I DEPUTATI REGIONALI MESSINESI COMPATTI NEL SOSTEGNO AL TEATRO DI MESSINA

 

 

Assoluta compattezza della deputazione regionale messinese affinché il finanziamento 2013 consenta al Teatro di Messina di programmare la propria attività. Ma anche invito al governo di Palermo perché faccia scelte chiare, in un tempo di crisi economica come questo perché la cultura non è una cosa di cui si parla e basta ma che si deve fare concretamente. Questo in estrema sintesi il risultato dell’incontro tra il Consiglio di Amministrazione dell’Ente Autonomo Regionale Teatro di Messina e i deputati regionali (in ordine alfabetico) Giuseppe Currenti, Santi Formica, Nino Germanà, Marcello Greco, Giuseppe Laccoto, Filippo Panarello, Franco Rinaldi, Valentina Zafarana. Presente anche Nanni Ricevuto, presidente della Provincia. Assenti giustificati il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, e il commissario straordinario del Comune di Messina, Luigi Croce, che hanno espresso la loro solidarietà al presidente Luciano Ordile.

“È evidente a tutti – si legge in una nota dell’Ente Teatro – come il contributo previsto nella bozza del bilancio regionale, di soli 4 milioni di euro, sancirebbe la “morte” del Teatro di Messina dal punto di vista della programmazione. Infatti in ambito della Commissione Cultura (di cui Greco è presidente e Panarello e Zafarana sono componenti) è stato già presentato un emendamento affinché sia ripristinato almeno il contributo 2012 pari a 5.492.000 euro. Ma, come è stato sottolineato da Rinaldi e da altri deputati, occorre che il governo trovi la copertura finanziaria. E il problema non è solo questo, come hanno ricordato Formica, Laccoto e Currenti: è necessario seguire un’altra via, quella che risolva il precariato dell’Orchestra e di altro personale. Ma l’unità di intenti per questa battaglia, come ha ricordato Germanà, è assolutamente certa. Unanimità anche sull’idea di sancire la necessità che i teatri siciliani si coordinino nelle loro varie programmazioni, al fine di realizzare importanti risparmi.

Adesso si deciderà tutto a Palermo: l’Ente Teatro chiederà per l’ennesima volta un incontro urgentissimo al presidente Crocetta per capire se veramente vuol fare qualcosa per il Teatro di Messina. Senza escludere azioni, anche eclatanti.

Intanto ieri è stato approvato dal CdA il bilancio consuntivo 2011: adesso tutta la parte burocratico-amministrativa è a posto.

 

Qui di seguito la relazione con cui il presidente Ordile ha presentato ai deputati l’effettiva situazione del Teatro di Messina.

Vorrei chiarire subito una cosa: l’incontro di oggi può essere decisivo affinché l’Ente Autonomo Regionale Teatro di Messina possa continuare ad avere un futuro concreto di attività culturale invece di ritrovarsi a portare avanti solo una gestione amministrativa fatta unicamente di stipendi al personale senza alcun riscontro di stagioni artistiche e quindi con una sostanziale ammissione di inutilità. La gestione della crisi economica nei confronti dei teatri siciliani ha già penalizzato più degli altri il Teatro di Messina e l’attuale previsione di bilancio, varata e sottoscritta dall’assessore Bianchi sancisce, senza possibilità né di equivoco né di discussione, la “morte” artistica della nostra istituzione. Nell’allegato tecnico al decreto dell’Assessore all’Economia dell’11 gennaio scorso, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana si legge che il contributo previsto (per legge) per il Teatro di Messina sarà di appena 4 milioni di euro. A fronte di questa previsione va messo in evidenza che le spese fisse di gestione ammontano attualmente a 4.251.000 euro: il contributo quindi servirebbe solo al pagamento degli stipendi e alle altre spese fisse (che, senza programmazione artistica, potranno diminuire) impedendo di fatto ogni attività, sia di prosa sia di musica. Si precisa che il finanziamento regionale del 2012, peraltro insufficiente, è stato di 5.492.000 euro e quello del 2011 di 6.900.000 euro.

