L’AMARCORD DI ALFANO E IL “ONEMAN SHOW” DI RICEVUTO: MA I NUMERI DEL PDL NON SONO QUELLI DI UNA VOLTA

 

 

Appena qualche giorno dopo l’incontro che ha avuto come protagonista il candidato premier del Pd, PierLuigi Bersani, si torna tutti al PalaAntonello per assistere al comizio (anche se ormai il termine sembra essere diventato retrò) del segretario nazionale del Popolo delle Libertà, il siciliano Angelino Alfano. Bè non proprio “tutti” in realtà. Nonostante la presenza importante di società civile e supporters stanati dai circoli cittadini, l’affluenza non è paragonabile a quella di quanti accorsi al seguito dell’antagonista del Partito democratico.

Bandiere sventolanti e hostess in tailleur scuro, ex assessori e consiglieri del centro destra occupano le prime file. In sottofondo, l’inno del Pdl riecheggia in sala (e per i meno indottrinati, il video relativo ha anche i sottotitoli come al karaoke) e non si può fare a meno di notare una somiglianza abbastanza netta con la più nota canzone dei GemBoy, sì sì, proprio quella sui cartoon!

 Il delfino del Cavaliere non si fa attendere e alle 18.37, dopo un piccolo botta e risposta con i giornalisti e i saluti ad amici e colleghi “di vecchia data”(come ci terrà lui stesso a sottolineare) sale sul palco a fianco del presidente della Provincia Regionale di Messina. E’ proprio l’evergreen Nanni Ricevuto ad introdurre l’ospite. “Ciao Angelino”. “Ciao Nanni. Come stai?” “Un po’ raffreddato ma in forma” .

Inizia come un colloquio tra vicini,al bar sotto casa, l’appuntamento con gli elettori. Insieme ai due, calcano il  palcoscenico i candidati a Camera dei Deputati e Senato della Repubblica del partito di Berlusconi (Castiglione,Acuino,Piccolo e Garofalo -”uno dei perni del Pdl a Messina” commenta il padrone di casa-, Mancuso e Passaniti) ; ma non basta, prima di entrare nel vivo, Ricevuto chiama in causa anche il neo deputato dell’Ars l’on. Nino Germanà (“un altro perno del Pdl a Messina” lo introduce) e parte una claque paragonabile alla curva sud degli anni d’oro dell’ FC  Messina.

Si inizia così e a tener banco è un Ricevuto versione “one man show” : dirige il coro della platea durante l’esecuzione dell’inno di Mameli , fa battute e si imbarca in un monologo autoreferenziale chiedendo, di quando in quando, un feedback al suo pubblico. “Guardate quanti ragazzi. E’ ora che il timone passi nelle mani dei più giovani. Che ci faccio io qui, allora?” silenzio in sala. “Ma sono qui perchè me l’hanno chiesto loro, non è vero che me l’avete chiesto voi?” domanda, rivolgendosi a sbandieratori e avventori. E il “Sì!” fragoroso accompagnato da applauso non si fa attendere. “Sono una sorta di usato garantito!” commenta, ridendo, il Presidente della Provincia. Lui ride, tutti ridono. Ringraziamenti generali a sindaci, onorevoli uscenti, ai giovani del partito che con dedizione si impegnano quotidianamente (finanche ad organizzare l’evento in atto) e chiaramente un pensiero al Presidente, sì, quello lì, il signore di Arcore che, anche se domani decidesse di ritirarsi a vita privata, comunque presidente resterebbe inevitabilmente per tutti, fosse anche solo del suo Milan.

Prima di lasciare la parola ad Alfano, viene lanciato un filmato, una sorta di collage di momenti significativi del Segretario, tra immagini e video che lo ritraggono in Parlamento e con Berlusconi, durante lo svolgimento delle sue mansioni istituzionali da ministro e con i colleghi di partito, ai convegni e in conferenza stampa e addirittura un cimelio d’autore: un Alfano giovanissimo con tanto di folta capigliatura scura che parla di politica come ars fatta di amore e di passione; il tutto accompagnato dalla colonna sonora scelta per il montaggio (“Don’t you worry child” di Swedish Mafia feat John Martin, per intenderci, un brano da “lezione di spinning”).

 “Messina per Alfano” è lo slogan riportato nello spot e lui sembra essere entusiasta di questa prima tappa in meridione: “questa è la nostra Sicilia. Ritorno nella terra che mi ha lanciato e mi ritrovo a vedere tanti amici con cui ho seguito un percorso.”

Prima di concentrarsi sul programma, dà un’occhiata alle sue spalle e si sofferma sul passato del Pdl:  “sono fiero del mio mandato da Ministro della Giustizia. Abbiamo varato numerose leggi fondamentali per la lotta alla mafia e mi rende orgoglioso il fatto che molti mafiosi siano al carcere duro a firma del sottoscritto.

Con la mafia sul territorio, la Sicilia non si evolve.”

