Operato sequestro da mezzo milione a Capizzi

La Procura della Repubblica di Enna, sotto la direzione del Procuratore Massimo Palmeri, nell’ambito di un più vasto filone di indagini coordinate dal Sostituto Procuratore. Francesco Rio, dando seguito all’ordinanza emessa dal G.I.P.  Elisa Mazza, i ha dato esecuzione ad un sequestro preventivo per equivalente per un valore pari a circa 500.000 euro. Il sequestro preventivo è stato operato dal Corpo Forestale dello Stato e dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Tributaria di Enna, nei confronti di I.S.R., T.C.M. e S.M.S, residenti a Capizzi (Messina), tutti indagati, in concorso con altri cinque soggetti, per i reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso e riciclaggio.
La stessa Procura di Enna, contestualmente, ha proceduto all’applicazione di  due  misure cautelari dell’obbligo di presentazione quotidiana presso l’Autorità di PS, provvedimenti eseguiti ad opera dei militari dell’Arma.
All’esecuzione dei provvedimenti hanno quindi preso parte il Corpo Forestale dello Stato, i Carabinieri e la Guardia di Finanza.
Questi i frutti di una capillare attività di indagine portata avanti dal personale della Sezione di P.G. presso la Procura della Repubblica di Enna del Corpo Forestale dello Stato, con il supporto dei Carabinieri sia della Sezione di P.G. che del Nucleo Investigativo Carabinieri di Enna, oltre che della Guardia di Finanza.
Le indagini riguardano nello specifico la percezione di contributi comunitari per l’agricoltura erogati tramite AGEA in favore di aziende agricole a vario titolo riconducibili agli indagati.
L’attività investigativa, ancora in corso nei confronti di centinaia di altri soggetti della Provincia di Enna, Catania e Messina, ha accertato percezioni indebite per oltre 80.000.000 € complessivi. L’inadeguatezza dei controlli sull’agricoltura effettuati in questi ultimi dieci anni ha infatti permesso a detti soggetti di creare un sistema truffaldino con utili paragonabili a quelli del traffico delle armi o della droga, ma con minori rischi dal punto di vista penale.
I falsi e le truffe sarebbero stati realizzati e agevolati grazie alla complicità dei CAA (Centri Assistenza Agricola), che permettevano che le credenziali loro assegnate dal SIAN (Sistema Informatico Agricolo Nazionale) per l’inserimento e validazione dei dati contenuti nei fascicoli delle aziende agricole, e legate in modo esclusivo all’operatore del CAA o al responsabile di sede CAA, venissero utilizzate anche da terzi soggetti compiacenti.
L’indagine odierna conferma in modo inequivocabile che i soggetti interessati non solo utilizzavano indebitamente particelle catastali di terreni ricadenti nel territorio siciliano, ma dichiaravano anche il possesso o la proprietà di beni demaniali sia in Sicilia che in altre regioni d’Italia, attraverso la presentazione di falsi contratti di conduzione e/o dichiarazioni sostitutive.
Inoltre, le investigazioni svolte dalla aliquota di PG del Corpo Forestale dello Stato, supportata dalle aliquote di P.G. dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, con l’apporto del Nucleo Investigativo Carabinieri e del Nucleo di Polizia Tributaria Guardia di Finanza di Enna, quest’ultimi, coordinati dai sovraordinati Comandi Provinciali e dal Comando Regionale del Corpo Forestale dello Stato, hanno permesso di sviluppare un’attenta analisi sull’attribuzione ed il successivo passaggio dei titoli AGEA, attribuiti dalla Riserva Nazionale, che ha messo in evidenza una falla nel sistema di assegnazione e di attribuzione dei relativi contributi comunitari.
La Procura di Enna sta verificando se esista o meno una regia comune in ordine alle consistenti truffe perpetrate dai soggetti coinvolti.

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