Già la legge regionale 15 maggio 1991 n. 17, precedente all’istituzione dell’Ente, prevedeva per Messina dal 1993 un finanziamento pari a 13 miliardi di lire (corrispondenti a circa 6.600.000 euro), destinati espressamente «alla programmazione e allo svolgimento della stagione teatrale, musicale, lirica, concertistica e di balletto, nonché alla gestione della struttura teatrale». Negli anni questo finanziamento non è stato mai aumentato, nonostante un calcolo per difetto della svalutazione dica che oggi il contributo dovrebbe essere di oltre 10 milioni di euro. Circostanza tanto più grave se si considera che tutte le altre istituzioni teatrali e musicali siciliane hanno visto aumentato – prima della stagione dei tagli – il loro finanziamento. Questo significa che quando sono cominciati i tagli lineari uguali per tutti (ma non è vero neppure questo, come vedremo), essi hanno colpito per gli altri un contributo aumentato negli anni mentre per il Teatro di Messina (unico, peraltro, a non aver mai avuto bilanci in rosso) si sono abbattuti sul contributo originario. Basterebbe questo per dimostrare la loro iniquità!

Ma c’è di più. Il confronto fra le cifre contenute nel bilancio di previsione 2013 e quelle presenti nel bilancio di previsione 2012 (poi modificate in aula) è illuminante della scarsissima considerazione in cui è tenuta Messina rispetto a Palermo e Catania. Vediamo nel dettaglio: Messina: 4.592.000 nel 2012, 4.000.000 nel 2013, -12,49%; Bellini di Catania: 12.790.000 nel 2012, 11.750.00 nel 2013, – 8,1%: Teatro Stabile di Catania 2.430.000 nel 2012, 2.200.000 nel 2013, – 9,47%; Teatro Massimo di Palermo: 7.680.000 nel 2012, 7.150.000, -6,9%; FOSS Palermo: 8.226.000 nel 2012, 9.000.000, + 9,41; Teatro Biondo di Palermo: 2.870.000 nel 2012, 2.400.000, -16%. Come si può facilmente vedere, a parte l’eccezione del Biondo di Palermo, il maggior taglio percentuale è previsto per il Teatro di Messina! Con, in più, l’incredibile eccezione dell’aumento per la FOSS. Inoltre va detto che tutti questi enti hanno la possibilità di accedere a particolari tipologie di contributi ministeriali, cui – per legge – non può accedere il nostro Teatro. Come se questo non bastasse, enti come il Massimo di Palermo e la FOSS hanno avuto l’anno scorso altri contributi tramite la tabella H, che ha reso del tutto ininfluenti per loro i tagli originari.

C’è un’altra considerazione, fondamentale, che va fatta. Messina dovrebbe fare attività di prosa e musica con 4 milioni di euro, mentre Catania potrà assommare gli 11 milioni e passa del Bellini (per la musica) agli oltre 2 milioni dello Stabile (per la prosa), per un totale di 13.950.000 euro, cioè quasi 10 milioni di euro più di Messina. “Spaventoso” poi il totale di Palermo: agli oltre 7 milioni del Massimo (per la musica) si aggiungono i 9 milioni della FOSS (attività concertistica al Politeama) e gli oltre 2 milioni per il Biondo (prosa, e qui il Comune eroga altri 2 milioni) per un totale di 18.550.000!

