Coletta: “il più grande errore della politica messinese? Aver sottovalutato l’effetto De Luca”

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Renato Coletta.

di Veronica Pagano – A più di una settimana dalla “coronazione” a sindaco metropolitano di Federico Basile, delfino di Cateno De Luca, è tempo di ripensare (a mente più fresca) le ragioni dietro il fallimento del centrosinistra quanto del centrodestra, che si presenta tutt’altro che unito e distante da certi “giochi politici”.

Lo abbiamo fatto con Renato Coletta, vicepresidente uscente della IV Circoscrizione, vicino ad essere riconfermato al Consiglio di Quartiere con la lista Coalizione Civica. Molto attivo sul territorio, della “politica di prossimità, vicina alle zone più disagiate” ne fa un suo vessillo. Con lui abbiamo parlato delle amministrative, di De Luca, ma anche del Movimento 5 Stelle e del divorzio tra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte.

D: Movimento 5 Stelle. Qualche giorno fa, Luigi Di Maio, storico volto pentastellato, ha rotto con il partito. Una scissione che avrà sicuramente delle ripercussioni sull’intero movimento. Da ex grillino, qual è il tuo pensiero?

Beppe Grillo con Luigi Di Maio, Nicola Morra e Alessandro Di Battista alla festa del M5S al Circo Massimo, Roma 12 ottobre 2014. ANSA/ANGELO CARCONI

R: Personalmente ho condiviso molti dei princìpi del Movimento 5 Stelle a cui va il merito di diverse misure che ha introdotto. Sono fortemente convinto che, per esempio, il Bonus 110% e soprattutto il Reddito di Cittadinanza abbia svolto una funzione sociale essenziale durante la pandemia, prevenendo certamente gli effetti della crisi economica che (inevitabilmente) ha colpito soprattutto le fasce meno abbienti e ridato dignità a molte famiglie. Ha inciso anche sullo sfruttamento del lavoro, un altro cancro del Paese, imponendo un aumento dei salari e quindi contrastando un diffuso “ricatto occupazionale”.

Le idee di Grillo e Casaleggio erano e sono tuttora condivisibili, ma la gestione di Di Maio e dei suoi sodali ha distrutto un partito. Giuseppe Conte (a mio avviso) ha sbagliato perché avrebbe dovuto fondare un suo partito. Messina è una delle tante città dove si pagano errori indotti da una “gestione suicida” del Movimento. Il primo su tutti? Correre da soli con una lista, precludendoci così di vincere nelle amministrative del 2018, come nella stessa Messina.

Altro limite del Movimento è quello di essere diventato una costellazione di tanti centri di potere costituiti da gruppi di “miracolati” che hanno “tirato a campare” gestendo esclusivamente il simbolo, anziché radicarsi nei territori, rinunciando così a dialogare con le comunità, gli ordini professionali, le associazioni, i sindacati, ecc.
Il Movimento, piuttosto che dialogare con la cittadinanza, si è isolato con discutibili iniziative e un atteggiamento autoreferenziale. Un problema, purtroppo, nazionale che spiega il disastroso riscontro nella recente tornata elettorale. Nonostante qualche consigliere comunale avesse fatto un buon lavoro, si è pagata una gestione insulsa e personalistica del partito, in cui si è sempre puntato su portaborse, parenti e compiacenti, soffocando sempre il confronto interno. Il risultato dimostra la scelleratezza di questa disastrosa gestione da parte di chi, oggi, anziché assumersi le responsabilità di questa pesante sconfitta, continua a dettare legge nel Movimento.

Scissione in casa M5S: gli effetti del giorno dopo a Messina

D: Federico Basile ha vinto al primo turno, contro ogni aspettativa. Perché è stato possibile?

R: La politica messinese, soprattutto la sinistra, ha sottovalutato l’effetto De Luca che, in questi 4 anni, ha organizzato una formidabile campagna elettorale “clientelare”. C’è stata una incapacità da parte di tutte le forze politiche di capire e interpretare le esigenze e gli umori di una comunità che evidentemente ha voluto dare un forte segnale di discontinuità, sia astenendosi dal voto che sostenendo De Luca e il suo candidato. Circa 90mila persone non sono andate a votare. Vogliamo interrogarci sul perché?

D: Cateno De Luca, forte della vittoria a Messina, si avvia alle regionali d’autunno. Come la vedi?

R: Se non si presenta un’alternativa credibile rispetto al “sistema De Luca”, si rischia parecchio. De Luca è molto abile nel parlare di vecchia politica, autoreferenziandosi come l’uomo che, da solo, lotta contro i poteri forti e le segreterie politiche, quando, invece, utilizza proprio gli stessi metodi della vecchia politica. È arrivato a Messina nel momento giusto, quello di massima crisi della politica, presentandosi come il baluardo dell’antipolitica e dell’antisistema… ma proprio lui, che è nato e si è politicamente formato in questi ambienti, utilizza i medesimi sistemi della vecchia politica.

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Cateno De Luca e Federico Basile, nuovo sindaco eletto.

D: Quale città consegna De Luca al suo successore?

R: De Luca è stato il “killer” del decentramento. Ha messo il “bavaglio” alle 6 Municipalità mettendo in gravi difficoltà la popolazione, specie dei villaggi a nord e a sud, letteralmente abbandonati dall’Amministrazione centrale, avendo tolto risorse economiche e potere ai quartieri e facendo confluire i fondi del decentramento alle partecipate, vere e proprie società appaltanti. Le Municipalità non hanno potuto gestire i servizi di manutenzione (spazzamento, manutenzione stradale, illuminazione pubblica, ecc.) perché le ha di fatto esautorate di tutti i poteri. De Luca ha peggiorato le condizioni della città, ma ne siamo tutti responsabili.

D: Secondo te, in cosa si sono caratterizzate queste elezioni rispetto ad altre?

R: Mai come in questa elezione c’è stata la trasversalità del voto: ci sono stati voti che sono stati indirizzati dai candidati di una coalizione verso un’altra. Questo è gravissimo. Questo voto disgiunto dal centrodestra verso Basile non ci dice nulla? C’è stata una commistione di voti e di consensi paurosa. De Luca ha lavorato in questi 4 anni per strutturare questa formidabile macchina da guerra elettorale con un’organizzazione “militare” ed è grazie a questo che ha vinto.

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