STRATEGIE MILITARI E AEREOPORTI CIVILI: I DRONI NEI CIELI SICILIANI FANNO PAURA, SUL “TIMES” I DUBBI DEGLI ESPERTI

 

Vi è mai capitato di sentire un forte rombo ma on vedere nulla alzando lo sguardo verso il cielo? Avete con molta probabilità assistito al velocissimo passaggio di un drone, un esemplare di quei sofisticati aerei militari, guidati senza piloti, che sfrecciano a 400 km l’ora comandati a distanza da stazioni fisse o mobili e che in questi giorni, in Sicilia, stanno volando con grande frequenza per raggiungere le zone di Birgi e Sigonella, due fra gli aeroporti militari strategicamente più importanti dell’Isola.

Ma l’attività militare in questo periodo estivo sta creando disagi  viste le  limitazioni al traffico aereo che interessano l’aeroporto di Trapani Birgi, e quello di Catania Fontanarossa. Secondo quanto rilevato dall’associazione antimafie “Rita Atria” “ la mattina dell’1 giugno sono state emesse tre notificazioni ai piloti di aeromobili (NOTAM, acronimo di “Notice to airmen”, ovvero comunicazioni tecniche o logistiche relative alla sicurezza del traffico aereo) in transito dallo scalo trapanese che impongono la sospensione delle procedure strumentali standard nelle fasi di accesso, partenza e arrivo degli aerei, dall’1 giugno al 29 agosto 2012. I NOTAM, distinti rispettivamente con i codici B3990, B3991 e B3992, specificano che le sospensioni sono dovute all’“attività degli Unmanned Aircraft”, gli aerei senza pilota utilizzati per le operazioni di spionaggio, guida di attacchi aerei e lancio di bombe teleguidate e missili”.

Nello scalo di Catania Fontanarossa, invece, i piloti civili sarebbero stati allertati già dallo scorso 8 marzo, e fino all’1 settembre prossimo – secondo quanto scrive il giornalista Antonio Mazzeo sul suo blog – “devono rispettare procedure molto più complesse per evitare il rischio collisione con i velivoli teleguidati”.

Un rischio che non è eccessivamente allarmistico, stante anche l’odierna notizia riportata dall’agenzia TMnews di una inchiesta pubblicata dal Times di Londra secondo cui un “gruppo di ricercatori americani ha fabbricato un ordigno da appena mille dollari (poco più di 800 euro) che sarebbe in grado di dirottare un drone – scrive il quotidiano londinese – aggiungendo che la rivoluzionaria scoperta rischia di trasformare i velivoli senza pilota (o APR) in armi terroristiche. Lo strumento – definito “GPS spoofer”, o “inganna GPS” – è stato fabbricato dall’equipe del professor Todd Humphreys, specialista in radio-navigazione dell’università di Austin in Texas.

La tecnica sfrutta alcuni punti deboli nella comunicazione tra il drone e i satelliti per modificarne le coordinate e il tempo. In questo modo un drone può essere dirottato o anche distrutto deliberatamente. Lo “spoofer” di fatto invia un segnale GPS più potente di quello satellitare.

“Sono preoccupato di possibili schianti contro altri velivoli, ma anche contro edifici” ha ammesso il professor Humphreys interpellato dal quotidiano londinese. La notizia dell’ordigno – costruito con componenti molto facili da trovare, che poggiano invece su un software sviluppato ad hoc – arriva proprio mentre gli Stati Uniti si preparano ad aprire i loro cieli a una nuova flotta di droni commerciali che dovrebbe essere autorizzata entro il 2015. Gli analisti hanno predetto che decine di compiti saranno affidati in un prossimo futuro a queste anonime macchine volanti: dal lavaggio dei vetri di un grattacielo alla protezione delle star dai paparazzi.

In teoria, i droni militari Usa che usano un altro sistema Gps, cifrato, potrebbero essere vulnerabili a simili attacchi. Anche se penetrare nel sistema Gps militare sarebbe “molto difficile, se non impossibile” secondo Humphreys.

Un ex consulente per la componentistica elettronica dell’aeronautica Usa, Robert Densmore ha recentemente dichiarato al Christian Science Monitor che “anche i Gps da combattimento più moderni sono molto suscettibili. Non direi che è facile (violarli), ma la tecnologia per farlo esiste già”.

Intanto ieri 27 giugno, alle 10,30, nel piazzale della vecchia aerostazione di Fontanarossa, si è tenuto un presidio per sensibilizzare sul tema della necessità di smilitarizzare Sigonella  teatro delle esercitazioni dei droni. “32 anni dopo la strage di Ustica – scrivono gli organizzatori del presidio  – le condizioni di sicurezza dei nostri cieli continuano a peggiorare . A dispetto della crisi in atto il governo rifinanzia le missioni di guerra, mentre si perpetuano e si moltiplicano le servitù militari nel nostro territorio per garantire agli USA le pratiche guerresche per il controllo del mondo. La base americana di Sigonella è attualmente teatro delle esercitazioni dei DRONI (aerei telecomandati senza pilota), mentre l’installazione del MUOS (sistema di controllo radar satellitare) a Niscemi, oltre a devastare la vita e l’ambiente, impedirà , a causa delle interferenze provocate dalle onde elettromagnetiche, l’apertura dell’aeroporto di Comiso creando ulteriori situazioni di rischio per i voli di Fontanarossa e per le popolazioni interessate in un raggio di circa 140 KM.E’ ora di dire basta.”

 

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