indagini sono state condotte dagli agenti del Commissariato di polizia di S.Agata Militello aovvero dal vicequestore aggiunto Daniele Manganaro. Uno dei denunzianti si rivolse alla polizia proprio per la presunta incompatibilità di un’indagata e l’Arma. Se non incompatibilità, opportunità.

Sono state raccolte le testimonianze di genitori preoccupati per quanto i loro figli raccontavano a casa al ritorno da scuola. Racconti e confessioni di  una scuola che era una sofferenza con  insulti continui, urla immotivate, schiaffi. Un bambino  raccontò  di un compagno colpito sulla nuca perché addormentatosi sul banco e colpito così forte da procurarsi un bernoccolo in fronte. Un altro preso a schiaffi perché aveva detto di non voler  più una maestra.

Vennero fatte  le intercettazioni ambientali e l’installazione di micro telecamere nelle classi. Le immagini non lasciarono dubbio a interpretazioni: in un frame l’insegnante di 57 anni afferra con violenza dalla giacca della tuta un  alunno e lo trascina fuori strattonandolo e urlando; in un altro, uno dei bimbi porta alla cattedra della maestra il proprio compito e viene colpito con uno schiaffo in pieno volto; il bambino indietreggia ma la maestra lo afferra, lo blocca alla sedia e lo colpisce con un altro schiaffo.

In una registrazione si vede chiaramente un alunno che, dopo aver ricevuto un  pizzicotto sulla guancia, cerca disperatamente di nascondersi sotto il banco. “Vastasi, pezzenti, babbo, sei una capra, cretino, sei schifoso, cammina tu e tua madre pure, un porco sei, sei un ritardato mentale, siete cosa di stare per la strada e di andarvene veramente nel carcere minorile, non siete cosa di stare con le persone per bene, appena tu non scrivi ti vengo a prendere e ti passo con i piedi sulla pancia, vi lascio il segno addosso per tutta la vita”. Questi sono solo alcuni degli epiteti e delle frasi utilizzate e spesso urlate a pochi centimetri dal volto dei piccoli.

Il regime del terrore messo in atto a scuola prevedeva inoltre una regola ben precisa: nulla doveva essere raccontato al di fuori della classe, né all’interno della scuola, né tanto meno a casa. “Quello che succede in classe non si deve riferire a casa e quello che succede a scuola deve rimanere a scuola”. Questa la frase che l’insegnante di 57 anni, pendolare da Marina di Caronia, adoperava per minacciare i piccoli. Giusto risottolineare l’errata assegnazione del ruolo di carnefice alla moglie del carabiniere. Un errore pesante. (@Gianfranco Pensavalli)

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