Torna il “Teatro dei Due Mari”: il dramma dell’immigrazione riletto attraverso i miti di ieri

AngeloCampoloTorna nel segno dell’accoglienza e dell’integrazione il festival “Teatro dei Due Mari”. Dopo il grande successo della passata stagione, la kermesse diretta da Filippo Amoroso, in scena nel suggestivo scenario del teatro antico di Tindari, si svolgerà in una prima fase dal 24 maggio al 4 giugno e in una seconda fase, come da consuetudine, nel mese di agosto.

A dare il la alla rassegna, gli spettacoli “Medea”, con la regia di Walter Pagliaro, e “Il Ciclope”, diretto dal giovane artista Angelo Campolo, che affronteranno il tema struggente dell’accoglienza degli stranieri venuti dal mare da due punti di vista opposti: l’uno tragico e drammatico e l’altro comico e ironico. Due grandi classici del Mito la cui rilettura diverrà un’occasione per riflettere e interrogarsi su uno dei temi più toccanti dei giorni nostri.

MEDEA. L’avventura della nave Argo può essere intesa oggi come un viaggio verso le regioni più misteriose della mente, un salto verso l’ignoto. Rappresentata per la prima volta nel 431 a.C., ad Atene, la Medea di Euripide, riletta drammaturgicamente da Amoroso e affidata alla sapiente regia di Pagliaro, verte sull’essere straniera e “irrimediabilmente diversa” di Medea, interpretata da Micaela Edra.

Pur non tralasciando gli aspetti passionali, le affermazioni di femminilità in contrasto con il mondo maschile e i riflessi giuridico-sociali del suo comportamento, la nuova messa in scena è incentrata su una problematica che la Medea di Euripide affronta con lucida razionalità di sapiente: l’accoglienza degli stranieri. Medea, barbara ed esule a Corinto, abbandonata dal marito Giasone, vive sulla propria pelle la condizione di migrante e definisce regole di comportamento la cui attualità strugge, ai giorni nostri, milioni di immigrati e cittadini che devono garantire accoglienza umanitaria e il riconoscimento dell’asilo politico.

Dieci attori si aggirano smarriti sul palcoscenico, fra memorie fantastiche di una cultura perduta e gli arredi odierni di un nosocomio o di un centro di accoglienza. Improvvisamente, su un lettino, accartocciata su se stessa, scoprono una donna incrostata di terra: la sua testa è fasciata. Lentamente gli attori la sbendano: il suo cranio rasato comincia a pulsare e dal cervello scaturiscono segrete visioni, mentre il cielo si oscura…

Nel cast:  Luciano Virgilio (Creonte) Blas Roca Rey (Giasone) e  Marina Zanchi (Nutrice). Musiche di Germano Mazzocchetti; installazione scenica di Michele Ciacciofera. La pièce è realizzata in collaborazione con il 70° ciclo di spettacoli classici del Teatro Olimpico di Vicenza, dove sarà rappresentata dal 13 al 15 Ottobre.

 

IL CICLOPE. Diretto dall’attore e regista Angelo Campolo, impegnato negli ultimi anni in un percorso di integrazione culturale con giovani stranieri attraverso la pratica e lo studio del teatro, “Il Ciclope” è una rilettura contemporanea del dramma satiresco di Euripide incentrato sul celebre episodio omerico. La pièce, co-prodotta dal Teatro dei Due Mari e dalla Compagnia Daf – teatro dell’esatta fantasia, vede il coinvolgimento di otto attori e un musicista, con Edoardo Siravo nel ruolo del protagonista, Giovanni Moschella in quello di Sileno e Eugenio Papalia nella parte di Ulisse.

Chi sono oggi i “primitivi”? Da dove arrivano coloro che minacciano il nostro ordine costituito? Che lingua parlano? Sono davvero stranieri o forse più simili a noi di quanto pensiamo? Partendo da queste domande il dramma di Euripide è la chiave di volta di uno spettacolo, impreziosito dalle musiche originali di Marco Betta, eseguite dal vivo, che intende “giocare” con la prospettiva rovesciata del Noi e dell’Altro, sovvertendo tutti i pregiudizi e le certezze dei discorsi “civilizzatori” tradizionali. L’archetipo selvaggio del Ciclope per la prima volta appare perfettamente consapevole della sua condizione, lo specchio deformante di un sistema di valori che sta cadendo a pezzi. Il “grande occhio” del gigante, incapace di guardare oltre i propri bisogni, si spegne al grido del celebre “Nessuno mi ha accecato!” con la consapevolezza tragica di chi va incontro ad un destino già scritto. Per lui il buio profondo della solitudine di chi resta ai margini del mondo. Straniero per scelta, condanna o volere del fato.

Lo spettacolo è realizzato in collaborazione con il Ravenna Festival e sarà rappresentato nel porto di Classe (Ra) il 7 e l’8 luglio.

Calendario spettacoli

 

Per info e prenotazioni: www.teatrodeiduemari.net

Call Center: 0941/240912

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