VERTENZA TRISCELE: L’AZIENDA SI RIFIUTA DI TRATTARE FINCHE’ NON AVRÀ VENDUTO (E MONETIZZATO) I TERRENI

 

Patruni e sutta. Un vecchio slogan che ben si addice  rappresentare la vicenda “made in sicily” che vede contrapposta da un lato la famiglia Faranda, dall’altro i lavoratori fermi ormai da un anno e mezzo. Torna il braccio di ferro dopo l’assenza dell’azienda al tavolo di trattative previsto oggi in Prefettura.

Davanti al Prefetto Trotta era infatti stato previsto un incontro per avviare le procedure sul Piano industriale indispensabili ad attivare la cassa integrazione per i 41 lavoratori, ma la famiglia Faranda non si è presentata facendo sapere di non essere disponibile ad avviare alcun processo fino alla monetizzazione dei terreni dove oggi sorgono gli stabilimenti.

“Un passo , quello compiuto oggi dai Faranda, che lascerà senza alcun sostegno al reddito i 41 lavoratori per i quali il prossimo 31 dicembre scade la cassa integrazione in deroga” spiegano i rappresentanti sindacali di Flai Cgil Fai Cisl e Uila Uil  Messina che nel pomeriggio, nel Saloncino della Cgil di Messina, hanno indetto un’assemblea per decidere le forme e il calendario delle proteste che inevitabilmente scatteranno già a partire dalle prossime ore.

 

Nel corso dell’assemblea tra i segretari generali  di Flai Cgil Fai Cisl e Uila Uil  Messina, Mastroeni, Cipriano e Orlando, e i lavoratori si è deciso di riprendere  già  da domani mattina il presidio di protesta davanti allo stabilimento di via Bonino. Nel contempo, lavoratori e sindacati  incontreranno il Commissario della città di Messina, dott. Croce, il presidente della Provincia regionale, Ricevuto, e il presidente dell’associazione degli industriali, dott. Blandina per impegnarli sull’individuazione di un percorso risolutivo della vertenza, “che non riguarda solo gli attuali lavoratori ma una storica attività produttiva che la città si deve impegnare a difendere e preservare”, spiegano Mastroeni, Cipriano e Orlando- . A questo proposito è stata altresì convocata per lunedì 19 alle ore 16 presso la Cgil di Messina di via P. Frumentario, una riunione alla quale si sollecita la partecipazione di tutta la deputazione regionale e nazionale messinese.

Il presidio e questi incontri hanno l’obiettivo di far modificare radicalmente la posizione della famiglia Faranda nel corso dell’incontro già fissato dalla Prefettura per giovedì 22 novembre alle ore 12.30.

Per il sindacato “Non è accettabile che la famiglia Faranda abbia utilizzato per i propri obiettivi disgiunti da quelli di interesse generale,  la Prefettura di Messina che negli ultimi 12 mesi ha sollecitato il Comune e il Comitato urbanistico regionale per chiudere positivamente l’iter del cambio di destinazione d’uso dei terreni. Lo stesso Consiglio comunale – ricorda il sindacato-, che nel novembre 2011 ha deliberato circa il cambio di destinazione, aveva precisato che tale scelta era stata realizzata per difendere l’attività produttiva anche se in altro sito. I lavoratori si sentono traditi dopo mesi e anni di promesse e dopo che gli stessi hanno addirittura trascorso una notte occupando il Consiglio comunale per ottenere la delibera del cambio di destinazione d’uso”.

Ad alimentare la frustrazione e la indignazione di lavoratori e sindacati, la circostanza che all’atto del passaggio dell’azienda da Heineken alla famiglia Faranda, i lavoratori stessi sottoscrissero presso l’ufficio provinciale del lavoro una liberatoria sui TFR (trattamenti di fine rapporto) che agevolò e consentì alla famiglia Faranda non solo l’acquisizione dell’azienda ma anche una più agevole gestione dell’avvio dell’attività in termini di liquidità.

I parlamentari e la città tutta che hanno creduto nelle dichiarazioni rilasciate dalla famiglia Faranda circa la ripresa, seppure in altro sito, dell’attività produttiva, oggi si trovano di fronte ad una posizione di egoistica chiusura legata solo ai propri interessi economici e speculativi.

“Se la famiglia Faranda – osserva duramente Giovanni Mastroeni, segretario generale Flai Cgil Messina- non parteciperà al prossimo incontro in Prefettura del 22 novembre modificando atteggiamento, presentando il Piano industriale e richiedendo la Cassa integrazione straordinaria indispensabile ad evitare il licenziamento dei 41 dipendenti, si assumerà per intero la responsabilità dell’inasprirsi della lotta con tutte le imprevedibili conseguenze sia in termini di dramma sociale che di ordine pubblico, sia di fronte ai i lavoratori che all’intera città”.

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