La previsione di bilancio di 4 milioni annota nella motivazione: «Contributo per l’attività e la programmazione delle stagioni teatrali dell’Ente Autonomo Regionale Teatro di Messina per la gestione della struttura teatrale nonché per la stabilizzazione dell’Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele». Questa dicitura introduce un altro annoso e drammatico problema: quello dell’Orchestra, la cui stabilizzazione è prevista dalla legge senza che mai nessuno si sia dato cura di far avere i finanziamenti per sostenerne i costi. E si parla di professori d’orchestra che da molti anni sono costretti a svolgere la loro attività all’insegna della precarietà, resa più dura dalla riduzione di programmazione, conseguenza dei tagli! Anche volendo superare tutti i dubbi e le incertezze sulle procedure da adottare per la stabilizzazione (mai chiarite dalla Regione malgrado le nostre numerose richieste in tal senso, inoltrate per raccomandata), il costo di un’orchestra di 46 elementi (da integrare in ogni caso per le opere liriche) non può essere inferiore almeno a 2.700.000 euro. Per essere chiari va detto che per una programmazione come quella del 2011 (prima dei tagli) e la stabilizzazione dell’orchestra, considerando sempre una politica di grandi risparmi, sono necessari almeno 9 milioni di euro. Altro che 4 milioni di euro! Ecco perché noi non abbiamo mai fatto promesse che non possono essere mantenute, al contrario di altre figure anche istituzionali.

Sul problema orchestra noi come CdA abbiamo preparato l’ipotesi di un disegno di legge che istituisce un’orchestra per tutto il territorio della Provincia di Messina e che quindi lavori per tutte le istituzioni (per esempio, Taormina Arte). Grosso modo, l’idea è che l’Orchestra sia agganciata amministrativamente al Teatro di Messina, lavori anche per altre importanti manifestazioni sul territorio (a cominciare, appunto, da Taormina Arte) e sia disponibile anche alle esigenze dei singoli Comuni, secondo un calendario di impegni da stabilire ogni anno e che occuperebbe in maniera costante i professori musicisti. Abbiamo consegnato il nostro progetto ai sindacati per raccogliere i loro suggerimenti, che non sono mai arrivati. Il progetto è disponibile per chiunque sia interessato.

I guai per il Teatro di Messina sono cominciati nella scorsa stagione, quando con il bilancio di previsione già approvato dalla Regione (con il taglio del 5% rispetto alla stagione precedente del contributo regionale, previsto dalla legge istitutiva dell’Ente n. 4 del 10 gennaio 1995 e mai aumentato da tale data, al contrario – ricordiamo – di quanto accaduto con gli altri teatri siciliani) è stato deciso dall’ARS su proposta del Governo regionale, mentre le stagioni erano in corso, un ulteriore taglio che portava a una diminuzione delle risorse del 22% rispetto all’anno precedente. Ciò ci ha costretto a sospendere le stagioni con grande danno d’immagine per il Teatro (non era mai accaduto nulla di simile né da parte della Regione né da parte nostra) e per tutti gli artisti e lavoratori impegnati. Rifatti i conti, abbiamo recuperato tutto. con grande fatica e grazie alla nostra consolidata abilità di economizzare su ogni cosa, tranne la messinscena di “Rigoletto”, che essendo un’opera lirica ha costi più alti (a proposito, si è sentito dire che in Sicilia si spende oltre un milione di euro per ogni opera lirica; la produzione di “Rigoletto” che dopo il rinvio è poi andata in scena a marzo, è costata poco più di 500mila euro, in linea con le produzioni degli anni scorsi: altro che un milione!).

A fronte di tutto questo – continua la nota – una campagna denigratoria di chi ha sfruttato le giuste rimostranze dei professori d’orchestra e di altri lavoratori precari, ha potuto produrre veritieramente solo una nostra mancanza, di cui peraltro ci siamo assunta ogni responsabilità dal punto di vista oggettivo, e cioè il ritardo con cui è stato presentato il conto consuntivo 2010. Bene, questo problema che aveva bloccato il versamento da parte della Regione della seconda semestralità del 2011 è stato sanato da tempo. Il bilancio con tutti i documenti relativi è stato inviato alla Regione il 7 dicembre 2012. Solo in questi giorni, finalmente, la Regione ha cominciato a inviare le somme relative. Intanto abbiamo provveduto a regolarizzare completamente la situazione amministrativa dell’Ente con l’approvazione del conto consuntivo 2011 e il previsionale 2013.

