TVE: “I Miserabili” nell’adattamento “classico” di Doninelli

Di Clarissa Comunale –  Un altro grande classico della letteratura mondiale calca il palcoscenico del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, debuttando nella giornata internazionale della donna: I miserabili, tratto da Victor Hugo, nell’adattamento teatrale di Luca Doninelli, con la regia di Franco Però, prodotto dal Teatro degli Incamminati, Centro Teatrale Bresciano e Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
Un’impresa titanica quella di proporre un “mattone” letterario che, però, condensa bene in tre ore di spettacolo, suddiviso in due atti, i tratti salienti del romanzo storico di Hugo e che certamente trae spunto dagli adattamenti cinematografici e teatrali, soprattutto nella versione con Gerard Depardieu e l’altra di Schönberg. Unico limite nell’adattamento di Doninelli riguarda la resa fin troppo classica di un testo che vive già di luce propria e che non tiene conto, forse, di una un realtà teatrale contemporanea in cambiamento, lontano anche dalla ricerca e dalla sperimentazione scenica, che non offre spazio per andare “oltre” il testo e dare nuovi motivi ad una sua rilettura oggi.
La trama, a tutti nota, racconta le vicende della Francia della prima metà dell’Ottocento, dall’età della Restaurazione fino a quella post-napoleonica. Il tema centrale, quello della miseria umana, è concentrato nel personaggio di Jean Valjean, ex galeotto, uomo buono, forte e generoso, che, nonostante le sue spregevoli azioni compiute nella prima parte della sua vita, subisce una vera e propria redenzione nel prendersi cura della piccola Cosette, figlia di una prostituta, Fantine, abbandonata ad una famiglia di locandieri e resa schiava.
Il protagonista, interpretato dal virtuoso Franco Branciaroli la cui resa attoriale a volte diventa stucchevole ed eccessiva nei toni, è colui che trascina il “carro” di una disumanità costeggiata da infamità, menzogna, interesse. E se, come emerge, è facile essere buoni, più difficile è essere “giusti” e adeguarsi al modello della legge, che detta in maniera chiara e precisa le sue regole, ma spesso cattura il pesce sbagliato e non offre la possibilità di riscatto. La legge, che è incarnata da Javert, ispettore e poi commissario, rimane pur sempre quello strumento attraverso il quale un popolo è tutelato e può rimanere sovrano. La Rivoluzione, quindi, si dimostra necessaria al fine di ribadire i valori fondamentali della democrazia occidentale: uguaglianza, libertà e fratellanza, quali sigilli “educatori” di una nuova umanità, capace di rinverdirsi e avanzare verso il progresso.
E anche se la natura umana è quella “dell’acqua in gabbia”, che scivola e trasborda dalle sbarre ed invade tutto ciò che ha attorno, il collante che ancora salva tale umanità rimane l’amore, elemento divino che illumina tutte le vite in un modo o nell’altro.
Così come scriveva lo stesso Hugo, «umanità è identità. Tutti gli uomini sono la stessa argilla. Nessuna differenza, quaggiù almeno, nella predestinazione. Lo stesso mistero prima, la stessa carne durante, la stessa cenere dopo. Ma l’ignoranza mescolata alla pasta umana l’annerisce. Questa incredibile macchia nera si espande nell’interno dell’uomo e diventa il male».

I MISERABILI

dal romanzo di Victor Hugo

adattamento teatrale di Luca Doninelli

con Franco Branciaroli

e con Alessandro Albertin, Silvia Altrui, Filippo Borghi, Romina Colbasso,

Emanuele Fortunati, Ester Galazzi, Andrea Germani, Riccardo Maranzana,

Francesco Migliaccio, Jacopo Morra, Maria Grazia Plos, Valentina Violo

scene di Domenico Franchi

costumi di Andrea Viotti

musiche di Antonio Di Pofi

luci di Cesare Agoni

regia di Franco Però

produzione CTB Centro Teatrale Bresciano, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Teatro De Gli Incamminati

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