ECATOMBE DI LAMPEDUSA: OGGI LUTTO NAZIONALE, EMERGENCY “BASTA IPOCRISIE”

Sale a 130 morti e 200 dispersi, il bilancio del naufragio di Lampedusa, una tragedia senza precedenti. Giovani, donne e bambini che vanno ad aggiungersi agli altri 20mila che sono morti nel Mediterraneo negli ultimi vent’anni. Un bilancio non definitivo, perché si teme che altre vittime si trovino nel relitto.

Una ecatombe che il mondo sta seguendo attraverso le immagini che giungono dalla piccola isola, prima porta d’ingresso in Europa per i molti poveri del mondo che cercano un riscatto: persone che scappano dalla guerra, dalle persecuzioni, dalla povertà, dalla negazione dei diritti umani e per farlo affrontano un viaggio in condizioni terribili. 

Il sindaco, Renato Accorinti, nell’apprendere della tragedia ha disposto per giovedì 3, il lutto cittadino, e le quattro bandiere sui pennoni di palazzo Zanca, (Nazionale, Europea, della Regione Sicilia e della Città di Messina),  sono state issate a mezz’asta in segno di lutto.

Il premier Enrico Letta ha convocato un Consiglio dei ministri per proclamare il lutto nazionale nella giornata di venerdì 4.

Intanto dall’inferno di Lampedusa, emergono nuovi particolari:  “Siamo partiti due giorni fa dal porto libico di Misurata, eravamo in 500. Durante la traversata tre pescherecci ci hanno visto ma non ci hanno soccorso”. Lo hanno raccontato all’Ansa alcuni superstiti del naufragio di Lampedusa. Confermata la causa dell’incendio: “abbiamo acceso un fuoco per farci notare – hanno detto – ma il ponte era sporcodi benzina: in pochi attimi il barcone è stato avvolto dalle fiamme; molti si sono lanciati in acqua mentre la barca si capovolgeva”.

Intanto il vicepremier Alfano ha raggiunto l’isola in elicottero, dichiarando che le ricerche dei dispersi proseguiranno tutta la notte.

Diversi i commenti su social, e tante le voci di cordoglio. Ma vogliamo condividere la riflessione  di Emergency: “Fino a quando accetteremo di tenerci politiche migratorie criminali, che trasformano i disperati in clandestini, e per questo delinquenti? Fino a quando lasceremo che chi scappa dalla guerra e dalla miseria abbia, come unica possibilità, quella di affidarsi a uno scafista che poi li butta in mare a frustate? Fino a quando accetteremo di essere corresponsabili di una strage quotidiana di donne, uomini, bambini la cui unica colpa è inseguire la speranza di una vita migliore? Fino a quando Lampedusa e gli altri porti di sbarco saranno lasciati soli a seppellire i morti, nell’indifferenza dell’Italia e dell’Europa? Non abbiamo più voglia, davanti a cento cadaveri, di ascoltare l’ipocrisia di chi oggi si veste a lutto mentre ieri firmava le leggi sull’immigrazione che riempiono il mare di morte, l’ipocrisia di chi oggi si dispera ma domani non farà niente per cambiarle. Vogliamo risposte. Vogliamo un Paese che, come dice la nostra Costituzione, “riconosce e garantisce i diritti fondamentali dell’uomo”: diritti che invece muoiono ogni giorno davanti ai nostri occhi, insieme a centinaia di persone.”

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