Passando ad altri argomenti molto gettonati nella campagna di denigrazione verso l’Ente, condotta in passato anche dal precedente assessore regionale al Turismo (che più volte ha minacciato il commissariamento dell’Ente senza mai chiarirne i motivi in maniera seriamente documentata), si può parlare delle tabelle di equiparazione e della pianta organica. Sono argomenti sempre al centro della nostra attività e che hanno visto a lungo i sindacati “dormienti” perché si tratta di fare scelte e applicare norme non sempre favorevoli ai dipendenti dell’Ente. Tanto che al momento del nostro insediamento, a fronte della nostra immediata decisione di procedere alla stesura delle tabelle di equiparazione con un’apposita commissione, né il direttore né gli uffici ci hanno informato che le tabelle erano state invece già inoltrate alla Regione e restituite con osservazioni; cosa che abbiamo appreso per caso a Palermo dal direttore dell’Assessorato. E allora vanno rilevate almeno due cose: il commissario ad acta, nominato dall’Assessorato regionale al Turismo l’11 maggio 2012, ha trovato le tabelle di equiparazione già preparate e da noi poste alla valutazione dei sindacati; la pianta organica era stata licenziata da questo Ente e inviata alla Regione (allora era competente l’Assessorato ai Beni culturali) già nel 2007: ebbene, la Regione l’ha restituita non approvata soltanto nel 2010. Chi può essere considerato, quindi, il primo inadempiente?

Le tabelle di equiparazione, preparate dal commissario ad acta, “giacciono” negli uffici dell’Assessorato: a esse, infatti, sono state formulate delle osservazioni sia dai revisori dei conti sia dai sindacati, che noi abbiamo immediatamente trasmesso a Palermo. Dopo diversi solleciti, abbiamo avuto dall’Assessorato solo una risposta interlocutoria. Appena l’Assessorato ce li manderà nella versione definitiva, noi le approveremo subito.

Per quel che riguarda la pianta organica – ricorda l’Ente – essa ci è stata restituita – non approvata – solo dopo oltre tre anni di giacenza alla Regione, quando le competenze sul nostro Ente sono passate dall’Assessorato dei Beni Culturali a quello del Turismo. Partita il 9 maggio 2007, è tornata indietro il 20 dicembre 2010! Non ne è stata approvata un’altra né è stata rivista quella restituita perché in un primo tempo ci era stato detto che il commissario ad acta si sarebbe occupato anche di questo argomento. Cosa che, invece, non è avvenuta. Pertanto abbiamo ripreso in mano la questione, il CdA ha nominato una commissione che sta sviluppando l’iter in collaborazione con i sindacati disponibili a discutere e a confrontarsi. Al momento i dipendenti dell’Ente sono 65.

Torniamo per un momento ai conti consuntivi. Premesso che il Collegio dei Revisori è stato nominato dalla Regione solo nel 2011 (si è insediato esattamente il 17 ottobre 2011 dopo che il precedente era scaduto il 6 novembre 2007) dopo quasi quattro anni di vacatio e una lunga serie di solleciti (anche qui ci sono le raccomandate che fanno fede), va reso pubblico che la stesura del conto consuntivo 2010 ha messo in evidenza che non vi erano dipendenti in grado di svolgere questo compito dopo le radicali innovazioni previste dalla legge, senza tra l’altro poter avere in conforto il parere fondamentale dei Revisori. Infatti, per quel che riguarda il consuntivo 2011, una volta accertata l’impossibilità interna di adempiere a questo compito e per evitare di ricorrere ancora a un esperto esterno, in data 19 luglio 2012 questo Ente ha scritto all’Assessorato facendo presente le difficoltà in cui si trovava e chiedendo «di voler distaccare presso di noi un dipendente di codesto Assessorato, in grado di assolvere questo compito. La sua presenza, infatti, potrebbe essere una guida utile non solo a risolvere il problema momentaneo della chiusura del bilancio, ma anche a indirizzare e istruire il nostro personale in maniera che per l’avvenire possa poi ottemperare al compito in modo autonomo». Richiesta che è stata reiterata in data 2 ottobre e 24 ottobre 2012. A queste lettere non è mai stata data alcuna risposta. Non solo: dall’1 settembre 2010 il dirigente dell’Ente ha lasciato l’incarico in mobilità volontaria ed è stato sostituito in via provvisoria e a titolo totalmente gratuito dal Sovrintendente, il quale si è sobbarcato un carico di lavoro particolarmente oneroso e al quale va il nostro pubblico ringraziamento.

