Addio al grande scultore siciliano Paolo Schiavocampo, il ricordo di Antonio Presti

Paolo Schiavocampo è stato uno dei maestri di pittura e scultura, conosciuto a livello internazionale per le sue sculture le cui vestigia meccaniche, recuperate da discariche industriali (ingranaggi, alettoni, tubi…), tendono a fluidificarsi per dare corpo a un’idea di continuum spaziale-topologico fra forma, vuoto e superficie. Opere di dimensioni ambientali che con le loro forme geometriche essenziali si pongono in profonda relazione con gli spazi nei quali vengono collocate. Nei primi anni ’80, nasce in lui il desiderio di cimentarsi con la grande scultura a valenza pubblica. Sul finire del decennio, Antonio Presti lo coinvolge nel suo progetto di trasformazione del territorio fra Tusa e i comuni limitrofi in un grande museo all’aperto: la Fiumara d’Arte.

Una collaborazione che accetta con entusiasmo e che si rinsalda attraverso il continuo stimolo reciproco fra le idee di Presti e le sue, arrivando infine alla realizzazione di una grande opera in cemento e ferro (tra quelle che oggi si possono ammirare all’interno del parco di Consagra, Festa, Lanfredini, Dorazio, Nagasawa, Staccioli, Di Palma) in una delle svolte della salita (SS176) che porta al comune di Castel di Lucio: Una curva gettata alle spalle del tempo.

Paolo Schiavocampo non ha mai smesso di lavorare fino all’ultimo: ancora a 97 anni, e nonostante un episodio ischemico che, per fortuna, non ha minato la sua lucidità, era intento a reinventare il proprio modo di operare tracciando sulla carta, con penne a punta fine, elaboratissimi intrecci di linee geometriche con una fermezza della mano impressionante per una persona della sua età. Chi l’ha conosciuto l’ha apprezzato per questa sua perseveranza, per la comunicativa e capacità guardare sempre avanti e di essere fonte di ispirazione per gli altri, coinvolgendoli, se disposti a condividerne i progetti, del tutto alla pari: anche i più giovani a cui non ha mai fatto pesare la sua superiore esperienza.

Un grande abbraccio ideale a un maestro della scultura, – è il cordoglio di Antonio Presti, Presidente della Fondazione Fiumara d’Arte – una delle figure più importanti nel panorama contemporaneo internazionale e uno dei primi artisti del museo a cielo aperto Fiumara d’Arte. Ci legava un grande rapporto di affettuosa stima e di empatia, un artista dal grande cuore e dotato di una straordinaria generosità. Paolo era un artista umile, per bene, un uomo ironico, generoso con tutti, e specialmente con i ragazzi con i quali amava discutere con uno statuto morale di uomo e artista. Era l’anno 1988 quando iniziò la costruzione dell’opera “Una curva gettata alle spalle del tempo”.

Nell’ultimo restauro delle sculture del museo a cielo aperto Fiumara d’Arte, Paolo Schiavocampo insieme ad Antonio Presti si sono confrontati su una nuova proposta di restauro attraverso il processo artistico di conservazione, trasformazione e rigenerazione. E’ nata così una nuova scultura restituendo così una nuova visione.

L’opera originaria di Paolo, come del resto tutte le opere di Fiumara d’Arte, – continua Antonio Presti raccontando questo aneddoto – fu sequestrata per abusivismo. Dopo tanti anni, l’opera fu finalmente dissequestrata e riconsegnata a Fiumara d’Arte con tutta la carpenteria in lamine di metallo. Fu un momento di grande intesa tra me e Paolo, non rimuovere la carpenteria lasciando l’opera di solo cemento armato ma di fare diventare quella carpenteria la pelle dell’opera. A conclusione dei tanti processi e vicissitudini ormai note dalla stampa della Fiumara d’Arte, l’ultimo restauro avviato nel 2016 fu l’occasione di un’azione completamente innovativa rispetto al restauro: rigenerare attorno la scultura madre una nuova opera, una monumentale struttura in acciaio che avvolge armoniosamente l’opera esistente, ed accanto uno stonehenge di marmo rosso di San Marco d’Alunzio”.

Una grande complicità e intesa artistica tra due maestri sempre con una visione al futuro.

Voglio consegnare al futuro – conclude Presti – l’immortalità di un artista che non è solo arte ma dignità, morale, condivisione, complicità, bene comune, che in questa contemporaneità sono doti più che mai rare. Spero che la testimonianza di vita di Paolo possa restituire a tutti una lezione di ammonimento ma anche di crescita e di avanguardia creativa. Esaltiamo la freschezza e innocenza di quest’artista che è stato contemporaneo in ogni istante della sua vita, sempre con spirito d’innovazione e avanguardia creativa. Spero che entro quest’anno si possa inaugurare la sua ultima opera monumentale, per esaltare quella gioia di vivere che paolo ci ha lasciato”.

Paolo Schiavocampo, originario di Palermo, dal 1948 si trasferisce a Milano dove lavora sino agli ultimi giorni della sua lunga e prestigiosa carriera artistica. Pittore e scultore apprezzato in Italia e all’estero, dopo aver studiato architettura, si forma presso le accademie di Milano e Venezia. A New York negli anni ‘70 collabora con Salvatore Scarpitta alle nuove forme plastiche che rivoluzioneranno la scultura degli anni ‘60, tenendo in quel periodo conferenze in diverse università americane, con cui informerà della centralità della ricerca artistica italiana, ed entrando in contatto con i più eminenti rappresentanti dell’informale. Da scultore, in Germania negli anni ‘80, progetta il parco artistico di Hattingen. Per Gibellina Nuova è tra i protagonisti, con burri e Consagra, che donano un nuovo volto alla città terremotata. Di recente raccoglie una delle più grandi sfide dell’arte contemporanea, propostagli dal mecenate e amico Antonio Presti: la rilettura, a quasi trent’anni di distanza, della sua stessa opera “Una curva gettata alle spalle del tempo”, inserita nel contesto museale diffuso della Fiumara d’Arte di Castel di Tusa. Molte personali sono state dedicate al maestro da istituzioni pubbliche e private nel mondo. Opere di Schiavocampo sono parte di importanti collezioni pubbliche e private.

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