“Evasione blasonata” : l’autodenuncia di De Luca e degli assessori evita la decadenza?

di Palmira Mancuso – Si tratta di un autogol, o di una strategia per “mettere le mani avanti?”. Di certo l’autodenuncia di Cateno De Luca che su facebook ha dichiarato che nella lunga schiera di messinesi evasori c’erano gran parte dei suoi uomini, in carica ormai da più di un anno, e che hanno regolarizzato la loro posizione solo da poco, ha scatenato l’ira dei vessati, soprattutto degli ambulanti verso i quali il sindaco-sceriffo ha maggiormente focalizzato la sua azione “purificatrice”.

Eppure la legge regionale n.31 del 1986 e l’art.63 del TUEL (il testo unico degli enti locali) prevedono l’incompatibilità e quindi la decadenza degli amministratori che hanno un debito liquido ed esigibile verso il comune per imposte, tasse e tributi.

Ecco nello specifico cosa prevede il punto 6: “Non può ricoprire la carica di sindaco, presidente della provincia, consigliere comunale, consigliere metropolitano, provinciale o circoscrizionale: colui che, avendo un debito liquido ed esigibile, rispettivamente, verso il comune o la provincia ovvero verso istituto od azienda da essi dipendenti è stato legalmente messo in mora ovvero, avendo un debito liquido ed esigibile per imposte, tasse e tributi nei riguardi di detti enti, abbia ricevuto invano notificazione dell’avviso di cui all’articolo 46 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602”.

Annunciando che “entro il 31 ottobre saranno inviati oltre 10.000 accertamenti per Imu e Tasi”, il sindaco ha pensato di dare l’esempio, ma resta il fatto che per ben 17 mesi lui e alcuni suoi assessori hanno bellamente continuato ad amministrare da evasori, cosa che, stante la legge sopracitata, comporta la decadenza. Non sappiamo se il ravvedimento operoso di ieri basti a “salvarlo”. Ma non si tratta solo di una questione di legalità: il punto è soprattutto politico. Quale credibilità ha l’azione amministrativa, a cui tra l’altro affida un’aurea di suprema moralizzazione, e la continua ansia di comunicazione se poi non è coerente con il personaggio che vorrebbe incarnare, quello del “duro e puro”?

Un precedente vicino, in ordine di tempo, si è avuto a Mazara, dove il sindaco  e la giunta sono stati “beccati” e la morosità del Sindaco Totò Quinci è ancora più incredibile se si tiene conto che è anche dirigente delle Agenzie delle Entrate.

A mettere benzina sul fuoco ci pensa pure l’ex assessore Daniele Ialacqua (al quale il sindaco ha già dato appuntamento con una risposta in diretta fb), che in un post su fb scrive: “Se il sindaco dichiara candidamente che prima di lanciare la campagna del pagamento dei tributi si è “sistemato” le sue “pendenze” tributarie, insieme agli assessori non in regola, ed ora invierà le contestazioni ai cittadini “evasori”, cosa devono dire i dipendenti comunali, gli ambulanti, i cittadini non in regola? Potranno avere anche loro un “trattamento” di “favore” similare? Un problema non solo morale ma anche, riteniamo, legale.
Ed infine. Questo uso così disinvolto di dati sensibili, questo lanciare messaggi con giochi di parole a questa od a quella persona presuntivamente non in regola, questo “potere” di sapere chi forse non paga i tributi minacciando di “sputtanarlo” pubblicamente, è tutto regolare? Non si ravvisa alcun reato?”.

 

 

 

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