LeLaT, trentadue anni d’amore e di vita da celebrare

di Palmira Mancuso – Passione, impegno, resilienza, ma soprattutto amore. Questo si respira entrando alla Le.La.T che anche oggi, come diverse volte accaduto in questi 32 anni di presenza sul territorio, ha celebrato un nuovo inizio, una “resurrezione” per un uomo che ha vinto la sua battaglia contro la tossicodipendenza.

In tanti abbiamo voluto condividere il grande orgoglio di Annamaria Garufi che non ha mai smesso di sorridere e di rimboccarsi le maniche, anche quando quel luogo le ha riservato amare sorprese, minacce, vandalismo: perchè la Le.La.T. è innazitutto un presidio di legalità, il simbolo di una società sana capace di mettersi al servizio di chi non ha avuto scelta o neppure sapeva che esistesse un’alternativa alla cultura della morte.

In una giornata commovente ecco la presenza di molti al Rione Mangialupi dove ha sede la struttura: a partire dalla direttrice Gabriella Calabrò, gli operatori visibilmente felici, il Sindaco e il Questore, gli uomini e le donne che la Lelat accoglie e sostiene nel faticoso cammino di libertà dalla tossicodipendenza.

A puntellare “i perchè” di questa esperienza che prosegue da oltre trentanni, ci ha pensato Padre Scalia, che dall’alto dei suoi 19 anni (allo specchio) ha ricordato il valore imprescindibile dell’uomo e il vero cruccio di Gesù, quello di farci vivere consapevoli delle scelte che facciamo, nella speranza di salvare noi stessi e la vita di chi ci circonda. Una riflessione sul senso di comunità e sulla responsabililtà individuale che non possono essere che interconnessi, come sottolineato dal gesto finale  che ci ha visti tutti uniti, mano nella mano, per consegnare a Marcello (che c’è l’ha fatta) la certezza che “insieme ce la faremo”.

Nel cammino della LeLaT si aggiunge un altro segno dei tempi: la Tenda della Pace, un luogo di preghiera e meditazione in cui mani abili hanno disegnato Gesù e Ghandi, in un ideale di comunione tra i popoli. Uno spazio che sarà a disposizione degli ospiti, una zona “protetta” in cui ascoltare il proprio bisogno di pace interiore. Un luogo di ringraziamento. Perchè come dice Annamaria Garufi, “grazie è l’unica parola che posso pronunciare oggi”.

 

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it