Per finire desideriamo informarvi anche di altre piccole cose realizzate da questo CdA dal giorno del suo insediamento a oggi (il nostro mandato scadrà il 23 settembre di quest’anno). Anzitutto precisiamo che sia il Presidente sia il Consigliere Gustavo Ricevuto hanno rinunciato alla loro indennità fin dal giorno del loro insediamento.

Va detto che, rispetto a quanto stabilito dalla legge istitutiva, abbiamo operato con una sede in meno, perché abbiamo trovato il Teatro in Fiera non agibile per cause riguardanti i proprietari dell’immobile. Inoltre né Provincia né Comune contribuivano finanziariamente alle sorti dell’Ente, mentre invece – dietro nostro sollecito – si erano attivati deliberando piccoli contributi di circa 100mila euro annui ciascuno. Ora, purtroppo, la situazione economica dei due enti locali ha impedito la prosecuzione di questa iniziativa. Va precisato correttamente che il Comune mette a disposizione il Teatro Vittorio Emanuele, che è di sua proprietà.

Abbiamo disdetto vari canoni d’affitto di locali in cui trovavano posto uffici distaccati per un risparmio annuo di euro 13.656,00. Appena pagati gli arretrati (cifre che fanno parte del finanziamento maturato) è stato già deliberato che sarà disdetto il contratto dei locali di via Mario Aspa dove si trovano gli uffici amministrativi (saranno spostati al quarto piano del Vittorio Emanuele) con un risparmio annuo di euro 37.380,00.

Ci siamo inoltre prodigati per ottenere dal Comune un terreno o una sede per ospitare il nostro laboratorio e il nostro deposito che, al momento, costano rispettivamente euro 37.184,00 ed euro 58.100.00 annui. Proprio alla vigilia dell’atto con cui ci sarebbero stati consegnati dei locali di proprietà comunale nell’ex facoltà di veterinaria, l’assessore al ramo si è dimesso, seguito poi dall’intera giunta. Abbiamo portato l’intero incartamento (esiste una cospicua corrispondenza) al Commissario straordinario del Comune che ci aveva assicurato la sua intenzione favorevole alla conclusione dell’iter, ma poi ha inserito i locali tra quelli da mettere in vendita. Va precisato che per la costruzione o il riattamento di un padiglione i soldi ci sono perché provengono dal nostro fondo di dotazione e non sono altrimenti spendibili.

Sono stati redatti e approvati il regolamento degli organi dell’Ente, il disciplinare d’uso e il regolamento degli spazi e il regolamento della Biblioteca.

