La morte di Serena, la principessa guerriera di Mili Marina

di Gianfranco Pensavalli – A Messina città buonista e perbenista, dove certe cose non accadono o non si devono sapere, diventa complicato solo esporre i fatti. Se poi una ragazzina muore e pensi alla “balena blu”, ti accusano di essere un eretico dell’informazione. Serena Antonuccio, 13 anni, studentessa al Liceo di Scienze sociali Ainis, era stata soprannominata la principessa guerriera dalle sue amichette che frequentavano il corso di Fit boxe alla Tiger Gym, frequentata palestra della zona.

Il ricordo è tutto in quella maglietta viola con tanti cuoricini e i peluches che è possibile vedere all’uscita della stazione di Mili Marina, non lontano da luridi cassonetti. Dall’altra parte dei binari dove Serena si sarebbe stesa per portare a compimento “l’ordine”.

Ci sono due ragazzine che avrebbero notato la scena dall’alto del terrazzino del bar-ritrovo Il Canneto, sulla statale 114.

A travolgere Serena il treno 3859 che da Messina era diretto a Siracusa. Un regionale veloce. In stazione c’è una lunga striscia di calce che, per 70-80 metri, lascia capire che c’è stato impatto e trascinamento. Ci sono schizzi di sangue ricoperti di bianco anche sul marciapiede.

Telecamere? Due. Una a meno di dieci metri dal possibile impatto e l’altra a fine marciapiede.

Serena, a detta di una persona che l’ha avuta in cura per via dell’apparecchio ai denti, aveva sulle braccia i terribili segni della ” balena blu”. Da due mesi non andava più lo studio dentistico che si trova proprio di fronte alla palestra che frequentava da due mesi. La madre, premurosissima, era solita andarla a prendere nel tardo pomeriggio ma non è chiaro se anche il 25 maggio lo abbia fatto.

La famiglia Antonuccio- il papà è un ferroviere- sembra quasi sconosciuta a Mili Marina, una striscia abitata di meno di un chilometro, con tanti sportivi, il campo di calcio a un passo dal mare. Da tempo serena non frequentava la parrocchia ed aveva ben quattro profili su FB: almeno così dicono alcune mamme che vivono nella parte finale del paese, quella che porta a Galati.

Chi lavora a ” il Canneto” è infastidito ( meglio al femminile, ndr), depista ma quella maglietta “parla”. Eppoi, dalla tabaccheria di Giorgio fan capire che tutti sanno che qualcuna ha visto. E per “vedere” bene ci sono solo Il Canneto, versione terrazza estiva e il terzo piano di un attiguo palazzo.

Il cortesissimo ex autista dell’attuale presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ribadisce che, nel pomeriggio, lui chiude e lascia il paese. Ma le due o tre ragazzine di cui si parla vivono “là”, indicando il complesso di case e del “Canneto”.

Come è noto, l’indagine è del pm Anna Maria Arena e le deleghe di polizia sono state affidate a Polfer e sezione minori della Squadra Mobile. In paese confermano che il padre ha chiesto un esame autoptico a firma di un medico legale non messinese. Già ma per farlo – inteso come esame irripetibilie – bisognerà iscrivere qualcuno nel registro degli indagati.

Il macchinista del treno 3859? Che uscendo dalla curva mai e poi mai, a 105 all’ora, avrebbe potuto evitare l’impatto.

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