SERIE A, IL PUNTO: LO SPEZZATINO PREMIA IL NAPOLI

 

Doverosa premessa: l’italiano allo spezzatino preferisce il polpettone. Non ce ne vogliano Lega Calcio e Pay TV, il cliché della contemporaneità era stato abbandonato da tempo, d’accordo, ma spalmare un turno di campionato in quattro giorni su sei fasce orarie diverse appare francamente eccessivo, specie se si riservano alla domenica pomeriggio gare tutt’altro che esaltanti. 

Nella giornata di oggi si sono disputati due degli attesissimi posticipi di questa 14ma giornata di campionato. Alle 19 sono scese in campo Cagliari e Napoli, entrambe in formazione rimaneggiata: Cavani, Pandev, Cossu e Astori gli assenti più illustri. Massimo risultato con il minimo sforzo per i partenopei che, dopo esser stati salvati due volte dai legni, hanno espugnato l’Is Arenas -alla prima con tutti i settori aperti- grazie ad una rete di Hamsik, bravo al 73’ a sfruttare uno sfortunato tocco di Ekdal per poi battere Agazzi in uscita con un bel tiro a giro. Con questa vittoria gli uomini di Mazzarri balzano al secondo posto e mettono nel mirino la Juve, ormai distante solo due lunghezze.

In prima serata è stata invece la volta dell’Inter, uscita con le ossa rotte dalla sfida del Tardini contro il bel Parma di Donadoni. La svolta alla mezzora della ripresa quando il giovane Sansone, con un mezzo coast to coast, penetra come lama nel burro tra le larghe maglie della difesa interista e supera Handanovic con una staffilata sul primo palo. Questa volta non ci sono alibi arbitrali che tengano e la miseria di un punticino raccolto nelle ultime tre gare rappresenta il fedele specchio di una squadra che, dopo l’exploit da fumo negli occhi di Torino, pare non sapere più vincere e scivola al terzo posto in classifica.

Proseguendo lo screening, domenica sera a San Siro è andata in scena una grande classica del calcio italiano, Milan – Juventus, e l’incrocio milanese si è rivelato nuovamente amaro per i bianconeri che, dopo aver perso l’imbattibilità assoluta contro l’Inter, hanno lasciato strada anche all’altra compagine meneghina, impostasi per 1-0 grazie ad un rigore di Robinho poi rivelatosi inesistente già al primo replay.  Nell’occhio del ciclone il solito Rizzoli, sulla carta miglior arbitro italiano (già inserito nella lista dei pre convocati per il mondiale brasiliano del 2014), la cui topica sull’intervento di Isla, forse su input dell’arbitro di porta De Marco, fa il paio con il celeberrimo “gol di Muntari” e condanna i piemontesi alla seconda sconfitta stagionale. Dal punto di vista squisitamente tecnico, il big match è rimasto tale solo nelle intenzioni, con poco da segnalare al di là dell’episodio del penalty. Marchisio e compagni hanno, infatti, clamorosamente toppato l’approccio alla partita finendo col regalare l’intero primo tempo agli avversari e solo nell’ultimo quarto d’ora della ripresa, pigiando un minimo sull’acceleratore, han cercato vanamente di agguantare il pari. Una Juve troppo brutta per essere vera, insomma, specie se paragonata a quella che qualche giorno prima aveva schiantato con un perentorio 3-0 i campioni d’Europa del Chelsea. Di contro, il Milan è apparso decisamente molto più “sul pezzo” e per nulla distratto dalle chiacchiere presidenziali della vigilia su Pato e Allegri. I rossoneri non si sono mai resi pericolosi ma hanno gestito il vantaggio, rischiando pochissimo e vincendo tutti gli scontri diretti in campo, specie sulle fasce dove il giovane De Sciglio e Constant l’han fatta da padroni contro gli spaesati Asamoah e Isla. 

Venendo adesso al pirotecnico pareggio per 2-2 tra Torino e Fiorentina, va detto che i viola, presentatisi all’ombra della Mole privi di due uomini chiave come Jovetic e Pizarro ed ulteriormente penalizzati dagli infortuni occorsi nel primo tempo a Toni ed Aquilani, sono comunque riusciti a tenere botta, recuperando due volte lo svantaggio e cercando il colpaccio fino alla fine. Un’altra prova di maturità superata, il canovaccio imbastito da Montella regge ed il terzo posto che vale i preliminari di Champions è realtà, sia pur in coabitazione con l’Inter.

Seguitando con Pescara – Roma, vien da pensare che il vecchio brocardo latino “Nemo propheta in patria” non si addica particolarmente a Zdenek Zeman che, tornato in Abruzzo dopo la cavalcata trionfale dello scorso anno, alla guida dei giallorossi ha espugnato l’Adriatico grazie al tap-in in avvio di gara di Mattia Destro, lesto a ribadire in rete una punizione di Totti non trattenuta da Perin, per 3 punti che valgono l’aggancio momentaneo ai cugini della Lazio al quinto posto.

Dopo una settimana costantemente rinfocolata dalle polemiche del grande ex Pietro Lo Monaco, spintosi persino a paragonare la rilevanza in seno alla società etnea del presidente Pulvirenti a quella dell’autista del pullman sociale, nel derby di Sicilia di sabato il Palermo ha superato il Catania per 3-1 grazie al centesimo gol in serie A di Fabrizio Miccoli ed alla doppietta del redivivo Ilicic. Di Lodi il gol della bandiera, bello quanto inutile.

Nelle altre partite della domenica pomeriggio più soporifera degli ultimi anni, sorrisi sotto la lanterna grazie ai successi di Sampdoria (1-0 al Bologna ridotto in inferiorità numerica dal 5′ del primo tempo) e Genoa, in trasferta contro l’Atalanta per la prima vittoria dell’era Delneri. E’ finita invece a reti bianche al Bentegodi tra Chievo e Siena. Chiuderanno il quadro di questo interminabile turno di campionato domani sera Lazio e Udinese, che si sfideranno sul prato dell’Olimpico a partire dalle 20 e 45. (JODY COLLETTI)

 

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