MAFIA, POLITICA E MAZZETTE: CONDANNATO SALVATORE STERRANTINO (PDL) EX ASSESSORE DI GIARDINI NAXOS

 

Mazzette per velocizzare il pagamento di alcuni stati di avanzamento lavori al cimitero di Giardini Naxos appaltati dall’amministrazione comunale ad un imprenditore catanese. Una richiesta di pagamento che l’ex assessore  e  capogruppo del Pdl del Comune ionico Salvatore Sterrantino, faceva “spalleggiato” da  Camillo Brancato, ritenuto dagli inquirenti il referente locale del clan catanese dei Laudani.

Si conclude con una sentenza a quattro anni e mezzo di reclusione l’inchiesta avviata dal sostituto della DDA Fabio D’Anna a carico di Salvatore Sterrantino, 55 anni, arrestato nel giugno scorso dai carabinieri di Taormina mentre intascava una “mazzetta” da 2.000 euro giudicato con rito abbreviato, che prevede uno  “sconto” di pena,  celebrato a Messina davanti al gup Massimiliano Micali. Sterrantino, ritenuto colpevole, è stato anche condannato all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e all’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per due anni.

Il  centro di questa vicenda c’è l’inchiesta gestita dal sostituto della Distrettuale antimafia di Messina Fabio D’Anna e dal collega della Procura ordinaria peloritana Fabrizio Monaco, su una storia di “dazioni ambientali” da parte di un imprenditore etneo all’ex capogruppo giardinese del Pdl, che andò avanti per mesi e vide al centro proprio Sterrantino.

L’imprenditore coinvolto nell’inchiesta inizialmente aveva negato, ma poi era stato costretto ad ammettere di aver dovuto pagare “per poter continuare a lavorare”.

Sterrantino è un politico molto conosciuto nella zona ionica, fin dagli anni ’90 e che a  Giardini oltre a ricoprire l’incarico di assessore comunale è stato anche presidente del consiglio comunale.

I carabinieri della Compagnia di Taormina, nel corso delle indagini, hanno verificato che il politico incontrò l’imprenditore alla presenza di Brancato e, quest’ultimo, proprio per convincerlo a pagare, si sarebbe presentato come esponente del clan mafioso catanese dei “Mussi ‘i ficurinnia”.

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