MAFIA: I PARTICOLARI DEL BLITZ NEL COVO DEI MIGNACCA, SCOPERTA LA RETE DI FIANCHEGGIATORI (FOTOGALLERY)

Latitanti dal 2008 i fratelli Mignacca erano nella lista dei ricercati più pericolosi. La loro cattura segna il passo nella lotta alla mafia barcellonese e tortoriciana:  Vincenzino (classe 1967) e Calogero Carmelo (classe 1972), vivevano nascosti da quando la Corte d’Assise di Messina li condannò entrambi all’ergastolo con l’accusa di associazione mafiosa finalizzata all’esecuzione di omicidi, estorsioni, rapine ed altro, nell’ambito delle inchieste Mare Nostrum e Icaro Romanza.

In origine allevatori, in seguito titolari di una impresa di materiale edile (poi sequestrata) a Braidi, frazione di Montalbano, l’ascesa criminale dei fratelli MIGNACCA, in una zona posta a cavallo tra i territori del barcellonese e del tortoriciano, è stata abbastanza rapida.

Una “carriera” criminale che si è chiusa quando i Carabinieri del Gis hanno circondato il covo in cui da tempo erano nascosti, protetti da una rete di complici che sono stati catturati poche ore dopo il blitz.

Una sconfitta che il più grande dei fratelli, il 45enne Vincenzino, non ha potuto accettare: mentre i militari caturavano il fratello all’ingresso del covo, lui nell’altra stanza si è  sparato un colpo alla tempia con una pistola Beretta calibro 7.65 con matricola abrasa.

Nel covo i due fratelli avevano a disposizione un piccolo arsenale, sequestrato nel corso del sopralluogo effettuato con personale del RIS di Messina e della perquisizione dell’edificio, operata dai Carabinieri dei Reparti Operativi di Messina e Catania: una pistola Beretta calibro 9×21 con matricola abrasa; una pistola Browning cal. 6.35; un fucile a pompa cal. 12 ; due doppiette calibro 12 con matricola abrasa; una pistola mitragliatrice Skorpion con silenziatore; persino un fucile tipo Kalashnikov calibro 7.62.

Nel casolare anche  un computer portatile, materiale cartaceo ed una autovettura Volkswagen Caddy risultata rubata nel 2011 in provincia di Catania.

Ma chi ha permesso ai Mignacca di rimanere “al sicuro” per ben 5 anni? Il lavoro investigativo ha fatto luce anche sulla rete di protezione, culminando con l’arresto di 7 fiancheggiatori che sono stati fermati poche ore dopo il blitz.

L’operazione è proseguita durante tutta la giornata ed ha portato, nel corso della notte, al fermo, con provvedimento della DDA di Messina, di 7 persone che nel corso delle indagini erano sono state individuate come facenti parte della rete di fiancheggiatori dei due latitanti: Sebastiano GALATI SANSONE, 38 anni; Giuseppe GALATI SANSONE 52 anni;  Oscar GALATI SANSONE 28 anni; Salvatore LA FORNARA 59 anni; Carmelo BONTEMPO VENTRE 40 anni; Sebastiano TILENNI SCAGLIONE 27 anni.

A queste, si aggiunge l’arresto, eseguito immediatamente prima dell’intervento, di Giuseppe CANIGLIA Giuseppe, figlio del proprietario del fondo ove erano ospitati i latitanti, catturato nelle pertinenze dell’abitazione dove vivevano i due latitanti.

L’attività tecnica eseguita (intercettazioni, servizi di osservazioni mediante telecamere, ecc.) dimostra come i predetti soggetti supportassero i due latitanti, fornendoli di quanto necessitavano (viveri, acqua, medicinali, ecc.), accompagnandoli negli spostamenti e sorvegliando l’area per individuare eventuali presenze sospette.

La diversa provenienza geografica dei favoreggiatori, Lentini (SR), Randazzo (CT) e Tortorici (ME), è l’ulteriore  conferma della vasta e ramificata rete di appoggio di cui i fratelli MIGNACCA godevano.

ECCO IL CURRICULUM CRIMINALE DEI FRATELLI MIGNACCA

Il più grande Vincenzino, classe 1967, fu arrestato nell’ambito del blitz di polizia e carabinieri che sfociò, nell’autunno del 1991, nel famoso processo ai taglieggiatori dei commercianti di Capo d’Orlando ma, in mezzo alle numerose condanne riportate dagli imputati dei clan dei Bontempo Scavo e dei Galati Giordano allo storico processo di Patti, il maggiore dei fratelli, Vincenzino, fu assolto per non avere commesso il fatto.

Successivamente, però, i due germani MIGNACCA caddero nella rete dell’operazione “Mare Nostrum” (223 arresti il 6 giugno 1994) che ha portato, nel 2011, alla condanna definitiva in Cassazione di Vincenzino a 4 ergastoli (erano 6 in primo grado) e di Calogero a 4 anni e 10 mesi per associazione a delinquere di stato mafioso e, il primo, per vari omicidi.

Sono stati, inoltre oggetti delle operazioni “Romanza” (31 arresti il 31 marzo 2000) ed “Icaro” (44 arresti il 29 novembre 2003), condotte dalla DDA di Messina, che sgominarono la ripresa delle attività criminali dei clan tirrenici e nebroidei, seguiti all’azzeramento conseguente all’operazione “Mare Nostrum”.

La riunificazione dei procedimenti “Romanza” e “Icaro” diede vita ad un unico processo anche se, a ridosso della sentenza di primo grado, i fratelli MIGNACCA, a piede libero ma sottoposti alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, si resero latitanti dandosi alla fuga. Infatti arrivò per entrambi la condanna all’ergastolo, confermata in Cassazione lo scorso anno, per associazione a delinquere di stampo mafioso, vari omicidi, estorsioni, rapine ed altri reati.

Tra i numerosi omicidi per i quali i fratelli MIGNACCA sono stati individuati quali autori materiali o mandanti si citano:

–        l’omicidio Maurizio Vincenzo IOPPOLO, già “esattore” delle tangenti per conto dei Bontempo Scavo nella zona di Brolo ed eliminato quando aveva pensato di “mettersi in proprio”.

–        l’omicidio di GUIDARA Giuseppe, avvenuto in Sant’Angelo di Brolo nel settembre del 1996, cagionato per assicurarsi un “pizzo” sulle false assunzioni di braccianti agricoli e sulle conseguenti provvidenze economiche gestite dalla vittima;

–        l’omicidio di BARTOLONE Vincenzo, avvenuto in Tripi nel maggio del 1996, cagionato da rivalità di mestiere e asserite attenzioni della vittima per BUGGE’ Stefania, successivamente divenuta moglie del MIGNACCA Vincenzo;

–        il tentato omicidio di ALOSI Nunziato, avvenuto in Barcellona Pozzo di Gotto nel giugno del 1997, cagionato da rivalità di mestiere ed esigenza di riaffermare il loro “primato” criminale nel territorio;

–        l’omicidio di MANIACI BRASONE Calogero, avvenuto in Brolo nel gennaio del 1997, cagionato dalla necessità di assicurare un clima di “tranquillità” alle case da gioco gestite dall’organizzazione criminale.

Dai processi è peraltro emerso come i MIGNACCA avessero costituito, all’interno dell’associazione mafiosa, un proprio sottogruppo (Gruppo cd. Mignacca) che veniva gestito paritariamente dai due fratelli.

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