CANTIERI NAVALI PALUMBO: LAVORATORI REINTEGRATI DAL GIUDICE MA NON DALL’AZIENDA, LETTERA AL PREFETTO

 

A seguito dei licenziamenti verificatesi al Cantiere Navale Palumbo, rimasti tali nonostante i reintegri dei lavoratori ordinati dal Giudice del lavoro, uno dei quali con sentenza esecutiva, l’assemblea dei lavoratori ha conferito mandato alle organizzazioni sindacali, in particolare F.L.M.U. CUB e OrSA, per la dichiarazione di tre ore di sciopero che si terrà mercoledì 23 maggio dalle ore 9,00 alle ore 12,00.

Durante la protesta, dalle ore 9,30 alle ore 12, circa 30 lavoratori terranno un SIT-IN pacifico all’ingresso della Prefettura di Messina auspicando che una rappresentanza possa essere ricevuta per dettagliare a S.E. il Prefetto Alecci gli ultimi risvolti dell’annosa vertenza che senza l’Autorevole mediazione delle Istituzioni è destinata all’inasprimento del conflitto.

Di seguito il testo integrale della lettera che i lavoratori hanno scritto al Prefetto.

“Eccellenza, siamo ancora costretti a rivolgerci alla sede Istituzionale del Governo per denunciare le diatribe che periodicamente si innescano nella nota vertenza in atto ai Cantieri Navali Palumbo e spesso scadono in scontri personali che nulla hanno a che spartire con le relazioni sindacali e con l’interesse della collettività. Sua Eccellenza ha avuto modo di prendere atto dei toni aspri in cui si consuma il contenzioso che non trova sbocco nonostante le autorevoli mediazioni che si sono succedute. In sede Prefettizia l’azienda ebbe modo di annunciare con “forza” procedimenti legali contro alcuni lavoratori che avrebbero danneggiato illecitamente l’impresa, ebbene, a seguito dei licenziamenti preventivi, giunti con estrema celerità prima degli avvisi di garanzia o eventuale pronunciamento del Giudice, le scriventi organizzazioni sindacali hanno inteso garantire tutela legale ai lavoratori interessati e al contempo denunciare la giustizia sommaria che periodicamente l’impresa pone in essere sostituendosi alle sedi deputate ad emettere il giudizio definitivo. Nel caso specifico di un lavoratore recentemente licenziato il Giudice ha ORDINATO L’IMMEDIATO REINTEGRO NEL POSTO DI LAVORO giudicando inconsistenti i motivi del licenziamento, sentenza prontamente impugnata dalla Palumbo S.p.A. che ha presentato reclamo senza reintegrare il dipendente, rimasto senza salario pur essendo il capo famiglia di un nucleo familiare monoreddito. Il ricorso dell’azienda è stato RIGETTATO e il Giudice ha RIBADITO e CONFERMATO il REINTEGRO ESECUTIVO del lavoratore. Esauriti tutti gli strumenti legali per licenziare il nostro rappresentato, la Palumbo S.p.A. ha “riesumato” una contestazione risalente all’anno 2009 per sospendere il lavoratore con rinnovate motivazioni. Solo per evidenziare la pretestuosità dell’iniziativa aziendale, riteniamo utile precisare che la contestazione disciplinare alla base della nuova sospensione del lavoratore, reintegrato per ben due volte dal Giudice del lavoro, è relativa ad una presunta assenza in occasione di una visita domiciliare del medico di controllo inviato dall’INPS durante una fase di malattia dello stesso dipendente. Premesso che per tali motivazioni non si è mai proceduto alla sospensione di un lavoratore, neanche ai Cantieri Navali Palumbo, la vicenda assume i connotati della persecuzione personale a seguito del ricorso presentato dal lavoratore interessato conclusosi con la recente comunicazione dell’INPS che ha ACCOLTO la documentazione prodotta dal malcapitato ritenendola IDONEA a giustificare la contestata assenza. Nonostante tutto il dipendente è ancora sospeso e senza salario, in buona sostanza non sono state sufficienti due sentenza del Giudice del Lavoro e la comunicazione con cui l’INPS giustifica l’assenza del lavoratore risalente all’anno 2009 per far recedere la Palumbo dall’obiettivo licenziamento… Eccellenza, ci si deve rassegnare passivamente a questa forma di giustizialismo aziendale? Quale altra fantasiosa accusa dobbiamo preparaci ad apprendere da parte di un azienda che ha deciso di licenziare i lavoratori messinesi e non accenna a ripensamenti neanche al cospetto delle sentenze esecutive del Giudice del lavoro? Esaurita la mediazione sindacale e percorsa pazientemente la strada legale quali strumenti restano al sindacato per tutelare i lavoratori dalle descritte vessazioni? Forse si aspetta il gesto estremo figlio della disperazione prima di intervenire fattivamente? Quello appena descritto è solo il caso che si pone ad emblema di altri licenziamenti rimasti tali nonostante le sentenze favorevoli ai lavoratori, alla luce dei fatti prende corpo il sospetto che le provocazioni sistematiche siano finalizzate ad innescare reazioni incontrollate dei lavoratori per poi gridare allo scandalo, affermare che a Messina non ci sono le condizioni per fare impresa e giustificare così le annose omissioni aziendali abbondantemente denunciate dalle scriventi…

Intanto resta violato il capitolato d’appalto che a seguito della concessione del cantiere messinese alla Palumbo S.p.A. prevede assunzioni e investimenti sul territorio ma fino ad oggi abbiamo visto solo licenziamenti, tribunali e accuse contro la città… Signor Prefetto, ci duole doverLe comunicare che a questo punto l’azione squisitamente sindacale si è abbondantemente esaurita, fallito ogni tentativo di confronto con l’azienda i nostri interventi sono finalizzati unicamente a mitigare la rabbia dei lavoratori per evitare malaugurati risvolti che potrebbero coinvolgere l’ordine pubblico. Fino a quando ci riusciremo? I licenziamenti SISTEMATICI hanno innescato fra i lavoratori ansia e insicurezza che aggiunti alla paura per la crisi internazionale formano una miscela esplosiva che il sindacato, da solo, non può più contenere. Nell’ultima assemblea i lavoratori hanno deciso all’unanimità di riaccendere i riflettori sulle loro legittime paure attraverso un sit-in pacifico in Prefettura dove intendono dettagliare personalmente a Sua Eccellenza la loro condizione di lavoro resa ormai invivibile e per denunciare l’umiliazione che si prova ad essere messi fuori dal cantiere con accuse infamanti dopo aver dedicato la vita all’onesto lavoro e alla famiglia.”

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