Il teatro di Messina riparte da Shakespeare con “Molto rumore per nulla”

di Palmira Mancuso – Un rito collettivo di cui sentivamo la mancanza: il sipario è tornato ad alzarsi al Teatro Vittorio Emanuele di Messina, dove un pubblico carico di aspettive e visibilmente emozionato ha partecipato alla prima di “Molto rumore per nulla”, una delle opere più amate e conosciute di William Shakespeare, scelta dalla governance proprio per il suo profondo legame con la città dello Stretto. Una tragicommedia che è un classico del teatro, affidata per la messa in scena alla regia di Giampiero Cicciò, che ha messo insieme un cast eterogeneo dove alcune stelle certamente hanno brillato più di altre.

Ad introdurci in questa dimensione ritrovata è stato il bravissimo Luca Fiorino, un Carrubba, che da solo ha tenuto tutta la scena, spiegandoci in dialetto il senso di questa rinascita.

L’opera shakesperiana, tecnicamente magistrale in se e modello per secoli dell’efficacia della macchina teatrale, ha certamente rispecchiato la personalità del regista Giampiero Cicciò, che ne ha svelato i tratti più tragici, a dispetto di quella comicità e spensieratezza che abbiamo ritrovato soprattutto nel primo tempo.

Minimo è apparso l’intervento musicale affidato al maestro Dino Scuderi, autore dell’unico momento cantato che ha chiamato l’applauso del pubblico grazie all’interpretazione ironica di Luca Notari, accompagnato da un sorprendente coro comico. L’apporto della musica nello spettacolo è stato poi una sorta di “tappeto” che probabilmente ha deluso chi sperava in maggiore spazio per la creatività di una delle più prestigiose firme del musical italiano.

Alto il livello di tutti gli attori, in un lavoro che è stato corale ma ha lasciato anche spazio per monologhi che hanno mostrato la bravura di professionisti del calibro di Federica De Cola, una originale e aggressiva Beatrice dalla vis polemica, Daniele Gonciaruk molto credibile nel ruolo del governatore di Messina Leonato, Maria Pia Rizzo che ha dato alla serva Margherita una sfumatura moderna, fino a renderla emblematica della lotta di classe.

Un plauso a parte merita il giovane Giuseppe De Domenico, un messinese che calca per la prima volta il teatro nella sua Messina, dopo il successo ottenuto con la serie tv Sky “ZeroZeroZero” di Stefano Sollima, premiata con i Nastri d’Argento 2021 e che vedremo tra poco su Amazon con una serie attualmente in postproduzione. Nel ruolo di Claudio è tornato al “primo amore”, quel teatro che lo ha spinto a lasciare lo Stretto per studiare a Genova.

Tra i più applauditi Eugenio Papalia, un Benedetto che nelle schermaglie con Beatrice ha coinvolto lo spettatore nel percorso psicologico e narcisistico ( come Cicciò ha sottolineato mettendo sullo sfondo il Narciso di Carvaggio) che lo porterà a soccombere all’amore e alle gioie del matrimonio.

Qualche dubbio resta su come il regista ha voluto rendere caricaturale il personaggio di  Frate Francesco, interpretato dal bravo Antonio Fermi, così come una sfumatura misogina è sembrata a chi scrive la scelta di far interpretare ad una donna, Adele Tirante, il personaggio di Don Juan: il cattivo della storia.

Di certo il teatro è tornato a far parlare di se, a suscitare emozioni e riflessioni: il sold out in ogni replica non è solo un asupicio, ma una dimostrazione di amore per la cultura che la nostra città è capace di esprimere.

 

 

 

 

 

 

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it