IL “FELICE” ESITO DELLE PRIMARIE: CRONACA DI UNA VITTORIA ANNUNCIATA

 

 

In 12.000 circa hanno voluto dire la loro. Questo è il numero dei cittadini messinesi che ieri ha espresso una preferenza, relativamente al nome del candidato sindaco del centro-sinistra. Anche se in realtà sarebbe più corretto dire di una parte del centro-sinistra, date le recenti posizioni di Megafono e Democratici Riformisti, ad esempio.

Sei i nomi in lizza: Giuseppe Grioli dimissionario dal ruolo di segretario cittadino del Pd appena qualche settimana fa; Francesco Palano Quero, noto renziano e presidente in carica della IV municipalità; Emilio Fragale, ex city manager designato dall’allora sindaco Genovese e in corsa da autonomo; Pucci Prestipino, dirigente scolastica espressione della corrente del Centro Democratico di Tabacci e, appena qualche mese fa, aspirante onorevole in corsa all’Ars sotto le effigi dell’Idv; Giuseppe Ramires, ex direttore del settimanale “L’Isola” ed espressione di Sel che, tramite facebook, così commentava la sua candidatura lo scorso marzo : “per me è un motivo di grande orgoglio e certo anche una grande responsabilità nel confronti di tutti i cittadini messinesi. Credo nella possibilità di una rinascita morale, culturale ed economica della nostra città”.

Ci sarebbe da commentare che, se questo credo fosse stato vincolato alla propria riuscita in occasione della tornata intestina alla coalizione, allora si tratterebbe più di una falsa credenza o un’utopia. Ma di portatori sani di valori, queste primarie, ne hanno avuto più di uno, da Grioli che puntava alla cultura, alla preside ballerina (da Idv a Cd in un trimestre) per la quale è stata “istruzione” la parola d’ordine. Nessuno di loro, però, ce l’ha fatta. Come dicevamo, i candidati erano sei.

A spuntarla, con netto distacco oltretutto, è stato Felice Calabrò, capogruppo al Comune del Partito Democratico. Ben 4.878 preferenze per il consigliere piddino, che sembra quindi aver messo d’accordo tutti. Bisogna però comprendere chi siano questi tutti.

Il 6% degli aventi diritto al voto si è recato presso il gazebo di riferimento territoriale per esprimere una preferenza ma, com’è noto, non si tratta esclusivamente del popolo del centro-sinistra. In molti infatti hanno ammesso di non essere elettori della coalizione, ma di voler sostenere comunque un candidato piuttosto che un altro in base alla percezione della libertà intellettuale del “prescelto” rispetto alle strutture di partito. Ragionamento che ricorda un po’ quello che, per alcuni, è stato il voto di protesta rivolto al M5S in occasione delle ultime due chiamate alle urne.

Dunque l’avvocato under 40 di chi è stato il candidato? Dei colleghi consiglieri, in parte e almeno stando ai numeri, del 40% dei votanti. C’è chi parla di primarie pilotate ad hoc dall’alto, ma non è la classica “accusa” che salta fuori nel day after, lanciata da chi è stato sconfitto. Infatti, quella di Calabrò è stata una vittoria annunciata; da giorni ormai i giochi sembravano fatti e le previsioni erano decisamente realistiche, guardandole con il senno di poi. Almeno relativamente al capogruppo al Comune.

Chi invece non è arrivato a soddisfare le proprie aspettative è stato Quero, il cui establishment ha ammesso che le previsioni erano decisamente più rosee rispetto al risultato poi concretamente ottenuto sul campo. Ebbene, chi ce la fa a vincere è l’avvocato con gli occhiali e la barbetta, la parlata un po’ alla Muccino -junior- prima versione, al quale è bastato evidentemente il cursus honorum da consigliere a Palazzo Zanca per conquistare l’elettorato; evidentemente un eccellente lavoro il suo, del quale -immaginiamo- siano a conoscenza i quasi 5.000 elettori di ieri.

O forse il merito di tale schiacciante vittoria è da attribuirsi ai manifesti affissi in città che devono aver colpito molto.

Candidato dell’ultima ora, è proprio il caso di dire visto che, tra tutte, la sua discesa in campo è stata annunciata tardivamente, ma senza evidentemente inficiare un consenso che è stato enorme.

