MESSINA E LA DEMOCRAZIA CORROTTA

 

Non è ancora partita la nave di capitan Crocetta che in riva allo Stretto si moltiplicano incontri assembleari, cantieri e autocandidature per la poltrona di Palazzo Zanca. Saranno già una mezza dozzina i papabili a loro insaputa e a loro saputa per succedere all’irraggiungibile Peppino Buzzanca e alla sua Giunta.

Già lo scorso maggio l’architetto Tinaglia aveva solennemente presentato la sua, di candidatura, seguito dagli amici di Renato No Ponte. Il primo presentava e ripresentava piattaforme e meravigliose idee, il secondo tentava di mostrare un distaccato piacere nei confronti dei fans che lo presentavano alla rete nelle classiche vesti di pacifista a tempo pieno. E poi via via molti altri. Il principe del sindacato istituzionalizzato, l’ex assessore, l’ex sindaco, il/i docenti universitari, oltre i nomi di sempre spifferati dai corridoi delle segreterie partitiche. Ardizzone per primo, poi Garofalo, Miloro, Scoglio, Beninati e qualche “notabile a disposizione”. Sicuramente un rappresentante grilliano doc. Un lombardiano. Un genovesiano. Insomma più crescono le notizie di dissesto del Comune, ancora di più aumentano i salvatori della patria. Tutti interessati al bene comune, al futuro della città, alla rinascita peloritana.

Più aumenta la disgregazione sociale, più cresce la voglia di “scendere in campo”.

Più si allontanano i cittadini dalla politica maggiore è l’offerta.

Insomma i cortigiani del popolo crescono. Non si vedono, francamente, le risposte concrete da dare ai problemi della città. Magari si inventeranno slogan, qualcuno che può costruirà costosissime campagne pubblicitarie elettorali e macchine del consenso, certamente scarsamente diffusa sarà la ricerca della serietà e della verità.

Come affrontare e risolvere il problema dell’ATM, dei Rifiuti, della mobilità e del passaggio dei Tir? O la questione incancrenita dei servizi sociali e del disagio. E la questione lavoro, formazione, istruzione? Insomma ci sarebbe da lavorare per costruire ipotesi concrete, aggregazioni tra ceti sociali, tra mondo produttivo e società civile attiva e creativa.

Si rischia di sprofondare i una squallida campagna elettorale dove i partiti (tutti elettoralmente sconfitti alle ultime regionali) cercheranno rivincite e resa dei conti tra gli schieramenti e al loro interno.

I piccoli partitini, quelli che il 5% non lo raggiungeranno neppure gettandosi dal pilone, alla fine accetteranno quello che da Roma diranno.

Pessimismo? Disincanto? No, credo di no. Semplicemente desiderio di scuotere le pigrizie mentali, di annullare gli egoismi e le autoreferenzialità. C’è bisogno di inclusione, di lavoro e confronto. Mancano circa quattro mesi e, forse, un qualcosa di nuovo e vincente potrebbe nascere. (SARO VISICARO)

 

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