Fertility day, la ministra ci riprova ed è già polemica: il senatore Lo Giudice “perseverare è diabolico”

L’aveva annunciato e l’ha fatto. La ministra Lorenzin, nonostante la sollevazione popolare che ha attraversato l’intero paese, tra l’ironico e l’amara constatazione che la prima causa di infertilità sia il lavoro, diffonde la “nuova campagna” che, viste le premesse, è un nuovo boomerang.

Il primo a prendere la parola è il senatore, messinese, Sergio Lo Giudice, membro tra l’altro della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, che esprime tutta la sua indignazione in un post sui social, in cui il tema “fertility day” resta tra i più discussi.

“Se errare è umano e perseverare è diabolico – scrive il politico attivista per i diritti LGBT – la Ministra Lorenzin ha bisogno di un buon esorcista. Dopo la figuraccia della campagna per il Fertility day, ritirata fra lo sdegno generale per i contenuti da Stato etico e i messaggi maschilisti che conteneva, oggi il ministero della salute mette fuori una nuova campagna sulla fertilità altrettanto insopportabile.
http://www.salute.gov.it/…/C_17_opuscoliPoster_317_allegato…
Sopra la didascalia “Le buone abitudini da promuovere ” appaiono due sorridenti coppie, per lo più bionde (eterosessuali, va da sé). Sopra la didascalia “I cattivi “compagni” da abbandonare” un ragazzo dalla pelle nera, una ragazza che fuma e un ragazzo con i capelli lunghi. Quel “compagni” fra virgolette sembra solo la ciliegina sulla torta di un’immagine che sembra presa in prestito dall’iconografia neofascista degli anni Settanta. Ancora una volta, una campagna del Ministero della Salute mette in scena la fiera del pregiudizio e delle discriminazioni. Un’immagine oscena che mi auguro faccia presto la fine della precedente campagna.”

Enrico Mentana aggiunge: “Qualcuno ha deciso di sabotare il ministero della salute. La contrapposizione tra coppie da spot del dentifricio (a colori) e nero con drogate (virati seppia) per contrapporre gli stili di vita è da tribunale di Norimberga della pubblicità regresso.”

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