Messina, scoperta una copia in cinese della «Lettera della madonna»

Un altro tassello per la rinascita storico-culturale di Messina è venuta fuori dai depositi del Museo regionale, che ancora una volta si impone come un inesauribile scrigno di grandi e piccoli tesori: una piccola tela di circa 26×22 centimetri, recante due iscrizioni, la principale delle quali in caratteri cinesi, mentre la seconda, una sorta di titolatura, in italiano. Purtroppo le precarie condizioni in cui versa la tela pregiudicano la lettura integrale del testo. Tuttavia, Agostino Giuliano, esperto catalogatore presso il Museo di Messina, è riuscito a ricostruirne la storia del reperto, collegandolo all’ambiente gesuitico messinese del XVII secolo, e a ipotizzare il contenuto dell’iscrizione cinese.

Ipotesi che, passata al vaglio del professor Maurizio Scarpari, sinologo dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, si è dimostrata corretta: si tratta, infatti, di una copia in cinese della famosa “Lettera della Madonna ai messinesi”, realizzata e inviata dalle Indie Orientali intorno al 1660 da un giovane gesuita, Metello Saccano, a Padre Placido Giunta, rettore in quegli anni del Noviziato di Messina, nato a Valdina nel 1593 e morto, in odore di santità, nel 1674. Metello Saccano, nato a Messina nel 1612, entrò nella Compagnia di Gesù nel 1631. Superati brillantemente gli studi, nel 1643 partì alla volta delle Indie Orientali. Dopo diverse vicissitudini, giunse a Macao, dove imparò il cinese e il vietnamita, e fu poi inviato in Cocincina, dove svolse il suo apostolato, diffondendo tra quelle popolazioni anche il culto della Madonna della Lettera. Nel 1654 fu eletto Procuratore a Roma, dove però non giunse mai, a causa di un naufragio che lo costrinse a restare in Asia Orientale fino alla morte, avvenuta nel 1662.

Diverse sono le lettere spedite dal Saccano a Placido Giunta. Fu probabilmente in una di queste occasioni che la “Sacra Epistola”, tradotta in lingua cinese, approdò a Messina. La prima notizia della sua traduzione ci viene già da Placido Reina nel 1668. Attestazioni dell’arrivo della Lettera in cinese presso il Noviziato di Messina provengono invece dalle Memorie sacre del Chiarello del 1705 e da una versione postillata dell’Iconologia del Samperi. Una conferma importante del suo cammino verso di noi giunge dall’edizione del 1804 del Annali della Città di Messina, che ci informano che essa si trovava nell’archivio del Senato messinese, donata dagli eredi di Luciano Foti nel 1798. Siamo alla vigilia della nascita del Museo Civico Peloritano (1806), nel quale confluiranno numerosi cimeli appartenenti al Senato. Un riscontro di tale passaggio lo si può ritrovare alla fine del XIX secolo tra i registri del Museo civico, dove, persa ormai la memoria dell’identità del manoscritto, si parla genericamente di «papiro con caratteri cinesi». Così, pressappoco, ancora nei successivi inventari del Museo Nazionale prima, e Regionale dopo, sino a oggi quando, finalmente, Metello Saccano e la “sua Lettera” ritornano alla luce del sole e della storia. (fonte: corriere.it)

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