Ripetiamo: queste sono piccole cose rispetto al progetto culturale che abbiamo portato avanti e di cui siamo particolarmente orgogliosi. Nella scorsa stagione il Vittorio Emanuele e la Sala Laudamo sono stati occupati per 417 giorni per i nostri spettacoli, dando lavoro a 108 tra artisti e tecnici messinesi, solo per la prosa; oltre alle stagioni principali. è stata realizzata la rassegna “Paradosso sull’Autore”, interamente dedicata alla drammaturgia contemporanea italiana, esempio unico (invidiato e ammirato), in tutto il teatro pubblico italiano; sono state allestite la stagione del Teatro Ragazzi per gli allievi delle scuole medie inferiori e quella delle Fiabe e dei Pupi Siciliani per i più piccoli, dalle scuole materne alle elementari. Agli allievi della scuola superiore sono stati riservati spettacoli del cartellone della prosa a prezzi irrisori per favorirne l’afflusso e quindi l’approccio al mondo del teatro. Alta l’adesione sia fra le scuole cittadine sia fra quella della provincia. Molti gli incontri, svoltisi in teatro, tra attori famosi (per esempio, Leo Gullotta e Ottavia Piccolo) e gli studenti.

In campo musicale abbiamo realizzato progetti totalmente innovativi come due opere liriche illustrate dai cartoni animati, con orchestra e cantanti dal vivo. Inoltre le nostre produzioni liriche sono state recensite in modo lusinghiero anche da giornali nazionali quali “Corriere della Sera” e “la Repubblica”. Nel settore della prosa le nostre produzioni e coproduzioni hanno compiuto tournée nei principali teatri italiani, a cominciare dal Piccolo di Milano, dall’Eliseo di Roma e dal Carignano di Torino, ottenendo ovunque successo di pubblico e di critica. Recentemente il nostro “Trovarsi”, con la regia di Vetrano e Randisi e ben sette attori messinesi in scena, ha colto un significativo successo al Piccolo di Milano.

Inoltre, a parte la contrazione di quest’anno dovuta alla difficile congiuntura economica, nelle ultime stagioni il numero degli abbonamenti aveva conosciuto un’evidente crescita, a testimonianza della bontà e dell’accoglimento favorevole delle nostre proposte artistiche.

Intensa anche l’attività di tipo sociale: primo in Italia l’Ente Teatro di Messina ha adottato il servizio di audiodescrizione per non vedenti in occasione delle opere liriche (in seguito utilizzato anche dal San Carlo di Napoli, utilizzando la nostra esperienza) e il servizio di traduzione nel linguaggio dei segni per i sordi (poi adottato anche dal Teatro di Roma sul nostro modello) in occasione degli spettacoli di prosa. Sono state organizzate visite di artisti di grande fama (su tutti Lucio Dalla) nelle sedi di enti pubblici di assistenza agli anziani ed è stata data la possibilità agli ospiti di tali strutture di assistere gratuitamente agli spettacoli.

Adesso è evidente e necessaria un’unione di intenti che deve trovare in prima fila voi, deputati regionali che rappresentate Messina. La vostra azione congiunta, al di là degli schieramenti, può evitare che sia portato a compimento un altro atto gravissimo contro la nostra città, mentre – come ho chiarito – Palermo e Catania sono penalizzate in misura molto minore. E sono terribili e devastanti le conseguenze sull’occupazione: tutti i precari, a cominciare dai professori d’orchestra e continuando con tecnici, sarte eccetera, non avranno alcuna possibilità di lavorare! E altrettanto accadrà per gli attori e i registi messinesi. cui abbiamo sempre cercato di dare ampie possibilità di espressione. Per non parlare di tutto l’indotto che si crea in città, in occasione delle produzioni, soprattutto per quel che riguarda le opere liriche. Insomma, Messina corre il pesantissimo rischio di subire un danno irreparabile sia sul piano strettamente culturale sia su quello economico. Nessuna persona di buon senso può negare che la cultura ha anche un valore economico, e rilevante per giunta. Mobilitatevi, salvate il Teatro di Messina, la maggiore istituzione culturale della città e della provincia che rappresentate!  Il CdA del Teatro vuole avere la massima fiducia nella deputazione e crede fortemente che il vostro ruolo sia vitale e determinante. Seguiremo con trepidazione le vostre iniziative. Grazie per quanto farete!”

 

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