NON MI UCCISE LA MORTE: IN UN FUMETTO LA STORIA DI STEFANO CUCCHI

 

Nel “paese dell’amore“, la tortura e l’omicidio di stato stanno diventando la norma – una regola non scritta ma ampiamente e ferocemente praticata nel silenzio dei molti e nella quasi totale impunità del “braccio armato” e degli esecutori materiali di turno. Gli allarmi di Amnesty International e di altre organizzazioni umanitarie sulla salute e il rispetto dei diritti individuali in Italia, trovano ogni giorno di più tragica conferma.

Il libro di Luca Moretti e Toni Bruno (Non mi uccise la morte, Castelvecchi Editore, 2010, ora liberamente scaricabile dalla rete), partendo dalla ricostruzione delle vicende relative all’assassinio di Stefano Cucchi, getta luce su un intero panorama sempre più pervasivamente caratterizzato dalla prassi del sopruso istituzionale a danno dei soggetti individuati come deboli, come portatori di disagio e di presunte devianze. Ricordate? Per il prode e solerte Ministro della Giustizia, il dott. Angelino Alfano, Stefano Cucchi è morto per una “caduta accidentale dalle scale”; mentre per l’integerrimo, cattolicissimo Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, dott. Carlo Giovanardi, “è morto perché anoressico, drogato e sieropositivo”. Non un barlume di umana pietà in queste parole, né, successivamente, a verità acclarata, un ben che minimo accenno di scuse ai familiari e all’opinione pubblica: un silenzio assordante che la dice lunga sul sentire morale dei dirigenti del partito dell’amore.

Leggete e diffondete questo libro: una forma di resistenza civile e democratica e una denuncia ferma della deriva autoritaria delle istituzioni di cui non bisogna farsi in alcun modo complici. E la complicità è anche quella di chi fa finta di niente, di chi dice che sono cose che possono capitare, che ovunque esistono delle mele marce… Peccato che le mele marce comincino a emanare un tanfo talmente irrespirabile da gettare una luce sinistra sul numero degli infetti e sulla vastità e diffusione dell’infezione.

Di seguito trovate il saggio di Cristiano Armati che chiude il lavoro di Luca Moretti e Toni Bruno: la fotografia che ne esce, molto probabilmente, è solo quella della parte superiore di un iceberg di cui ancora ci sfuggono la profondità e i confini. (fm- rebstein.wordpress.com)

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