Mafia, Operazione Beta: 29 richieste di condanna per il gruppo Romeo-Santapaola

Era l’estate del 2017 quando un’inchiesta condotta dai carabinieri del Ros e coordinata dall’allora procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, portò all’arresto di 30 persone: una vera e propria “cupola” mafiosa con al vertice la famiglia Romeo, riferimento sul territorio messinese del clan Santapaola. Il processo si sta celebrando davanti la prima sezione penale del Tribunale, e nel pomeriggio di ieri si è conclusa la requisitoria dell’accusa nel  procedimento per i riti ordinari dell’operazione “Beta”. Ventinove le richieste di condanna, da uno e fino a diciotto anni di carcere, e un’assoluzione.

Sono stati i sostituti della Dda Liliana Todaro e Fabrizio Monaco a ricostruire l’intera vicenda, trattando poi singolarmente le posizioni di ciascun imputato.

In questo troncone dei giudizi ordinari sono coinvolti tra gli altri per concorso esterno all’associazione mafiosa anche l’imprenditore Carlo Borella, ex presidente dei costruttori di Messina ( richiesti 13 anni di reclusione ), e l’avvocato Andrea Lo Castro ( richiesti 15 anni di reclusione). Nell’inchiesta sono coinvolti anche, per corruzione, il tecnico comunale di Messina, l’ing. Raffaele Cucinotta, e l’imprenditore Rosario Cappuccio, per estorsione.

La contestazione accusatoria principale parla di uno “scopo societario”, ovvero: «assumere il controllo di servizi di interesse pubblico (quali quello per la consegna a domicilio di parafarmacie per la distribuzione dei farmaci), di autorizzazioni e concessioni (per l’esercizio dei giochi), per condizionare l’andamento di pubbliche forniture (quali quelle legate all’acquisto da parte del Comune di Messina di immobili da adibire ad alloggi), per assumere il controllo e l’esecuzione di pubblici appalti».

 

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