ENTE TVE: “STABILIZZAZIONE? BISOGNEREBBE INDIRE UN CONCORSO”, INTANTO E’ PRONTA LA NUOVA STAGIONE

 

Nel marasma di una Messina magra e glabra, la situazione del Teatro Vittorio Emanuele non ha di certo contribuito alla rinascita, tanto attesa, della città. 
I lavoratori con i sindacati rivendicano i propri diritti, nella difesa non solo dell’operato, ma anche dell’intero teatro stesso, con l’intento di non far morire un così importante polo culturale. Dopo la sospensione di un presidio durato quasi un mese, le polemiche non finiscono, segnale di una profonda e complessa condizione del teatro. 
Davanti ad una spending review che non sta risparmiando alcun ente, anche il teatro ha dovuto subire un drastico taglio di contributi che già risultavano essere esigui.
La questione più scottante e quasi impossibile da risolvere riguarda la pianta organica: «nel 2006 – dichiara l’ente- abbiamo presentato una pianta organica alla Regione, che, dopo quattro anni, l’ha restituita non approvata. Per fare ad oggi una pianta seria, non possiamo redigerla con un totale di 64 dipendenti, eccessivi per questo ente, ma dovremmo operare un taglio drastico che non ci sentiamo di adottare dal momento che molti lavoratori vivono di questo stipendio e alcuni di loro adempiono egregiamente i loro compiti.»
L’ente si difende dalle accuse di aver appiattito il livello culturale del teatro: «negli ultimi anni possiamo contare davvero tante iniziative: l’unica, in Italia, rassegna di teatro contemporaneo offerta soprattutto agli universitari, repliche degli spettacoli offerta da quasi tutte le compagnie per gli studenti di Messina e provincia, favole per bambini da 4 a 10 anni, fiabe musicali per le scuole medie inferiori, teatro ragazzi nella sala Laudamo. Grazie ai tanti progetti promossi, hanno lavorato ben 45 attori messinesi, cosa che non accade neanche al teatro di Catania.»
Ma la nota dolente è il consuntivo 2010-2011. La mancata approvazione ha causato il mancato arrivo degli stipendi dei lavoratori a tempo indeterminato, tant’è che l’ente riconosce le sue colpe: «è giusto dire che su di noi ricadono alcune responsabilità: a causa di affidamenti sbagliati, siamo stati costretti a consegnare il consuntivo 2010 al commercialista dott. Santamaura, che ha già inviato il bilancio ai revisori dei Conti. Ovviamente questo provvedimento ha causato una spesa in più, ragion per cui abbiamo chiesto l’arrivo di una persona dell’Assessorato che potesse supportare concretamente i lavoratori sul piano della contabilità, senza ricorrere a spese aggiuntive, ma, purtroppo, non abbiamo ricevuto alcuna risposta.»
Sulla condizione di precarietà dei professori d’orchestra, il quadro appare controverso. L’ente è cosciente dell’esistenza del famoso articolo 136 (“Una quota del 20 per cento del contributo in favore dell’Ente autonomo regionale teatro di Messina è destinata, a decorrere dall’esercizio finanziario 2005, alla stabilizzazione dell’orchestra del Teatro Vittorio Emanuele di Messina.”ndr.), ma giuridicamente non è stata data alcuna interpretazione al termine “stabilizzazione”: «se dovessimo intenderlo come lavoro a tempo indeterminato- continua l’ente- dovremmo indire un concorso per titoli ed esami, dal momento che ai tempi gli orchestrali si sono insediati dopo aver eseguito una prova iniziale, ma le leggi cambiano e ciò non può essere mantenuto. Tra l’altro garantire in maniera permanente l’orchestra significherebbe annullare le altre iniziative culturali che da sempre l’ente ha voluto mandare avanti. Capiamo, tuttavia, la condizione di precarietà e infatti prima di quest’estate avevamo presentato un progetto di collaborazione con il teatro di Taormina, ma anche qui nessuno ci ha dato alcuna risposta. Abbiamo altresì progettato un concerto in ricordo del contrabbassista recentemente scomparso Pippo Mafali e un altro, organizzato dal fratello, costituito interamente da brani del musicista.»
Nonostante i gravi disagi, l’ente sta per lanciare la nuova stagione spettacoli per il 2013 (pronta già da qualche mese), anche se le irrisorie somme in cassa non lasciano ben sperare. (CLARISSA COMUNALE)

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