“Reazione a Cateno”: i debiti ballerini del Sindaco sul debito del Comune

Continua la campagna di informazione da parte dei gruppi e dei partiti che hanno dato il la alla “Reazione a Cateno”, e che in questa occasione fa il punto sulla questione debitoria entrando nel merito delle ultime dichiarazioni del Sindaco De Luca.

“Le narrazioni del sindaco sui debiti della città somigliano a uno yo-yo che prima si allunga (allargandoli) e poi si accorcia (restringendoli) – si legge in una nota inviata ai giornali da Articolo Uno Messina, Cambiamo Messina dal Basso, Messinaccomuna, Partito della Rifondazione Comunista, Più Europa, Rete 34+ –  D’altronde, era stato lui stesso ad avvisare tutti in conferenza stampa ancora nel novembre 2018 in occasione del “salvamessina”: “Ho descritto una situazione pesante perché era strumentale a raggiungere lo scopo”. Questa sembra la sua strategia: “Descrivere scenari apocalittici, più foschi di quello che in realtà sono” per ottenere il consenso (cfr.: https://vocedipopolo.it/2018/11/24/salva-messina-de-luca-ha-vinto-il-primo-round-e-svela-parte-della-sua-strategia/). Come associazioni e forze politiche che hanno esaminato criticamente la “relazione annuale” del sindaco (mai discussa in Consiglio comunale), interveniamo sul punto a seguito della comunicazione di ieri.

In sintesi: De luca dice di aver ereditato un debito di oltre 500 milioni. In realtà quando si è insediato il debito “diretto” del Comune era di 215 milioni e il debito effettivo complessivo (al lordo delle partecipate) di 278 milioni. Lo aveva asseverato il 25 febbraio 2018 l’attuale D.G. del Comune (nominato dallo stesso Sindaco, di cui era già “esperto” per le questioni finanziarie) nel parere di cui al protocollo n. 14-Rev/2018. Ancora, De Luca dice nella sua “relazione annuale” di aver “raggiunto la soglia del 77% di abbattimento della massa debitoria (debiti certi liquidi ed esigibili) a seguito della definizione degli accordi e transazioni con i creditori del comune e delle partecipate”. Invece, da quanto lui stesso espone, risulta che: “i soggetti che hanno accettato la riduzione del 50%” hanno dato luogo a “un abbattimento di € 14.362.254,56”. Sul totale di € 112.352.570,14 di debito “certo e liquido” del Comune relazionato dallo stesso Sindaco (pag. 26 della “relazione annuale”): l’abbattimento da transazioni è il 12,6% del totale (se consideriamo anche 3 milioni di debiti cancellati perché inesistenti, la percentuale sale al 13,1%)… Magari a oggi sarà cresciuta, ma siamo ben lontani dall’obiettivo “irrinunciabile” del 70% solennemente dichiarato dal sindaco al Consiglio comunale.

Come afferma, dunque, De Luca di aver ridotto di quasi l’80% la massa debitoria? In molti casi ha gonfiato il valore di partenza giocando soprattutto (ma non solo) con le esposizioni delle partecipate. ATM è l’esempio più eclatante. Il piano di riequilibrio precedente censiva un’esposizione verso l’azienda pari a 32 milioni: l’occorrente per chiudere i debiti non coperti da crediti, senza ricostituire del capitale di dotazione (per le aziende speciali non c’è minimo di legge). Opzione, questa, ancor più valida alla luce della scelta di De Luca di liquidare l’azienda speciale (non entriamo nel merito): se chiudi un’azienda devi semplicemente riscuotere i crediti che sono asseverati in bilancio dagli organi di controllo e coprire i debiti che restano scoperti, magari con accordi transattivi per risparmiare un po’. Tecnicamente si dice: portare a zero il “capitale netto negativo”. Non può sfuggire che non ha senso compiuto dare a un’azienda del Comune che deve chiudere più di quanto le serve. Invece De Luca, dopo aver preteso una somma che ricostruisca l’originario capitale di dotazione (incrementando il debito del Comune a circa 50 milioni), mette a carico dei cittadini anche i debiti che nel bilancio dell’azienda sono coperti da crediti da riscuotere. Così il presunto debito del Comune verso ATM lievita a oltre 81 milioni. Infine, invocando la liquidazione dell’azienda (che peraltro aveva fatto deliberare PRIMA del nuovo piano di riequilibrio), cancella del tutto l’esposizione e dice che il Comune non deve niente ai creditori di ATM (senza che peraltro risultino espliciti accordi con questi creditori che consentano di azzerare questa esposizione), dicendo oggi di aver “risparmiato” 81 milioni. Insomma, il debito viene prima artificiosamente esteso, poi (a parte un pezzo di transazioni “vere”) fintamente ridotto.

Anche sui derivati la descrizione del Sindaco crea confusioni. Con l’annullamento di fatto del contratto con BNL il Comune aveva risparmiato otto milioni, ottenendo alla fine dalla banca un flusso netto di oltre 100.000 euro. L’accordo con Dexia da lui definito impegna invece il Comune a versare oltre 8 milioni (in totale i messinesi pagheranno a Dexia oltre 12 milioni) dando validità sostanziale, oltre che formale, a un contratto-truffa. De Luca però dice che questa operazione “ha consentito un risparmio di 947.428 euro rispetto a quanto previsto nel piano di riequilibrio alla voce ‘Debiti Potenziali Derivati’ ed ha evitato, al contrario di come è stato per Bnl, di lasciare altri debiti”. In pratica secondo il sindaco, pagando oltre 12 milioni a una banca si risparmia, ricevendo oltre 100.000 euro …ci si indebita! Una narrazione di fantasia estrema.

Potremmo continuare, ma rinviamo all’allegato capitolo del documento “Reazione a Cateno” per una puntuale evidenza, dati e atti alla mano, delle fuorvianti affermazioni del Sindaco.

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