L’apparato sembra non aver dato grosse indicazioni, almeno pubblicamente e almeno fino a due giorni prima dell’apertura degli undici seggi, ma le voci di corridoio sono circolate e chiaramente noi eravamo lì con l’orecchio teso. “L’Udc ha già annunciato che se non vince Calabrò, con buona probabilità lascerà la coalizione”, diceva qualcuno. “A te il messaggio dell’onorevole con l’indicazione di voto è arrivata?”, chiedeva qualcun altro.

Ovviamente, giacchè di vociare o bisbiglio -codardo- trattasi, noi lo riferiamo invitandovi a prenderlo con le necessarie pinze. Questo è quel che si definisce mero “gossip politico”. Anche perchè vogliamo davvero credere che una catena di sms inviati a 48 ore dal voto possa davvero pilotare le preferenze di migliaia di persone? Ci vorrebbe un medium davvero potente, una guida, un guru. Come dire che con la semplice forza di un’omelia, un pastore d’anime riuscisse a convincerne 20.000 a scegliere ciò che lui ritiene sia il meglio (il meglio, per chi?). Suvvia non siamo assurdi.

Chiaro, parlando di pastori e anime, vien quasi da pensare ai miracoli: tanto successo dopo una campagna esauritasi in neanche dieci giorni, fa immaginare che, se avesse avuto più tempo, Calabrò -la cui candidatura è stata ufficializzata il 6 aprile- forse sarebbe finanche riuscito nella moltiplicazione di pane e pesci -come suggerisce una voce dalle retrovie-.

 

Positivi i commenti a caldo da parte di alcuni colleghi del futuro aspirante sindaco. “Credo che Felice corrisponda a quel cambiamento e rinnovamento di cui la gente avverte la necessità. La sua vittoria è un segno importante di cui teniamo conto”, sostiene soddisfatto il consigliere di circoscrizione Raffaele Verso, prossimo alla campagna per approdare al Comune in tandem con la consigliera uscente Simona Contestabile. Eh si perchè, come ricorderete, si corre in due stavolta: “preferenza di genere” l’hanno chiamata. In buona sostanza, l’elettore può esprimere un doppio voto purchè si tratti di una scelta tra esponenti dei due diversi sessi. Votare un uomo e una donna quindi perchè la seconda preferenza non risulti nulla. Da Palermo han così deciso.

 

E a proposito di capoluogo regionale, dal canto suo, il governatore Crocetta, dopo aver fatto slittare la data delle primarie e aver candidato Giusi Furnari successivamente chiamatasi fuori, non ha ancora sciolto il riserbo sulla posizione del Megafono. Calabrò ha auspicato, in una delle sue primissime pubbliche uscite dall’ufficializzazione del risultato di ieri, che si trovi un accordo per andare incontro alla tanto agognata poltrona di Palazzo Zanca tutti insieme appassionatamente. Dall’altra parte, l’onorevole Garofalo oggi verrà presentato dal Pdl come il candidato sindaco designato e, sempre in giornata, si attende che i Democratici Riformisti comunichino la loro decisione circa il correre da soli presentando la candidatura dell’ex commissario straordinario dell’Ente Fiera, Fabio D’Amore, come si vocifera da giorni (notizia che merita un articolo e una serie di riflessioni a parte).

E Grioli e i renziani che faranno? In quanto secondi e terzi saranno “accontentati” con assessorati e dirigenze? “Noi siamo! Non abbiamo bisogno di riconoscimenti”, commenta cartesiano e lapidario Alessandro Russo, presidente della V circoscrizione, intervistato all’interno del Brunch di RadioStreet questa mattina dalla sottoscritta.

Di fatto, tra pettegolezzi, dati, numeri, riserve da sciogliere, nomi in stand by e conferenze stampa, c’è già moltissima carne al fuoco e, da qui a giugno, probabilmente il barbecue si arricchirà di colpi di scena e altri di coda, alcuni prevedibilissimi altri sorprendenti. C’è da domandarsi se dal risultato delle primarie e dalle ceneri di qualche osso, che più che rotto sembrerebbe sbriciolato, qualcun altro non ne trarrà enorme profitto per la sua candidatura a sindaco. A voi l’elaborazione dell’allusione. (ELEONORA URZI’)

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