Teatro dei 3 Mestieri, “Cantare all’amore”: perché ancora ci innamoriamo

di Clarissa Comunale – È uno dei temi più trattati in letteratura, come nell’arte e nella musica: l’amore. Così trattato e bistrattato da ormai risultare banale, scontato e melenso. Sono tre giovani – Nicola Di Chio, Paola Di Mitri e Miriam Fieno – che riportano alla luce con bravura e leggerezza un tema a dir la verità troppo denso e non ancora pienamente svelato.

Nello spettacolo “Cantare all’amore”, che ha riscosso diversi riconoscimenti, tra cui la selezione per il Festival Internazionale Castel dei Mondi nel 2013, andato in scena questo fine settimana al Teatro dei 3 Mestieri, due sorelle, opposte per bellezza e carattere, si muovono tra le mura della loro casupola in vista del matrimonio d’interesse della sorella dal corpo perfetto. Un abito da sposa ruota attorno alla scena come il ruolo che in realtà nessuno vuole indossare, ma che la vita impone di fare, al fine di aspirare ad una doverosa sicurezza economica e familiare.

L’abito, che è oggettivamente brutto, di scarsa fattura e di seconda mano, è, però, quella chiave di volta in grado di permettere lo “scatto sociale”: abbandonare quelle quattro mura vecchie, la sorella sola, brutta e disadattata, vivere di poco. Un progetto realistico e frequente che senz’altro pone un dato negativo: siamo incapaci di amare.

Quelle canzoni che raccontano la magia ed il mistero di un sentimento così profondo, quale l’amore, rispecchiano la realtà? Passano allora velocemente sulla scena le note di pezzi di Ramazzotti, Tenco fino a “Piccolo grande amore” di Baglioni come strofe ovvie, già date, ripetute mille volte. Ma non rispecchiano la realtà. Un giovane sarto, dai piedi storti, la gobba e con gli occhiali spessi, accingendosi alle ultime modifiche dell’abito da sposa, scopre di innamorarsi della brutta sorella, un amore che lo coglie come un colpo di fulmine dopo una vita uccisa dalle speranze.

La tenerezza, che cede il posto alla paura, mostra ancora una volta tutta la banalità delle prime fasi di un rapporto che, anche nella sua spontaneità ed inadeguatezza, è destinato a morire quando cominciano ad emergere “le cose importanti”, ovvero il coraggio e la voglia di perseguire i propri sentimenti. E allora bisogna indossare sempre un abito per comparire perfetti agli altri, nella società che invece non ha imparato e non imparerà mai ad amare.

Vincitore Bando “Next” ed. 2015 Vincitore In-Box ed. 2014 Finalista Play Festival 2.0\ Atir Ringhiera Milano ed.2014 Vincitore E45 Napoli Fringe Festival 2013 Selezione Festival Internazionale Castel dei Mondi 2013 Di e con Nicola Di Chio, Paola Di Mitri, Miriam Fieno Collaborazione alla drammaturgia Michele Santeramo Produzione La Ballata dei Lenna Coproduzione Teatro Bottega degli Apocrifi Produzione esecutiva ACTI Teatri Indipendenti

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