Nibali, pronto un Super 2017

ROVIGNO. «L’altro giorno in salita ci ha staccati tutti, voleva dimostrare a Visconti che il più forte è lui. Ha una grinta pazzesca, è lui il cuore di questo progetto». Parola di Franco Pellizotti, ex tricolore, 39 anni fra un mese. È stato voluto nel Team Bahrain Merida da Vincenzo Nibali, semplicemente l’anima del progetto lanciato dal principe Nasser Bin Hamad Khalifa. Si diceva da mesi che il giovane erede del Sultano, che si allena regolarmente in bici e partecipa agli Iron Men, volesse portare le sue risorse pazzesche nel ciclismo.

Quando a inizio anno aveva invitato Vincenzo Nibali nella sua tenuta da mille e una notte, dove alleva cavalli da competizione (l’altra sua grande passione), il mondo del ciclismo ha capito: aveva scelto lo Squalo per il suo progetto.

E il vincitore di due Giri d’Italia è partito subito in quarta, senza fare sconti in allenamento neanche a Visconti, suo acerrimo rivale in Toscana tra i dilettanti. A sei mesi dal Giro e su una salitella dell’Istria. C’è un’altra corsa rosa da vincere e soprattutto c’è da battere il suo nuovo rivale ed ex compagno, Fabio Aru.

Nibali, hai una squadra tutta per te…

«Un progetto meraviglioso, il clima in squadra è molto bello: siamo tutti molto motivati».

Aru vuole vincere il Giro, tu anche: per il ciclismo finalmente siete rivali. Il ciclismo vive per le grandi rivalità. Ma questa è costruita o è reale?

«Sono sincero? A me pare costruita. È vero, saremo avversari in corsa perché ora in team diversi, ma Fabio Aru è stato sempre un compagno leale. E io lo sono stato con lui. Al Tour dovevo correre in appoggio per lui è così ho fatto, Fabio aveva promesso di aiutarmi alle Olimpiadi e, nonostante il risultato non sia stato buono per me, lo ha fatto alla perfezione. Sono siciliano, io e Fabio ci stringemmo la mano, ha rispettato quel patto e per me questo è tutto».

«Beh, mi sto già preparando alla grande, ho attorno dei compagni motivatissimi. Cambierò un po’ i programmi: niente Liegi Bastogne Liegi, niente Giro del Trentino ma il Giro della Croazia, poi dieci giorni in altura al Teide e via con il Giro. Servirà partire forte, le tre tappe in Sardegna sono insidiose e alla quinta frazione c’è il “mio” Etna».

La notte sogni di più l’attacco a Chavez nella tappa decisiva del Giro a Sant’Anna di Vinadio o la caduta di Rio?

«No no…niente è il passato, ora guardo solo al futuro. Penso al nuovo team che vuole iniziare subito forte. Però a Sant’Anna…

Vai avanti…

«È stata una cosa meravigliosa. Sapevo che dovevo attaccare, tutta l’Italia mi spingeva a farlo. Sapevo che non potevo deludere i miei tifosi. È stato meraviglioso».

E Rio? Quanto ripensi a quella caduta, l’oro era lì a un passo.

«Intanto penso che mi sono fatto male, che ho rotto la clavicola e quando mi vedo allo specchio ci sono ancora le cicatrici. È andata così, devo guardare avanti, ma adesso una cosa a cinque mesi di distanza la posso dire: pur di non cadere avrei firmato per una medaglia d’argento o di bronzo. Ho 32 anni, non so se potrò conquistare ancora una medaglia olimpica…».

Nel 2017 il Giro, nel 2018 dicono che il Mondiale in Austria sarà molto duro. E al Tour? Tornerai per vincerlo?

«Nel 2018 certo che sì, ma attenzione a non correre troppo. Prima c’è da correre un grande 2017».

Ritrovi in squadra due vecchie conoscenze Gasparotto e Pellizotti, due friulani.

«Gasparotto sarà il nostro faro nelle classiche, sa bene cosa fare e i suoi consigli, come sempre, saranno utili. Pellizotti? Sono diventato grande con lui alla Liquigas, il suo ruolo sarà fondamentale».

Via, il pomeriggio è pieno d’impegni. C’è da fare un’ora d’auto fino ad Abbazia, lo aspettano per le visite mediche. La stagione è ormai alle porte. Si parte a fine gennaio dall’Argentina. «Ma ci vediamo a fine maggio in Friuli, c’è la tappa di Piancavallo…». Guarda Enzo Cainero. Pensa alla promessa di tre anni fa: «Vincerò sullo Zoncolan…». Nel 2018? Ride. Abbazia aspetta. Per il Kaiser ci sarà tempo. (@simeoli)

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