E ribadisce quanto già sostenuto in passato ossia che, proprio chi è politicamente attivo e ha natali siciliani, come primo punto, in qualunque programma o agenda, dovrà sempre avere la lotta a “cosa nostra”. In risposta agli attacchi degli avversari, precisa: “ci dicono che in questi sedici anni abbiamo governato sempre noi. Non è vero” e di fatti, la divisione della governance è stata quasi speculare tra le opposte compagini. “Sono le strategie comunicative della sinistra: raccontano bugie e a furia di farlo, inducono qualcuno a credere che siano verità”.

Enuncia una serie di successi dei governi Berlusconi: dall’ultimazione della A20 ,alla cancellazione dell’ici, quella della tassa sulle successioni e ancora sulle donazioni e l’aumento delle pensioni. Ricorda il bonus bebè e la legge sulle infrastrutture, l’introduzione della patente a punti (che traduce nel dato di centomila incidenti annui in meno), il finanziamento dei trentotto miliardi di euro stanziati in supporto alle aziende e la legge sullo stalking, senza dimenticare la riforma dell’istruzione (la Gelmini è stata uno dei ministri della pubblica istruzione tra i più criticati della seconda Repubblica probabilmente). “Abbiamo approvato leggi che hanno migliorato il nostro Paese”.

Il nome di Berlusconi non esce quasi mai dalla bocca del Segretario che ne fa menzione forse una o due volte.

Quello che però viene tirato in ballo (eccome!) è GianFranco Fini, alleato di ieri e nemico giurato di oggi. “Uno di noi ha tradito, ad un certo punto” ed ecco che il Giuda Iscariota di Bologna diventa uno degli argomenti focali della prima parte dell’incontro, quello dedicato al “passato”. “A quel punto ovviamente non siamo più stati così forti e dipendevamo da chi aveva il mal di pancia o l’emicrania perchè, con lo spostamento di Fini, ci è stato tolto il turbo che avevamo avuto per i primi due splendidi anni, per la realizzazione delle riforme. Abbiamo resistito ma molto indeboliti”.

 Questo c’era una volta narrato da Alfano, arriva presto alla tappa del fatidico 2011, alla caduta del Governo Berluconi e all’introduzione, nelle vite di ciascun italiano, di un concetto fino ad allora estraneo alla quotidianità dei più: “lo spread!”.

“Si è detto che il solo annuncio di dimissioni di Berlusconi avrebbe fatto abbassare lo spread di 100 punti. Preso dall’enfasi, una volta Buttiglione disse addirittura 300!” racconta amaramente divertito. Una campagna di comunicazione allarmista, avrebbe gettato, a suo parere, le basi per una vera “epifania del Salvatore” venuto dalla Bocconi, chiamato a trarre in salvo l’Italia. Quel soccorso divino che risponde al nome di Mario Monti e, che lo stesso Pdl avrebbe pressato affinchè venisse nominato senatore a vita (“perchè restasse distaccato dall’agone politico e rimanesse imparziale. E’ stato chiamato come tecnico non come politico” spiega Alfano). E da quello stesso ruolo oggi il partito di centro-destra chiede egli rassegni le dimissioni .

Su Monti si va giù pensante ma con il garbo che al politico agrigentino va riconosciuto, inopinatamente. Parla di debito pubblico, dello spauracchio Equitalia e di redditometro, di Imu sulla prima casa (della proposta di abrogazione della tassa sia sulla prima casa che sui terreni agricoli, nonché la restituzione della quota versata nel 2012, grazie ad un prestito della cassa dei depositi e prestiti che verrebbe poi saldata dalla Svizzera, sulla base del famoso accordo). Lavoro, il cancro della disoccupazione e le proposte per incentivare le aziende ad assumere (sgravandole del carico dei contributi al dipendente per i primi cinque anni di prestazioni). Circa l’Europa, il riferimento ai padri fondatori è carico di merito e devozione ma “non credo avessero in mente proprio questo modello. L’Europa è un tavolo negoziale in cui ognuno difende la sua storia e i suoi diritti e così va fatto. E se l’Europa ci chiederà di fare ancora dei sacrifici, dovremo prima capire se ce lo chiede davvero l’UE o se invece non lo facciano la Francia e la Germania per i loro propri interessi”.

In molti corrono a complimentarsi con il segretario per il programma e la chiarezza d’esposizione. I volti dei soliti noti spiccano tra quelli degli emeriti sconosciuti, nuovi cortigiani alla corte di un barone che oggi ha seguito il principe erede, in questa tappa del suo tour  che ha quasi dell’evangelico “io ricordo a voi questi risultati, poi starà a voi riportarli ai vostri amici, ai conoscenti. Alle politiche adotta due tre indecisi e portali a votare per noi!” conclude con ironia. E domani sarà la volta dell’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi  che incontrerà gli elettori nel capoluogo della Regione.

Mentre saluti e complimenti accompagnano il Segretario fuori dall’auditorium del palacultura, nello spiazzo antistante, è in corso il sit in degli occupanti del Teatro in Fiera Pinelli che, ancora in protesta dopo lo sgombero avvenuto giovedì mattina su ordine del Tribunale, armati di striscione e megafono strillano la forza della loro battaglia al grido di:  “al palacultura comizi elettorali, fuori per strada spettacoli teatrali!” (ELEONORA URZI’)

 

 

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