Se Messina si “sveglia” razzista, rispondiamo con le “buone”

di Palmira Mancuso – L’Epifania ci ha “rivelato” che a Messina ci sono sacche di ignoranza razzista. Ma in fondo non è esattamente una novità: vi ricordate quando lo scorso gennaio la cittadinanza si mobilitò per rispondere ad un’aggressione razzista che si verificò alla scalinata “Rampa della Colomba” contro due migranti della comunità di Cristo Re?  Ad aggredire verbalmente i due giovani era stata una “signora” che disse: “Questi neri stanno distruggendo una città, c’era un albero e lo hanno distrutto… qui era bellissimo tutto verde”. I migranti della comunità di Cristo Re stavano effettuando la manutenzione degli spazi verdi in forza della delibera “Verde bene comune” dell’assessorato Ambiente, grazie alla quale, nel 2017, erano stati dati in adozione la scalinata “Rampa della Colomba” e lo spazio intorno alla fontana Basicò.

Poi ad agosto anche la vigliaccata di spruzzare di vernice rossa il portone d’ingresso del centro che ospita i minori in Via Primo Settembre. 

Ed oggi il murales di Michela De Domenico per Miscela D’Oro, preso di mira già due volte, dedicato a Mama Africa, imbrattato di vernice nera.

Insomma anche a Messina si leggono i frutti di un razzismo legittimato a politica governativa, e che bisogna combattere prima che diventi sistema.

Ma è importante, in questo preciso momento, non usare i metodi che si vogliono combattere. Anche per questo non daremo spazio all’immagine dell’aggressione, ma faremo circolare il disegno nella sua bellezza, unica arma per rispondere al tentativo di cancellarla.

Se consideriamo, come ci spiegò Hannah Arendt  che “le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, ne demoniaco ne mostruoso” sono la superficialità, la mediocrità, la stupidità che dobbiamo combattere: innanzitutto riconoscendola e chiamandola per nome, senza dare alibi.

L’incapacità di pensare è quella a cui abbiamo istruito le generazioni che oggi sono incapaci di genitorialità, e che lasciano i giovanissimi in balia delle “mode” compresa quella più terribile della xenofobia dilagante. Non sottovalutiamo i gesti, ma non ci facciamo trascinare dalla rabbia per i quali sono stati generati e dalla quale provengono. 

Restituiamo alla città il murales, affianchiamo chi politicamente riconosce i diritti umani, riprendiamo la strada dei valori condivisi. E capiremo che il numero delle persone capaci di praticare la bontà è molto più grande di quello che la propaganda vuole mortificare, togliendo fondi ai servizi sociali organizzati, alla cultura per l’integrazione, rendendo difficile la vita di chi si dedica a promuovere umanità.

Riprendiamo le fila di quel Manifesto contro il Razzismo, perchè adesso non è più tempo di recriminare, ma di inventare nuove parole. Felicizia compresa.

 

 

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