EDILIZIA PUBBLICA: QUESTIONE APPALTI, CAPRE E CAVOLI

E’ con un sit in alla prefettura che venerdì 25 ottobre le Federazioni degli Edili di CGIL, CISL e UIL hanno chiesto la costituzione di un tavolo tecnico per l’edilizia con la partecipazione di tutti gli Enti appaltanti.

“Chiediamo lo sblocco di tutte le opere finanziate e cantierabili – afferma il segretario provinciale di Feneal UIL, Giuseppe De Vardo-, il comparto dell’edilizia sta scomparendo da Messina, e con esso il nostro diritto al lavoro”.

“Abbiamo sbaraccato la zona di Bisconte –aggiungono i sindacalisti di CGIL e CISL-  ma che diano almeno avvio ai lavori per la costruzione dei 150 appartamenti dello IACP in provincia, per i quali sono già stati stanziati dei finanziamenti”.

Nel mirino di una protesta ciclica come è quella edile, stavolta,  c’è Renato Accorinti che, come da programma politico, ha orientato i suoi primi cento passi da sindaco in direzione totalmente opposta alla “logica della cementificazione e ad i grandi progetti ad elevato impatto ambientale”.

EDILI

Ma “Ha fatto cento passi nel vuoto” controbattono i sindacalisti edili UIL, che vedono nella politica ambientalista di Accorinti un ulteriore arresto del settore edile messinese.

Ma è chiaro a tutti che oltre le più che condivisibili accuse urlate al megafono dagli operai, oltre l’eterna lotta tra grigio e verde, o la non approvazione degli obiettivi della giunta di Accorinti, c’è ben altro: senza voler  fare della dietrologia una scienza, ci sarebbe da chiedersi quali siano i reali interessi delle imprese edili. Sono davvero degli interessi apolitici, coincidono con quelli degli operai?

Forse per una volta, anche a Messina, sarebbe più giusto radere al suolo non solo gli alberi, ma anche tutte quelle forme di clientelismo burocratico che viziano le gare d’appalto. Bisognerebbe chiedersi se sia davvero necessario –al di là delle inclinazioni ambientalistiche di ognuno- costruire altri immobili, e perché non trovare delle soluzioni alternative (dei protocolli di intesa per l’edilizia urbana, ad esempio) ai cantieri sempre aperti per gli operai oggi presenti al sit in, cui non vengono riconosciuti neppure gli indici di disoccupazione.

Peccato che ancora oggi la storia non smette di insegnarci che a Messina, quand’anche si cerca di salvare capra e cavoli, si finisce sempre per vendere la capra al miglior offerente e spartirsi il ricavato col lupo.

Chiunque non veda riconosciuto il proprio diritto al lavoro, è legittimato ad immedesimarsi nella capra di cui sopra; chiunque speculi sui diritti altrui, che continui a non riconoscersi nel lupo come Sig. Aggio vuole. Quanto ai cavoli… c’è crisi.(FEDERICA ARENA)

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it